lunedì 19 aprile 2010

Vulcanico intermezzo


Il vulcano islandese non ha provocato soltanto il blocco del traffico aereo in mezzo mondo, ma anche notevoli crisi di lingue intrecciate, di sputacchiate sul viso degli interlocutori (è o non è l'argomento del giorno?), di braccia allargate per lo scoramento. Il bello gli è che, proprio oggi, si è messo a ruttare un altro vulcano dal nome sicuramente più abbordabile: Hekla. Ma porco Odino, non poteva chiamarsi così anche quell'altro? E invece no. Eyjafjallajökull. Chi si azzarda a andare fino in fondo, almeno a Firenze, lo chiama generalmente eiafiallaiocùl, e oggi, al lavoro, un giovanotto mi ha fatto notare che ha un'interessante e precisa assonanza con infilàlla in cùl. Il che è esattamente ciò che il vulcano islandese ha combinato. In compenso, però, sembra che in certi aeroporti siano stati organizzati spettacoli teatrali e performances per i viaggiatori costretti a rimanere a giornate intere a zimbracconi. Poi c'è stato anche il supermanager rimasto bloccato a Bologna, che ha chiesto al Radiotaxi locale di riportarlo in Svezia. Ce lo hanno riportato. Tanto mica paga lui, lo avrà scaricato all'azienda.

Un tempo, sicuramente non avrei perso l'occasione. Mi sarei fiondato sul newsgroup di linguistica per spiegare come si pronuncia davvero Eyjafjallajökull ["ejja"fja(h)dla'jœkü(h)dl, con le bieche preaspirazioni e le ancor più bieche dentali desonorizzate islandesi] e che cosa vuol dire davvero. Ha un nome curioso. Significa "ghiacciaio a cupola (jökull) dei monti (fjalla, genitivo plurale di fjall) delle isole (eyja, genitivo plurale di ey)", probabilmente nel senso di "monti isolati". Sicuramente qualche giornale ci avrà già pensato, ma mi fa un po' di piacere rinverdire il caro vecchio islandese. I toponimi islandesi vogliono quasi tutti "dire qualcosa": il più bello, a mio parere, è quello di una enorme distesa di lava nel centro dell'isola, che si chiama Óðáðahraun: vuol dire "campo di lava dei misfatti". Però ci sono anche dei toponimi della cui origine non si sa veramente nulla. Hekla è uno di questi. Il fatto è che l'Islanda, come tutti sicuramente sanno, fu colonizzata nell'anno 874 dopo Cristo da un gruppo di liberi norvegesi che volevano sfuggire alla tirannia del re Aroldo Bellachioma (Háralðr Hárfagr). Prima che arrivassero, era completamente disabitata, a parte qualche eremita irlandese che vi si era rifugiato per starsene veramente da solo. Le saghe però dicono che certi posti avevano già un nome; e se non glielo avevano dato gli eremiti irlandesi né i coloni norvegesi, chi accidenti glielo aveva dato? Chi c'era "prima"? E se c'era, che fine aveva fatto? È una delle questioni più appassionanti e dibattute della linguistica e della storia islandese.