23 ottobre 1911
16 settembre 1931
In seguito alla guerriglia anticoloniale libica, guidata da Omar al-Mukhtar el-Senussi, Mussolini affida al generale Rodolfo Graziani il compito di stroncarla nel sangue. Vengono usati tutti i metodi, compresi la distruzione totale di alcuni villaggi e il primo bombardamento aereo a tappeto, per annientare l'oasi di Cufra. Omar al-Mukhtar è catturato l'11 settembre 1931; il 15 settembre si svolge nel Palazzo Littorio di Bengasi un processo-farsa, con la sentenza già dettata da Mussolini in persona: morte. Viene arrestato persino il difensore d'ufficio di al-Mukhtar, l'avvocato Roberto Lontano; aveva interpretato colpevolmente alla lettera il suo ruolo. Alle 9 del mattino del 16 settembre 1931, Omar al-Mukhtar è portato a Solluch, in Cirenaica, ed impiccato davanti a ventimila persone. Aveva settant'anni. Le sue ultime parole furono un versetto del Corano: "A Dio apparteniamo ed a lui ritorniamo". La foto del suo arresto viene sfoggiata dal colonnello Gheddafi durante la sua prima visita ufficiale in Italia.
19 gennaio 1943
La Libia viene occupata dagli eserciti alleati, che pongono fine all'amministrazone coloniale italiana; la maggior parte degli italiani rimane però in Libia, detta familiarmente Scatolone di sabbia.
24 dicembre 1951
La Libia dichiara la propria indipendenza come Regno Unito di Libia. Primo re è Idris I el-Senussi, appartenente alla medesima casata di Omar al-Mukhtar. La Libia entra nell'ONU il 14 dicembre 1955; nell'aprile del medesimo anno era iniziata l'esplorazione petrolifera. Nel febbraio del 1963 iniziano le esportazioni del petrolio che giaceva in abbondanza sotto la sabbia dello scatolone. Il 25 aprile 1963, mentre l'Italia festeggia il 18° anniversario della Liberazione, il regno di Libia abolisce la forma federale dello stato.
1° luglio 1962
Dalla "Prefazione" alla prima edizione del "Corso d'Arabo" del dott. Mario Gerardo Dall'Arche O.F.M. (Ordo Fratrum Minorum) - Edizioni Biblioteca Francescana, Piazza Sant'Angelo 2, Milano
1° maggio 1969
Dalla prefazione alla terza edizione del "Corso d'Arabo" del dott. Mario Gerardo Dall'Arche O.F.M.
"Nella speranza che questa ristampa contribuisca ad una maggiore comprensione della lingua araba tra i nostri giovani, auguro loro un più vivo interessamento per i popoli dell'Africa Settentrionale e del Vicino Oriente, che stanno rivivendo un periodo di promettente giovinezza" - Mario Gerardo Dall'Arche, Tripoli, Libya (sempre sic), 1° maggio 1969.
Re Idris I viene deposto con un colpo di stato operato da alcuni ufficiali nasseriani; capo provvisorio dello Stato è nominato uno sconosciuto e giovane colonnello, Mu'ammar al-Qadhafi, in Italia ribattezzato Gheddafi. Regime di impostazione arabo-socialista; nazionalizzazione delle risorse.
Primavera 1970 - 15 ottobre 1970
Vengono confiscati tutti i beni degli italiani residenti in Libia. Entro il 15 ottobre, tutti gli italiani vengono espulsi dal paese.
22 febbraio 1980
Non c'entra nulla? E io ce lo faccio entrare.
15 aprile 1986
Il colonnello Gheddafi è, per tutto il mondo, un terrorista; anzi, il principale terrorista del mondo. La Libia è uno stato-canaglia. Il presidente USA, Ronald Reagan, decide di bombardare la Libia, sostenendo che quello sarebbe "l'unico linguaggio che Gheddafi intende". Libia, terra eletta per i bombardamenti. Viene colpito anche il palazzo presidenziale di Tripoli, muore un giovane figlio adottivo di Gheddafi. Due missili libici cercano inutilmente di sbarcare a Lampedusa, il Manifesto titola: "Ci hanno messi in guerra". Gheddafi è un leader arabo socialista: insorge la sinistra italiana, recrudescenza di pacifismo. Giorgio Forattini, allora vignettista di Repubblica, disegna i principali esponenti del PCI e di altre formazioni di sinistra mentre marciano sotto uno striscione con la dicitura: Giù le mani dar valoroso popolo lìbbico. Se nel 1986 fossero esistiti Internet, i blog, Facebook e quant'altro, sarebbero stati invasi dall'effigie del colonnello Gheddafi, coraggioso resistente contro il Gendarme Planetario.
Febbraio 2011.
Berlusconi.
Silvio Berlusconi.
Berlusconi Silvio.
Silvio B.
Berlusconi S.
Nel blogroll ho tanti bei blog d'anarchia, di sinistra, d'ogni cosa. Oggi è il giorno di Gheddafi e Berlusconi. Berlusconi e Gheddafi insieme. Berlusconi che bacia la mano a Gheddafi. Contorno: Berlusconi e Ben Ali. Berlusconi e Mubarak. Gheddafi, leader laico, pugno duro contro ogni sorta di islamismo, integralista o meno; come Saddam Hussein. Pure lui arabo e socialista, se ben ricordo. Nella "sinistra" italiana Gheddafi è diventato il diavolo da quando è stata dichiarata l'amicizia con Berlusconi. All'improvviso si sono accorti tutti che Gheddafi è un dittatore. Libia, terra di bombardamenti aerei; Gheddafi fa sparare addosso alla folla dai mercenari negri (storico e notissimo il razzismo secolare dei popoli arabi verso i subsahariani, anche islamizzati); Gheddafi fa bombardare i manifestanti dall'aviazione. Nonostante tutto questo, Gheddafi è un pezzo di merda principalmente perché è amico di Berlusconi. Tutto, qui, ruota intorno a Berlusconi. Cosa faremmo senza Berlusconi; menomale che Silvio c'è.
Preoccupazioni basilari: i profughi, gli sbarchi, il gas, il petrolio. E quando Gheddafi entrava nella Fiat? E quando mandava il figlio a giocare nel Perugia di Gaucci? E quando era l'eroe resistente contro il reaganismo armato? Gheddafi serve, anche lui, a sbarazzarsi di Berlusconi. Anzi, più bombarda le manifestazioni, e più lo sbarazza. Berlusconi, del resto, è amico anche di Putin; quello che ha raso al suolo la Cecenia. Ma la Cecenia è lontana e non gasdotteggia direttamente; la Libia, invece, è vicina. Troppo vicina. Gheddafi e i suoi bombardamenti, però, ci daranno una mano a liberarci di Berlusconi; mica si vorrà scendere in piazza e dare l'assalto a Montecitorio, no?
22 febbraio 2010
Dichiara il ministro guardasigilli italiano, Alfano: "E' inammissibile assaltare dei manifestanti e massacrarli. In Italia questo non potrebbe mai accadere, perché l'Italia è una democrazia."
" 'Nsomma, Piero, te lo dicevo io tre anni fa...'e gli è andaha a finì che so' arrivahi dugentomila crandestini, porcoddio! Sì lo so che 'un si pole bestemmiare, però ti rendi 'honto? E noi tutti lì a dagni addosso a qui' poeromo...poi l'hanno pure 'mpiccaho! 'E gli era amiho d'i' Berlusca, e daccordo poi tutti a 'ndignàssegnene, 'e ci serviva per leàccelo di hulo, lui, le donne, i' ppopoloviola che pe' me l'uniho popolo viola 'e gli è quello della Fiorentina...! Però poi la benzina a sei euri a i' litro, i' gàsse tagliato, e ora in Libia 'e c'ènno gli slàmici che pe' me 'e ciaveva ragione la Fallaci, artroché! Lo sai icché ti diho, Piero? Pe' me 'e faceva bene a bombardàlli, que' sudici! E l'era meglio Mubaràcche! Pòero Gheddafi, lui sì che l'era un compagno! "