Inutile, altrimenti, scrivere canzoni su certi altri morti che a Reggio Emilia sarebbero dovuti uscire dalla fossa e persino mettersi a cantare Bandiera Rossa. Artifici retorici. Le ossa di Carlo, invece, usciranno non soltanto dalla fossa; usciranno da Bolzaneto. Usciranno dai piedi dei questori. Usciranno dalle case di Scaiola, dalle democrazie di Gianfranco Fini, dalle zone di qualsiasi colore, da un albero della Val di Susa, da una flottiglia su qualche mare e da altre decine e decine di ossa.
Piano si scoperchierà la tomba, senza clamore. Ne ha avuto abbastanza di frastuono, in questi dieci anni di morte; e andrà a cercare prima di tutto un po' di refrigerio. Una tomba è un ambiente malsano e asfissiante; andrà a farsi un tuffo in mare. Nessuno gli farà caso; chi sarà al lavoro, chi in ferie, chi in piazza Alimonda -pardon, piazza Carlo Giuliani. Poi, in forma di scheletro, nessuno lo potrebbe comunque riconoscere. Il simbolo appartiene a quella foto qualsiasi di un ragazzo qualsiasi, i capelli corti, la pozza di sangue, la canottiera bianca.
Troverà casualmente, per terra, un rotolo di scotch da pacchi; se lo metterà, quasi ridacchiando, attorno a un braccio. Guarda mamma, uno scheletro con un rotolo di scotch! E clàc, clàc, giù per qualche strada che digrada verso il Porto Vecchio. Delle ossa scarnificate possono permettersi di andare a farsi un bagno persino nel porto di Genova; cosa vuoi che gliene importi dell'inquinamento e dei petroli. Gli viene persino un'idea balzana: infilarsi nel famoso acquario, nella vasca dello squalo, e nuotarci assieme, assieme. Lo squalo guarda. Lo scotch si bagna. Ma guarda tu che ti vanno a inventare, pure quello mangiato dallo squalo. Sarà un'animazione. Lo avranno fatto al computer.
E altri squali girano tutti attorno, e le idee sono moribonde. Pensano le ossa di Carlo: dicono parecchi che le hanno ammazzate assieme a me, non sapevo di essere tanto importante. Ma sì. Mi butto. Non so nemmeno nuotare. Però non posso nemmeno annegare. Parte una qualche manifestazione; Genova emana i suoi puzzi. Ogni vicolo, un puzzo diverso. Ogni pertugio, qualcosa che marcisce.
Perché, poi, farsi riconoscere? Anzi, la cosa migliore è proprio questa. Le ossa di Carlo hanno capito qualcosa, in questi dieci anni. Altro che estintore. Un estintore contro una guerra su due gambe. Le ossa di Carlo vanno, stavolta, nella più totale indifferenza perché di scheletri è comunque popolato questo tempo, a svaligiare una bella armeria. Le ossa sono dure. Dieci anni sono duri e ora ho trentuno anni; una gomitata nel punto giusto, una pedata. Ora sì che va bene.
Ci abbiamo da risolvere certe questioni, diranno le ossa di Carlo. Prima di tutto, porca madonna, datemi un po' di soldi per tutte le canzoncine, i libri, gli articoli, i comitati e le piazze a mio nome; in ogni caso, anche se il Plaka non mi avesse fatto fuori, sarei stato un precario oppure sarei volato di sotto da qualche impalcatura. Ah mamma, per piacere, passami anche un po' del tuo stipendio di parlamentare. Poi, armato fino ai denti, e che denti, giù a fare un po' di casino. S'andrà a trovare Perugini. S'andranno a trovare tutti quei bravi padri di famiglia che hanno fatto carriera. S'andranno a trovare Agnoletto e Casarini. S'andrà a trovare qualche macellaio in Messico, ché non ci sono mai stato.
S'andrà a trovare un figlio che non potrò mai avere. Una vita che guardate un po' voi come mi tocca continuare, da scheletro armato con lo scotch. Eppure c'è qualcosa che mi fa andare. Un autobus tutto per me, perché nessuno ha paura degli scheletri ma di un arsenale d'armi sí. Sarà mica lui? Fermata in via Fracchia, chissà se c'è pure via Fantozzi. Quattro altri scheletri in un corridoio. Uno ha pure la canottiera, come me. Genova.
S'è fatta sera e ancora sto cercando. Vorrei entrare in ogni casa di coloro che telefonavano dicendo "Uno a zero". Il partito del Carlomorto e quello del Carloragazzo; e le cose sono sempre qui. I gangster sono diventati migliaia. Mi si fa incontro un altro scheletro, ed è quello di un ragazzino; avrà sí e no quindici anni. Non parla la mia stessa lingua, mi declina un nome impossibile ma ha avuto la mia stessa idea. Mai disarmati, d'ora in poi; quando gli parlo del Plaka mi dice che è anche un quartiere di Atene. E dietro un paese allo stremo; e dietro la polizia, l'astinomia; scheletri. Andrà a finire che lo dovremo cambiare noialtri scheletri, il mondo; ai vivi non gli riesce.
A tarda sera, io e il mio compagno stavamo cercando un cannone, e del cortile non ce ne frega proprio un cazzo. Casomai volesse venire anche lo scheletro della canzone, un rotolo di scotch e due AK 47 gli si trovano anche a lui. Casomai lo troviamo, quel cannone, lo usiamo. Casomai ci fosse qualcuno che volesse fare un po' di cattiva strada.