Mentre studiavano come reprimere, reprimere e reprimere, il signor Baialarga lucidava le armi con un olio perfetto e assolutamente a buon mercato. Bastava comprare un qualsiasi giornale, uno strombazzato pamphlet della grande giornalista, assistere a una trasmissione televisiva. E il signor Baialarga, cui ora vorrebbero dare di pazzo, cominciava a costruire il suo ventidue di luglio. I pazzi, come si sa, hanno da essere biondi; quando si è biondi è possibile avere la patente di folle. Non appena si è saputo che l'autore della strage di Oslo e di Utøya era un biondo nordmann di un metro e novanta, si è subito lamentata la scomparsa della parola terrorismo. Ma quale terrorismo: questo è un pazzo, uno squilibrato, uno dal senno di fuori più dell'isola dove ha seminato la morte (Utøya = Isola di Fuori, Isola Esterna). Non è mica colpa nostra se esistono i pazzi; ah, se non avessero chiuso i manicomi!
Invece, il signor Baialarga non aveva il senno sulla luna. Come tanti, voleva un mondo migliore. Sto cominciando seriamente a diffidare di coloro che desiderano cambiare il mondo, e quasi a desiderare di tenermelo peggiore. Quelli che lo vorrebbero almeno un po' meno ingiusto e orrendo non se la passano mai bene, specialmente se hanno il vizio di puntare il dito sui conflitti sociali e sui modi più comodi che sono stati escogitati per neutralizzarli. Le guerre tra poveri, gli scontri di civiltà, gli identitarismi, l'attribuire alle religioni quel che invece appartiene al capitalismo e allo sfruttamento.
Spiaccichi un uovo su un muro e sei un terrorista; tracci una scritta e sei un terrorista; spacchi la vetrina di un covo di servi delinquenti e sei un terrorista; non vuoi che la tua terra sia devastata e sei un terrorista. In questi casi non hai diritto alla salvifica patente di pazzo. In questi casi trovi immediatamente il Gip che applica la dottrina del ministro. In questi casi trovi dopo mezzo secondo gli articolisti già calmierati e tariffati. Trovi il presidente col bavodotto e la bandierina. Trovi le forza antisommossa cui piacerebbe parecchio breiviccare a tutto spiano. Trovi tutto quello che vuoi per finire immediatamente incarcerato, domiciliato a forza, messo a tacere, ferito, ammazzato. Trovi anche qualche coglione che fa il superduro da barzelletta e che sputa su Gino Strada perché novantasei anni fa ti ha rifilato una pedata nel culo durante una manifestazione, o su Vittorio Arrigoni perché sul suo blog aveva un link a dei non meglio precisati stalinisti. Sembra che sia successo anche questo; e, nel frattempo, il signor Baialarga se la ride e matura la sua decisione.
Una decisione per niente folle. Una decisione logica addirittura. Bisogna stroncare il multiculturalismo con ogni mezzo, no? Quant'è che è in azione l'Internazionale della Paura? Genova 2001, Norvegia 2011; parrebbe curioso che, per compiere il suo atto, il Baialarga si sia travestito da poliziotto. A Genova non avevano bisogno di travestirsi, però la cosa mi ha fatto pensare. Il Baialarga ha compiuto ciò che ha inteso come un gesto di polizia e di pulizia. Per ripulire il mondo e renderlo finalmente puro e granitico, nulla di meglio che vestirsi da poliziotto e vedere qualcuno che ti implora pietà davanti. Cose del genere devono essere accadute anche a Bolzaneto, ne sono assolutamente certo. Quel posto era pieno di fratellini legalizzati del Breivik. La chiameremo Bolzanøya.
Del resto, nelle polizie di tutta Europa si annidano tanti di quei Baialarga. I paesi scandinavi sono degli ammassi di neonazisti, assai peggio della stessa Germania. Al multiculturale Olof Palme hanno fatto del resto già un bel servizietto nel 1986: tutto depistato ad arte per coprire chi, probabilmente, aveva organizzato il suo assassinio dall'interno della polizia svedese gonfia di nazistoni. La stessa polizia che, a Göteborg nel 2001, ha fatto le prove generali per Genova. Vogliamo parlare della polizia greca? E vogliamo parlare della polizia democratica, alla faccia del simpatico Montalbano che, peraltro, non esiste? Basta con queste storielle. Se dobbiamo finire in galera per un uovo o per una vetrina, se dobbiamo essere ammazzati a quindici anni, se dobbiamo essere ridotti a muoverci con addosso il pericolo costante di una visitina all'alba, che almeno lo siamo senza essere presi per i fondelli.
Il signor Baialarga, bello e biondo, massone e non so cos'altro, non corre invece di questi pericoli. Youtubeggia e facebucca quanto gli pare; va a comprare una tonnellata di fertilizzante perché ci ha la fattoria, e nessuno gli dice nulla quando a me o a te, in un caso analogo, ci avrebbero già fertilizzato il culo; annunzia all'orbe terraqueo che avrebbe ammazzato l'ex primo ministro Gro Harlem Brundtland, libertaria, antirazzista e soprattutto donna. Mettiamo che il Venturi, domani, cominci ad annunciare che vuole ammazzare la Gelmini Maria Stella; vediamo un po' cosa gli succede, visto che una bella mattina d'ottobre s'è visto arrivare la Digos a casa e una bella convocazione in questura (sezione antiterrorismo, va da sé) perché la gatta Pampalea aveva detto mezza parolina al prefetto di Firenze. Sembra che il signor Baialarga, durante la strage dei giovani laburisti sull'isoletta, abbia particolarmente goduto nell'ammazzare le ragazze; non per nulla proprio dalla Scandinavia ci sono venuti romanzi di uomini che odiano le donne. Chi li ha scritti doveva aver bene osservato la società che aveva intorno.
Libero di fare quel che ha fatto. Sentendosi persino protetto nel mondo che ha promosso una squallida figura e una peracottara strapagata come la Fallaci a campionessa dell'odio. In un mondo in cui la solidarietà di classe è stata sostituita dalle identità, dalle radici e da quant'altro, mentre i risultati socioeconomici di tutto questo si vedono senza che più nemmeno abbiamo una pur minima forza di reagire; tanto, quando si reagisce, ecco che spuntano subito con le polizie, le magistrature, i media. Hanno campo libero. I Baialarga, senza che ce ne accorgiamo o vogliamo accorgercene, sono dappertutto. L'unica possibilità che abbiamo, e di non trovarceli davanti il giorno in cui hanno deciso di rendere migliore il mondo. Portano a compimento quel che è stato loro inculcato e ordinato. In Norvegia, ora, cosa faranno? Si occuperanno un po' della loro polizia? E dei partiti di estrema destra che oramai sono al venti o venticinque per cento? Lo capiranno che le veglie funebri, le lacrime, i fiori e i cordogli non servono a nulla, e che c'è già un altro Baialarga pronto all'azione? Lo capiremo finalmente in che cosa esattamente consista l'agghiacciante mondo migliore di questi pezzi di merda? Lo capiremo che il fertilizzante glielo abbiamo fornito noi tutti, sia fomentandoli ad arte, sia considerandoli poco più che folklore? Lo capiremo che le religioni non c'entrano un accidente? Lo capiremo che tutto questo altro non è che un mezzo di controllo delle masse, e che tale mezzo di controllo può comportare allo stesso modo Genova e Anders Behring Breivik, Alexis Grigoropoulos e Gaza, lo strangolamento economico e la fame? Onestamente sono scettico. Leggo, come sempre, parecchie serie analisi e sono, as usual, circondato da capiscitutto con tendenza all'avvitamento; ma ho negli occhi quel ragazzo che implora il Baialarga di non ammazzarlo. Mi somiglia, non so perché, al padre palestinese che cerca di coprire il suo bambino insanguinato. Il Baialarga è stato davvero un poliziotto. Una forza dell'Ordine nel senso più puro del termine. Se la caverà con un po' di pazzia. I poliziotti, ancorché travestiti, non si toccano. Devono ripulire il mondo della feccia. Da qualche centinaio di ragazzi che magari cantavano, su un'isola, qualcosa del genere:
Opp I, som sulten knuget har!
Nå drønner det av rettens velde,
til siste kamp der gjøres klar.