lunedì 19 novembre 2012

Missili vercellesi




Hamas è brutta. Hamas è cattiva. Hamas è teocratica. Hamas lancia su Israele missili di fabbricazione iraniana. E l'Iran è brutto. L'Iran è cattivo. L'Iran è una teocrazia. Per essere brava e simpatica, e soprattutto fare da perfetta vittima dei nazi-sionisti israeliani, Gaza dovrebbe essere in mano a qualche “Movimento Anarchico Libertario Palestinese” o al Partito Comunista Palestinese; allora sì che nessuno avrebbe dubbi. Naturalmente, dalle nostre parti non si rinuncia mai a fabbricarci a nostro uso e consumo i “rivoluzionari” e i “combattenti” che più ci aggraderebbero. 

In questi ultimi tempi, debbo dire, ne ho lette e sentite veramente di tutte; dai ferrei kompagni tutti falce, martello e medaglie olimpiche alla Corea del Nord che facevano il tifo per Gheddafi, che vedrebbero bene le Pussy Riot monacate col beneplacito di Putin e che ora sono impegnati anema e core per sostenere Assad, fino agli “anarchici” che inorridiscono ben di più per un missile iraniano tirato su Tel Aviv che per le bombe a grappolo ammazzaneonati sganciate, appunto, a grappoli dai sionisti. Oppure che fantasticano, nel loro beatissimo mondo, di “brigate internazionali” da mandare a Gaza e nella West Bank, scovano chissà dove tenerissimi anarchici libici e siriani, l'imperdibile libertario di Ramallah e magari anche il circolo “Gaetano Bresci” di Gaza. E si danno addosso sui blogghi e (presumo) su “Facebook”, e si squartano a vicenda, e ammanniscono all'universo mondo le loro ideali, coerenti, ferree visioni su questa e su quell'altra cosa, senza sconti e coi relativi anatemi.

Nel frattempo, i nazisti israeliani aprono la “campagna elettorale” nel modo consueto: poiché gli amichetti americani, una volta rieletto Mr Yes-We-Can e stabilito che ai capi della CIA nonché “esportatori di democrazia” piace tanto la topina della biografa, devono aver dato loro un certo qualche altolà alla tanto agognata “lezione” all'Iran teocratico, antidemocratico e sakinetico, aprendo così un nuovo fronte dopo i disastri e le sabbie mobili irakene e afghane (e anche libiche e siriane), si sono ributtati su Gaza. Semplicissimo. Il missile “mirato” che polverizza il “capo di Hamas” (per di più uno dei responsabili del rapimento del soldato Giladdo Scialitto), la strage dei bambini (futuri capetti di Hamas, naturalmente) e due o tre missili iraniani su Israele, che qualche volta fanno fuori il colono. In una proporzione, però, simile alle vittorie del Catanzaro sulla Juventus. Una volta vinse, il Catanzaro; è rimasta storica. Goal di Mammì. Accadde esattamente il 30 gennaio 1972, mentre a Londonderry succedeva qualcos'altro; la Bloody Sunday dell'Irlanda del Nord  e della Juventus.



Cerco, per quanto possibile, di farmi domande con un minimo di senso comune. In tutte le vicende mediorientali, e particolarmente in questi ultimi tempi, sono andato veramente in crisi; per poi accorgermi che, fondamentalmente, si trattava di una crisi di tifo (per questo il riferimento pallonaro di prima non è affatto fuori luogo). Liberarsi dal tifo sembra impossibile; ma il problema mi sembra che, in questo tifo, non si tenga nemmeno per una squadra reale bensì per la propria squadra ideale. Come fosse il “Fantacalcio”, con le squadre liberamente fabbricate. Si perde di vista totalmente la realtà delle cose, che quasi sempre sono parecchio complicate e quasi mai corrispondono a quel che piacerebbe.

Il missile proveniente da Gaza, allora, dovrebbe essere soltanto espressione di noi stessi; un bel missile libertario con sopra l'effigie di Durruti per l' “anarchico”, un missile proletario con la falce e martello per il “comunista”, e magari anche un missile democratico con sopra la foto di Vasto, o un missile con le Pussy Riot sopra, o un missile con l'immagine di Facundo Roncaglia (Facundo Roncaglia / è il grido di battaglia!). Invece no. Il missile lanciato da Gaza, a cura di Hamas, è di fabbricazione iraniana. Disgraziatamente non ci abbiamo molte possibilità di far pervenire a Gaza missili di fabbricazione vercellese; e bisognerà quindi che, prima o poi, tutti quanti si decidano. Specialmente coloro che ci tengono tanto a “schierarsi”, o così almeno dicono.

Ad esempio, non si può stare assieme ai ribelli siriani ma con la paura che siano “teocratici” e “oscurantisti”, e che abbattano la società sicuramente laica di Assad; così come non si può stare con Assad ma dandogli del “fascista” (sentita anche questa), e con la paura che compia un massacro di islamisti. Non si può stare coi manifestanti di piazza Tahrir, e poi lamentarsi che abbiano mandato al potere i “Fratelli Musulmani” con delle elezioni ben più democratiche di quelle in Molise. Non si può opporsi a Israele gridando, come nei ruggenti anni '70, “Palestina libera, palestina rossa”. La Palestina non è libera e non è rossa. La Palestina avrà senz'altro mantenuto una sua componente laica, il cui risultato sembra essere Abu Mazen. A Gaza, la più grande galera del mondo dove non si entra e da dove non si esce, c'è Hamas; e la realtà è questa.

Non sto cercando di attirare simpatie su Hamas, ammesso e non concesso che Hamas desideri ardentemente che il Venturi attiri su di lei non si sa cosa da un blog senza commenti e con 79 lettori. Però credo di intuire che, a Gaza, si crepi in massa grazie allo stato nazi-sionista e alle sue Leibstandarte. La cosa non mi piace neanche un po', e sarà bene ribardirlo ammodino perché ho come un vaghissimo sospetto; che, tutto sommato, parecchi (che anche durante le manifestazioni si danno al regolare bruciamento della bandiera con la Stella di David) si sentano comunque più vicini a Israele che a quei cenciosi arabi che altro non sanno che darsi al loro dio propagandato da barboni. Ad uno stato dove puoi comunque tracciare falci e martelli sul muro o professare l'anarchismo (forse più liberamente che da queste parti). Vorrei essere chiaro: trovo la cosa perfettamente legittima. A condizione che, poi, non ci si stracci tanto le vesti per gli attacchi su Gaza, e che non si cerchi di effettuare tutte le acrobazie possibili per mantenere l'equidistanza.

Opporsi ora come ora allo stato di Israele e alla sua politica di sterminio e di imperialismo derivato dal solito nazionalismo di stampo ottocentesco, significa dire semplicemente che Israele, così com'è, non deve più esistere. Altro che “due stati”. Poi l'anarchico dirà che non deve esistere nessuno stato, nemmeno quello “Palestinese”; il comunista dirà che ci vuole la Repubblica Socialista Atea di Palestina e il democratico dirà invece che ci vorrà la Giunta Regionale Israelo-Palestinese guidata da Abu Batman e dalla Polverstein. Nel frattempo, però, si occupi di dirci che cosa devono fare a Gaza; vale a dire se devono continuare a farsi ammazzare come bestie per soddisfare tutti i nostri begli ideali del cazzo e le nostre “coerenze” da barilotto, oppure se hanno il gentile permesso di usare qualche missilino iraniano senza che glielo andiamo a rimproverare perché in Iran c'è il blogger in galera, la ragazzina ammazzata dai Bassigi o il regista perseguitato (generalmente di film mortalmente pallosi).

Diteci una buona volta, insomma, se siete fautori di una “democratica” pulizia etnica e di un genocidio in piena regola, oppure se per voi è più importante che il movimento-guida o il missile siano certificati in base alle vostre convinzioni intoccabili. Diteci se il vostro intento è quello di salvaguardare la pura e semplice esistenza di un popolo, oppure se in fondo in fondo non pensate che l'Oriana ci aveva proprio ragione. Ma ditecelo una buona volta, perché di tempo ne è rimasto poco. Finché a Gaza non saranno rimasti soltanto quel paio di intrepidi anarchici del circolino “Gaetano Bresci” e un novantenne che ancora non ha terminato di tradurre la traduzione araba del “Che fare".