mercoledì 7 novembre 2012

Nell'attesa dei barbari


"Aspettando i barbari" di Costantino Kavafis la conoscete tutti, penso. Però, oggi, m'è venuto di riscriverla un po'.

NELL'ATTESA DEI BARBARI

Ma che aspettiamo qua, riuniti in piazza?
È per i barbari. Oggi arriveranno.

Perché, in Senato, tutto questo non far niente,
e i senatori seduti a non far leggi?
Perché i barbari, oggi, arriveranno.
Che leggi devon fare, i senatori?
Le faranno i barbari, ora che arrivano.

Perché il Presidente s'è alzato tanto presto
e sta là in pompa magna, a Porta Maggiore,
come un re in trono, in alta uniforme?

È per i barbari. Oggi arriveranno.
Aspetta, il Presidente, l'accoglienza
del loro capo. Ci ha, addirittura,
una laurea honoris causa della Sapienza
pronta per lui, con titoli e dottori.

 Perché ci sono magistrati e diplomatici
con feluche e toghe bordate in rosso?
Ché si son messi pure i Rolex d'oro
e anelli splendidi, e bracciali preziosi?
E pure i bastoni del comando
tutti d'oro e d'argento rivestiti?

È per i barbari. Oggi arriveranno.
Per queste cose, sai, ci vanno pazzi!
E perché non vengono anche i giornalisti
a far grandi discorsi, come sempre?
 È per i barbari. Oggi arriveranno.
A loro quei tromboni fanno schifo.

E ora perché tutta questa agitazione?
Vedi che facce serie tutti han fatto.
Perché la gente sfolla dalla strade
e se ne torna a casa preoccupata?

S'è fatta sera, e di barbari manco l'ombra.
Su Facebook e su Twitter hanno detto
che di barbari non ce ne sono più.
Che minchia si fa ora, senza i barbari?
Quelli sì, che erano una soluzione.