giovedì 20 marzo 2014

Marmotte



Si chiama Maddalena Venaus ed è una marmotta. Di pelouche. Col berrettino, pure. Se la si schiaccia leggermente, fischia: è una cosa del tutto reale, in quanto il verso delle marmotte (piuttosto inatteso per chi non lo sa) è, appunto, una specie di fischio. Mi è stata regalata durante una marcia in Valsusa, e da allora è una delle cose che ho più care; e non ci sono stati cristi. L'ho attaccata all'impugnatura dello zaino per i lembi del berretto, e non si è più smossa di lì. La hanno chiamata in tutti i modi: "talpone", "scoiattolo impiccato", "castoro viaggiatore"; in certi posti, quando mi vedono comparire zainomarmottato (o marmottozainato, a scelta), mi cantano Ci son due coccodrilli ed un orangotango (nel finale però ci mettono, ovviamente, la marmotta al posto dei due unicorni). 

Io non esco mai senza lo zaino; a volte dico che è quella, la mia casa vera. Chiaramente, ci vado anche alle manifestazioni, dalle passeggiate a quelle un po' meno tranquilline. In questo modo Maddalena Venaus è diventata la marmotta di pelouche più conosciuta dai questurini di mezza Italia; anche perché sono abituati alle keffiah, alle bandieracce d'ogni tipo, ai passamontagna, ai caschi, ma a una marmotta no di sicuro. Poiché ho l'abitudine di mettermi in cima ai cortei, e anche non di rado di reggere gli striscioni, credo che presso le autorità di pubblica sicurezza io sia oramai diventato "quello con la marmotta". E sia: confesso di amarla svisceratamente. So che non è prudente, che è un "segno di riconoscimento" praticamente smaccato, che tutto quel che si vuole; ma, porca majala, senza la marmotta mi sento gnudo. E non sarei peraltro un gran bello spettacolo, gnudo.

Qualche giorno fa, di manifestazione ce n'è stata una a Firenze. Il problema è che, in questi ultimi tempi, cammino con parecchia difficoltà; sul calcagno destro mi è spuntato un soprosso. Un bozzolo. Derivato probabilmente dalla cattiva andatura dovuta ai miei piedoni valghi. Mi toccherà levarmelo con un'operazione perché mi dà dei dolori atroci. Così, stavolta, la maniffa mi è toccato farla in un modo un po' particolare: guidando il furgone del sound system. Avete mai guidato per due ore alla velocità di 0,5 chilometri orari con immediatamente davanti un esercito di sbirri in tenuta antisommossa? E' un'esperienza quasi mistica; oltretutto, si diventa quasi una specie di star. Per quelle due ore sei più fotografato di Beyoncé. Più ripreso in primo piano di Leonardo Di Caprio. E la marmotta?

Era lì, legata allo zaino come sempre. Eh no, perdio. Anche Maddalena Venaus doveva partecipare al film (e, a pensarci bene, "Paolo Sorrentino" è un bel nome da questurino). Così l'ho slegata e l'ho messa, in primissimo piano, sul cruscotto del furgone. Flash, flash. Cavolo, è stata con me ovunque, e ovunque sempre gli ha da essere. C'è il rischio, è vero, che si pigli anche lei qualche manganellata. Oppure che la denuncino e la sbattano in gattabuia, pardon, in marmottabuia. "Oh, e chissenefrega", mi dice; "tanto mi metto a dormire!"