giovedì 8 gennaio 2015

Charlie e il Club Trasversale degli Astratti



Partiamo da un dato di fatto.

La maggior parte di coloro che, da ieri, stanno animatamente discutendo su “Charlie Hebdo”, perché è oltremodo facile discutere da vivi -da morti, perlopiù ammazzati, lo è un po' meno-, dell'hebdo in questione non ne hanno mai visto neppure una copia spiegazzata e usata per incartare gli artichauts. Mai letto un articolo che vi si pubblicava, condivisibile o meno che fosse. Le vignette? A sentire quel che si dice in giro oggi, giorno 19 del mese di Nevoso dell'anno 223, parrebbe che Charlie Hebdo altro non fosse che un ricettacolo di vignette “islamofobe”, un manuale di insulti al “Profeta”, un baedeker del razzismo “laico” e quant'altro.

Ora, vorrei essere chiaro per l'ennesima volta. Poiché il “Charlie Hebdo” mi è entrato in casa per anni, e quasi tutte le settimane, me lo leggevo da cima a fondo e, cosa mai troppo da sottovalutare, capivo quel che c'era scritto. Oggi, perlomeno da queste parti, sembra che tutti quanti, sia per “solidarizzare” sia per dirne peste e corna, siano dei meravigliosi esperti del francese per nulla semplice in cui è scritto. Sembra che capiscano le sfumature, i doppi sensi, i riferimenti e quant'altro; come sempre succede in questo paese, invece, non ci capiscono una sega sbocconcellata. Anzi, non ci capirebbero, in base alle premesse testè fatte. Tutto per sentito dire, as usual. O per preconcetti; e sul sentito dire e sui preconcetti nidifica amorevolmente l'ignoranza. E ancor di più l'ignoranza ammantata di “analisi”, condita di parole difficili, di equazioni di facile presa e senza la benché minima traccia di critica diretta.

Così, da un lato, ci sono le “masse” col cartello “Je suis Charlie” e, dall'altro, quelli che sputano addosso a Charlie. Quelli che cianciano di “libertà di espressione” senza sapere che cosa esprimesse quella pubblicazione, e quelli che le vomitano addosso di tutto. Bene, per tutti potrà magari essere un'ottima occasione per leggerne finalmente un numero, e pure per cercare di imparare il francese un po' oltre il j'ai perdu ma plume dans le jardin de ma tante.

Mi sarà quindi perdonato (e se non me lo viene, pazienza) se, per un po', parlo di Charlie Hebdo lasciando da parte “islam”, “stati islamici” e quant'altro. Charlie Hebdo, com'era purtroppo lecito attendersi, è stato liquidato in 24 ore. Eroi e campioni della libertà da una parte, merde secche (e che se la sono, in fondo, meritata) dall'altra. Er dibbàttito si è rapidamente spostato su cose più “serie” di un giornaletto satirico massacrato.

Charlie Hebdo è una cosa troppo tipicamente francese per assurgere a “universalità” che non ha e che non può avere. In queste ore è stato, ad esempio, accostato spesso al “Vernacoliere” con tanto di intervista a Mario Cardinali; ma le due riviste c'entrano l'una con l'altra come il culo con le quarant'ore. Il Charlie è un'espressione di qualcosa che, altrove, esiste poco o non esiste punto: la borghesia non tanto “illuminata” (che ha il suo tempio, casomai, nel Canard Enchaîné), quanto radicale o radicalizzata, ferocemente e assolutamente contraria alla sfera religiosa di qualunque genere, critica a 360 gradi, libertaria sì ma in un modo che ci è generalmente ignoto: quello di non schierarsi da qualche parte. Quel che da noi può sembrare una delle tante declinazioni del qualunquismo, in Francia (e nella sua rivoluzione borghese) affonda le sue radici nella Storia. Da qui anche i tanti sconcerti che prendono chi legge il Charlie desiderando e sforzandosi di capirci realmente qualcosa mentre sta seduto sul water o sull'autobus (non scordiamoci che stiamo parlando di una rivista, non di Shakespeare).

Anche il concetto di satira che vi si esprime è assolutamente legato alla realtà e alla specificità francese, unico paese al mondo ad avere una borghesia laica assolutamente non legata alle ideologie e agli “schieramenti politici”: è il vero significato dell'intraducibile termine républicain. Qui da noi, ad esempio, “laico” (ateo, agnostico, antireligioso...) significa quasi a priori “di sinistra”, ma non in Francia. Il Charlie sta nelle mani del borghese républicain di sinistra come in quelle del borghese républicain di destra. I quali, su certe cose (come il rifiuto totale di ogni ingerenza della sfera religiosa organizzata nella vita civile) sono perfettamente d'accordo. Il Charlie Hebdo non è mai stato e non sarà mai una rivista “popolare” (lo si vede, ad esempio, dalla sua tiratura settimanale usuale di sole 60.000 copie). Si rivolge chiaramente ad un'élite capace di pensare e di elaborare; e questo è, al tempo stesso, la sua forza e il suo grande limite. Prova ne sia che è stato colpito a morte principalmente a causa dei suoi attacchi a qualcosa di autenticamente popolare come una religione e i suoi simboli più “sacri”.

Detto questo, e a prescindere dalle idee che si è via via andato formando chi, effettivamente, ha letto con maggiore o minore assiduità il Charlie (non molti al di fuori della Francia, sospetto), si spiega come mai, in questi frangenti, la Francia sia pervasa da un dolore che è autentico, come autentica e indiscutibile è l'indignazione. Ma non sono cose esportabili con tanta leggerezza. Si può anche capire la campagna internazionale “Je suis Charlie”, ma per “être Charlie” sul serio, se lo si vuol fare realmente (cosa di cui dubito assai), occorre essere in possesso di troppe cose (a parte la padronanza dei vari registri della lingua francese) per un europeo medio, e massimamente per un italiano.

In Italia, a parte qualche lodevole eccezione, è passato immediatamente all'azione il cosiddetto “Club Trasversale degli Astratti”, che d'ora in poi nominerò con l'abbreviazione “CTA”. Un club trasversale perché c'è veramente di tutto: “destre” e “sinistre”, amici e nemici, generalmente stimati e generalmente disprezzati (o generalmente indifferenti), intelligenti e imbecilli. Tutti insieme appassionatamente nel nome di s.M. l'Astrazione. Ne farò qualche esempio, avvertendo che le considerazioni che seguono non mi fanno cambiare parere su chi le ha espresse. Traduzione: chi ritengo intelligente e stimabile, lo rimane, e così pure chi ritengo un idiota. C'è solo da tenere presente che, di fronte all'Astrazione, anche gli dèi s'inchinano.

Ci sono, ad esempio, coloro che per vari motivi (viaggi e viaggetti, soggiorni più o meno lunghi, idealità “filosofiche”, persone conosciute, studio della lingua e della cultura ecc.) si sentono “vicine al mondo islamico”. Per carità, cosa lodevolissima e interessante; e così, oggi, la loro preoccupazione principale è quella di “contrapporre” di tutto. Vignettisti morti e giovanotti messicani ammazzati dai narcotrafficanti, Sciarlì Eddò e immigrati sui barconi, Cabu e le vittime dell'Ebola, Wolinski e l'imperialismo occidentale. Può essere anche comprensibile, ma forse si perde un pochino il filo. Ad esempio, il fatto che la redazione di Charlie Hebdo è stata sterminata da due o tre deficienti invasati per nulla dissimili dal sedicenne USA che massacra il liceo. Le motivazioni sono perfettamente interscambiabili: tu offendi qualcosa in cui “credo ciecamente” e io ti faccio fuori, blasfemo. Allah o la mia personalità disturbata, il Profeta o il mio supereroe che hai sbeffeggiato. Occorrerebbe, casomai, guardare serenamente (non è semplice, ma con un piccolo sforzo ci si può riuscire...) le possibili specificità, senza timore. Ad esempio, quella afferente alla “religione”. Cercare di capire che cosa ci sia, in quella data congerie di miti, favole, morali e leggi (esiste una religione senza leggi?), che può spingere a dare la morte all' “infedele”, al “blasfemo”, all' “eretico”. Poiché si tratta di una cosa che tocca tutte le religioni, e massimamente quelle monoteistiche, e le loro “sacre scritture” sono stracolme di stragi, massacri e quant'altro, bisognerebbe una buona volta parlarne invece di cianciare sempre di “amore” e “pace”. Del resto, anche il sedicenne USA, prima di sterminare la scuolina, di solito lascia la propria “sacra scrittura” personale su Facebook o su YouTube.

Contrapporre è una delle principali manifestazioni dell'Astrazione. Càpita sempre quando accade qualcosa “di cui tutti parlano”. Bisogna allora andare a scovare immediatamente “qualcosa” ignorata da tutti: i messicani, il villaggio in Sierra Leone (vuoi che ieri qualcuno non sia stato ammazzato in Sierra Leone?...), qualsiasi cosa per la quale basti smanettare su Google. Chiaramente, dei messicani e della Sierra Leone non gliene frega un cazzo a nessuno. Ohimé, sarà anche duro ammetterlo, ma vale sempre il sommo criterio della vicinanza. Geografica e ideale. Charlie Hebdo è immensamente più vicino. Gli assassini vengono percepiti “alla porta accanto” perché, eh, lo sono. E, in parecchi casi, non soltanto sono qui accanto: vengono pure coccolati dai nostri “sensi di colpa occidentali”, e capiti se non proprio giustificati. E' andata così che questo senso di espiazione che ci pervade ha confuso le acque, e parecchi di noialtri ci sono cascati come pere mature. Attribuire all'Islam valori “rivoluzionari”, di “riscatto delle masse diseredate” e di “uguaglianza”; e ora ci affoghiamo, in queste stronzate. Fare i “laici” e gli “atei libertari” con Cristo, con la Madonna, con Buddha e con Zoroastro, ma guai a farlo con Allah e con il suo Profeta, perché quei due guidano le masse diseredate alla riscossa nonostante i loro caporioni terreni sguazzino nel petrolio, nell'oro, nei commerci di droga e di armi, nelle transazioni finanziarie, nel carnaio dei profughi.

Il problema è che, a dir di queste cose, ora come ora si rischia di essere bollati come “islamofobi”. Anche uno come me, che continua ad aborrire ogni forma di razzismo, di xenofobia, di esclusione. Certo che, se per combattere queste cose si è andati a rifinire in belle teocrazie fasciste (e pure razziste), bel cammino abbiamo fatto. Il trionfo dell'Astrazione, appunto. E di vecchia data, come quando, verso il 1979, tanti “compagni” esultavano per la “rivoluzione” di Qomeyni. Già, perché c'erano dentro anche i “Mujahedin del Popolo” (belle fave lesse!) che poi sono stati tutti appesi per il collino con una bella stiracchiata.

L'accusa di “islamofobia”, ora come ora, somiglia parecchio a quella di “antisemitismo” rivolta a chiunque osi criticare lo stato d'Israele. È diventata l'Antonomasia dell'Astrazione. Il CTA se ne serve a rondemà. Inutile anche provarsi a dire che non si tratta affatto di “fobia” verso l'Islam e le popolazioni di fede islamica, ma, casomai, di fobia verso il fascismo, verso il fanatismo, verso le “sante guerre”, verso il denaro-denaro-denaro. Si dice, e spesso, che “a quella gente non è rimasto altro”; beh, si vede che non gli è rimasto altro che far fuori dei disegnatori, invece di assaltare la sede del Front National che promette di rinchiuderli in dei bei ghetti ancor più belli di quelli in cui stanno adesso. Ed io, porca puttana, rivendico il diritto e il dovere di farmi sentire più vicino un atto di questo genere, al di là di quel che dice e fa una rivistina satirica, dei messicani o dei marziani. Certo, non mi fa piacere quel che accade giornalmente in Messico come in tante altre parti del mondo. Senza andare in Messico, quante persone saranno morte ieri in Siria o in Iraq? Ma mi sento più vicino quel che è accaduto ieri a Parigi perché sono: un antifascista, un antifanatico, un antirazzista. Non me ne importa nulla dei “valori occidentali” e della “libertà” che esce dalle bocche di personaggi improponibili. Mi sento vicino a Charlie Hebdo proprio perché non sono “islamofobo”, come non lo erano quei disgraziati della rivista (dove, vorrei farlo notare, fra i morti c'è un collaboratore dal nome di Moustapha Ourrad, nonché un poliziotto chiamato Ahmed Merabet). Sono quei tre stronzi assassini che hanno reso un servigio impareggiabile all'islamofobia, non Charlie Hebdo.

Cosa che, evidentemente, non hanno capito quegli altri Astratti di Infoaut, basta la parola come il Confetto Falqui (e con lo stesso effetto). Bisognerebbe però ringraziarli per avere scritto un perfetto campionario dell'Astrazione nella variante “de sinistra 'ntagonista”. Si può così riassumere l'Astrazione infoàuttica: sono stati ammazzati tutti, ahò quanto ce dispiace, ma era colpa loro. Ahò, so' 'slàmofobi, nun fanno rìde, noantri je damo la merda e loro cia'a réndeno. Ora sarò esagerato; però bisognerebbe un po' che questi signorini si beccassero pure loro un bel commando che gli entra dentro berciando “Allah snack bar”. Forse diventerebbero meno astratti, chissà; naturalmente, Allah non voglia che ciò mai accada. Più probabile (MANOSUICOglioniiii...!!) al sottoscritto, poi mi spedirete le vignette non appena mi sentirò chiamare “martire”. Màrtiri sarete voi, martiresse le vostre mamme e martirini i vostri bambini. Per quanto mi riguarda: Né dio, né padroni e né croccantini (ni dieu, ni maître, ni croquettes) !

...mmmumble....su, vi mancheranno redattori ora, no? Mi assumete al Charlie Hebdo?.... sì, ok, lo so, so disegnare da fa caà ir majale ma mi contento di ...facciamo....5000 al mese...? Se po' fa...