La Rete Asociale di Riccardo Venturi. Il blog sotterraneo di uno che sta in un sottosuolo con un gatto. "Da cose a caso sparse la struttura bellissima del cosmo." (Eraclito)
martedì 24 febbraio 2015
Ventiquattro febbraio (1525)
Lecce, Piazzetta Raimondello Orsini: Monumento a Fanfulla da Lodi.
Oggi, ventiquattro febbraio, cade un anniversario di somma importanza: secondo le tesi più accreditate, infatti, è il giorno in cui cadde in battaglia, nel 1525 a Pavia, un signore di cui non si sa esattamente il vero nome. C'è chi dice si chiamasse Bartolomeo Tito Alon, e chi Bartolomeo Giovenale; conta però l'appellativo con cui è universalmente conosciuto: Fanfulla da Lodi. Era nato, sempre secondo accreditatèrrime tesi, il 1° settembre 1477 a Basiasco, un piccolo centro del lodigiano; insomma, proprio di Lodi Lodi non era, ma "Fanfulla da Lodi" funziona meglio di "Fanfulla da Basiasco".
Chi non conosce l'eroe della Disfida di Barletta? Di lui ebbe a dire Pietro Novati, in una monografia edita nel 1982 a Lodi (un posto a caso): "Non v’è battaglia importante combattuta a cavallo del Cinquecento a cui
Fanfulla non abbia partecipato, prima come semplice soldato di ventura e
poi come Capitano di Bandiera (Alfiere) colla sua Lanza di cinquanta
uomini d’armi direttamente sottoposti ai suoi comandi e al suo soldo". Gli sono state intitolate squadre di calcio e associazioni di ginnastica e di scherma; gli amaretti tipici di Lodi si chiamano "fanfullini". Ha ispirato un paio di film: uno del 1940, diretto da Giulio C. Antimoro e interpretato da Ennio Cerlesi (ma vi compariva anche Osvaldo Valenti, poi fucilato come spia fascista assieme all'amante Luisa Ferida), e uno del 1976, Il soldato di ventura, di Pasquale Festa Campanile (dove è interpretato da Gino Pernice). E' stato disegnato da Hugo Pratt, mica robetta; immaginare un incontro nel tempo tra Corto Maltese e Fanfulla da Lodi sarebbe alquanto suggestivo. Dal 1893, il giornale della comunità italiana a San Paolo del Brasile si chiama Fanfulla - O jornal dos italianos no Brasil. E poi, naturalmente, c'è la canzoncina goliardica.
Non se ne conosce esattamente l'autore, anche se pare di provenienza ottocentesca (dopo la pubblicazione della Disfida di Barletta di Massimo D'Azeglio, esempio più che tipico della creazione di "miti nazionali" nell'Italia postunitaria). Si può dire tutto quel che si vuole della "goliardia" e delle sue canzonacce; ma questa è forse l'unica ad essere divenuta una vera e propria canzone popolare. A ripensarci bene, visto che pochi giorni fa (il 18 febbraio) è caduto un altro anniversario, vale a dire quello della nascita di Fabrizio De André, bisognerebbe pur dire che la sua Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, scritta assieme a Paolo Villaggio, deve moltissimo al Fanfulla e al canto goliardico in genere; chissà se, a suo tempo, se ne sarà parlato nella famosa mailing list Fabrizio. Ne approfitto per dire che fu un genereben praticato anche da maître Georges Brassens, e se non conoscete quel capolavoro diMélanie, questa è un'occasione irripetibile.
Insomma, questo meraviglioso ventiquattro di febbraio, che segnò anche la nascita del geografo e viaggiatore arabo Ibn Battuta (1304) e la morte di Sandro Pertini (1990) -oggi faccio funzionare Wikipedia a pieno ritmo, un vero e proprio wikipedofilo...- è un'occasione irripetibile anche per ripassare il Fanfulla da Lodi, condottiero di gran rinomanza; col suo mitico vaffancùl, vaffancùl, vaffanculo, oggi più che mai attuale, immarcescibile, immortale. Un grido che torna a inondare l'etere da questo giorno di capitale importanza.
Il barone Fanfulla da Lodi condottiero di gran rinomanza fu condotto una sera in stanza da una donna dai facili amor.
Gran Cavalier, Gran condottier cessa di far la guerra, la guerra, la guerra Gran Cavalier, Gran condottier cessa di far la guerra e vieni a goder!
Era nuova ai certami d'amore di Fanfulla la casta alabarda ma alla vista di tanta bernarda prese il brando e si mise a pugnar
E cavalca, cavalca, cavalca alla fine Fanfulla si accascia lo risveglia la turpe bagascia "Cento scudi mi devi donar"
Vaffancul, vaffancul, vaffanculo le risponde Fanfulla incazzato venti scudi oramai già ti ho dato gli altri 80 li prendi nel cul
Gran Cavalier, Gran condottier cessa di far la guerra, la guerra, la guerra Gran Cavalier, Gran condottier cessa di far la guerra e vieni a goder!
Passa un giorno, due giorni, tre giorni e a Fanfulla gli prude l'uccello cos'è mai questo male novello che natura ci volle donar?
Fu chiamato un dottore di grido che gli disse "mio caro Fanfulla qui bisogna amputare una palla se di scolo non vuoi tu morir"
Di Fanfulla l'uccello reciso fu deposto in un'orrida bara mille vergin facevano a gara per cantargli codesta canzon:
«Facesti il fol, facesti il fol chiavasti senza guanto, il guanto, il guanto facesti il fol, facesti il fol, chiavasti senza guanto e beccasti lo scol!»
La morale di questa novella ci riporta alla legge del Menga: chi l'ha preso nel cul se lo tenga ed impari ad usare il goldon!
Però oltre alla legge del Menga ci sta pure la legge del Volga: chi l'ha preso nel cul se lo tolga e lo metta nel cul del vicin!
"Non ho potuto fare granché, a parte inculcargli qualche sano principio sulla pratica assidua dell'anarchia"." Armand Vandoosler "il Vecchio", per tramite di Fred Vargas.
"Quant'è vero che una discesa vista dal basso somiglia tanto a una salita." Dai "Pensieri di Pippo" .
"L'ottimista è colui che vede nella grandine una buona partenza per un mojito." Da un messaggio SMS del Pratile dell'anno CCXXIII.
"L'unica cosa più triste di un luna park vuoto sotto la pioggia è un luna park sotto la pioggia pieno di sbirri." Sandrone Dazieri.
"La vera pornografia è l'esercizio del potere."
Rocco Siffredi.
"Si resta affezionati alle proprie fantasticherie; diventano una parte di noi, sono nella memoria lunga. Ci son delle volte in cui, senza un motivo ed in un luogo qualsiasi, tornano alla mente. Ed allora si torna per un attimo ad aprire quella porta del faro di Palmaiola, chiusa da anni; si spolverano i mobili e le suppellettili, si verifica se le apparecchiature sono tutte in ordine, si aggiusta quella zampa di tavolino che cigolava e s'innaffiano i vasi di fiori che, chissà come, non appassiscono mai. Si dà un'ultima controllatina, si richiude la porta a tripla mandata e si torna alla legge di gravità. Ma tutto dev'essere pronto all'uso, sempre, in qualsiasi momento."
Risyart Vendtūr, enie syestā dănē săn gozăm mihkar, in tabāi mihkar ya săn brāmonāi mihkar; ya syestā dănē yasyi enhŭltig. Tāmā gozmăn, tāmā tabāin ya tāmā brāmonāin takveis mad, madne ya madsye udnŏmsyi pŏll. Ik rizkăv nyertenien va nyertăton.
Anvīssraz viyustāi mān perfīl pŏlen, kliki ap to perfīl in tŭlyan; emmeret nălebiez rhudăn in to, syestā gegrāb ik.
The Asocial
Riccardo Venturi, one who feels good with few people, in few places and with few things; and one who feels very good even alone. Anyway, he loves, used to love and maybe will even love so much all of these people, things and places. Here you find someone or something of them.
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Ρικάρδος Βεντούρης, ένας που κάνει καλά με λίγο κόσμο, σε λίγους τόπους και με λίγα πράγματα, και που κάνει πολύ καλά μοναδικός επίσης. Εκείνον τον κόσμο, εκείνους τους τόπους κι εκείνα τα πράγματα, πάντως, τα αγαπάει, αγαπούσε κι ίσως θα αγαπάει πολύ. Εκεί βρίσκετε κανέναν ή κάτι τι.
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