mercoledì 4 giugno 2008

Vox Populi, Vox (del) Sanguinis



In questo blog si parla abbastanza poco di musica, e per una scelta ben precisa. Lascio di solito parlarne chi ha maggiore competenza, maggiore "bernoccolo" e maggiore puntualità di quanto non ne abbia e non ne sia capace il sottoscritto; per questo, basta cliccare sull'elenco dei link a sinistra. Eppure, parlare di certa musica, e soprattutto di certe persone che la fanno, a volte rientra in modo preciso nella "dichiarazione programmatica": stare bene con poca gente e in pochi posti che si amano molto. Per questo, oggi, scrivo queste cose.

Le sto scrivendo sui e per i Del Sangre. Per degli amici, per dei compagni e anche per qualcosa di più; proprio oggi, sul loro sito, hanno reso liberamente scaricabile, interamente a gratis, il loro ultimo e bellissimo album, intitolato Vox Populi. Basta cliccare, e vi scaricate un capolavoro, senza nessunissimo "mezzo termine" (sia detto per inciso, a me i mezzi termini piacciono poco o punto). Di questo album completamente affidato alla diffusione gratuita via Internet parla compiutamente Franco Senia sul suo blog; e si tratta di una consultazione assolutamente necessaria, le "Note di copertina" di un album che di copertine non ne avrà mai. A suo tempo, sono stati i Del Sangre stessi che hanno chiesto a Franco di preparare quelle note, cosa che l'interessato ha fatto (o, per usare le sue stesse parole, ha provato a fare) unendo capacità e passione. Vale a dire esattamente quel che i Del Sangre fanno con le canzoni. Le "note di copertina" di Franco Senia sono, a modo loro, un'altra canzone dei Del Sangre.

Che cosa sia "Vox Populi", ovviamente, è spiegato sia nella breve introduzione presente sul sito della band, sia nelle "note" seniane. Dico solo brevemente per chi si imbattesse nei Del Sangre soltanto ora e per tramite di questo blog, che Luca Mirti e Marco "Schuster" Lastrucci hanno preso alcune canzoni popolari italiane, e poi hanno fatto una cosa. Non so se chiamarla "reinterpretazione", anche se personalmente non mi sembra il termine giusto. Una canzone "popolare" non è mai "reinterpretata", è soltanto fatta circolare. Nella tradizione popolare autentica, una canzone può presentare spesso variazioni assai maggiori di quelle che hanno compiuto i Del Sangre; preferisco quindi dire che Marco e Luca si sono messi sulla stessa strada, sullo stesso cammino della canzone popolare, e lo hanno seguito da par loro. Se c'è un'unica cosa sulla quale non sono d'accordo con Franco, è quando parla di "tradire la tradizione"; secondo me i Del Sangre hanno fatto tutt'altro che tradirla. La cosiddetta "tradizione" è in realtà una storia continua di reinterpretazioni, di modifiche, di interventi che poi si reimmettono in circolo. Al giorno d'oggi, solo per fare un esempio, i rarissimi cantori popolari scozzesi che ancora conoscono le antiche ballate, le cantano per lo più nelle versioni e negli arrangiamenti musicali compiuti da Robert Burns, da sir Walter Scott e da altri nel famoso Scottish Musical Museum. Al tempo loro, quei grandi personaggi fecero un'operazione niente affatto dissimile da quella dei Del Sangre.

Interventi come quello su "Maremma", ad esempio, non sono certo nuovi; costruire un testo originale attorno ad un ritornello "popolare" è un caso che si ritrova decine di volte nella "tradizione", e quel testo riscritto è divenuto poi autenticamente "vox populi". E' il caso, per citarne uno famoso, di Scarborough Fair. Ma è quello che scrive, precisamente, anche Franco Senia: Il canto popolare vive nelle sue varianti, e anche nelle sue interpretazioni e riscritture. Nella sua giustezza, questa frase contraddice da sola il presupposto "tradimento". Giungo a dire, pur nella mia particolare e oramai lontana formazione, che l'aderenza filologica, pur lodevole e utile, imbalsama il canto popolare, lo cristallizza, lo rende morto. Il canto popolare vive soltanto mutando continuamente come le immagini di un caleidoscopio.

Con il loro album, i Del Sangre compioni quindi un'emozionante operazione di vita. Qualcosa che, ora come ora, suona come un'opportuna, una doverosa bestemmia. Condannando magari questa band favolosa ai margini, ai localacci ancora fumosi perché a un certo punto le sigarette spuntano sempre fuori nonostante Sirchia, a un circuito sotterraneo. E' qui che la passione, quella vera, quella che non ha mai bisogno di ritornare perché non è mai andata via, si manifesta in tutta la sua magnificenza.

Non resta quindi che inforcare il mouse, cliccare e scaricare. E magari, perché no, diffondere. Con un ultimo "grazie" ai Del Sangre per le loro canzoni, per la loro musica, per la loro esistenza.




11 commenti:

BlackBlog francosenia ha detto...

ohibò, venturi. Eppure dovresti saperlo che "tradire" viene da "tradere" e quindi in qualche modo vuol dire "consegnare". Così, nel loro modo, i del sangre ci "consegnano" la tradizione.... ;-)

salud

Riccardo Venturi ha detto...

D'accordo, Franco, ma credo che in questo caso la derivazione etimologica valga poco; "tradire", in italiano, vuol dire una cosa diversa (tanto è vero che per "tradire", in latino si usa "prodere", e il traditore è "proditor"). Ma credo che, in fondo, stiamo dicendo la stessa cosa :-)

BlackBlog francosenia ha detto...

tradire, vuol dire molte cose, ed anche di segno opposto. Si tradisce .... un compagno, oppure si tradisce ... un sentimento. E anche il "tradire" cosiddetto "italiano comporta il ... "consegnare". Tradire qualcuno=consegnarlo alla polizia, al potere. ... vabbé, diciamo che stiamo dicendo la stessa cosa in modo diverso ....

salud

BlackBlog francosenia ha detto...

Ah, la derivazione etimologica vale sempre, oppure non vale mai! ;-)

salud

Riccardo Venturi ha detto...

A questo punto mi è presa la curiosità e sono andato a vedere un po' quando il verbo latino "tradere" comincia a "scivolare" verso il senso più o meno attuale. E ho scoperto che ciò è avvenuto addirittura già nelle iscrizioni pompeiane. Ovverossia: nel linguaggio popolare antico il termine aveva già questo senso, oppure, volendo, "tradiva" il suo significato proprio. Insomma, canzoni e parole che vivono. Sì, sono sempre più convinto che diciamo la stessa cosa in modo diverso, ma forse neppure tanto diverso.

Riccardo Venturi ha detto...

Per la derivazione etimologica non si usa il verbo "valere", si usa soltanto "prendere atto e seguire" :-) Così, ad esempio, nel latino popolare il "traditor" era il...fattorino :-)

BlackBlog francosenia ha detto...

occazzo!!! non si usa il verbo "valere"!!??? E da quando in qua? C'è una legge apposta? Ad ogni modo, in italiano, si dice che "una x cosa vale sempre o non vale mai"
Ad esempio, la "netiquette", o vale sempre o non vale mai,
No solo quando fa comodo! ;-)

salud

BlackBlog francosenia ha detto...

E, oltretutto, sei stato tu ad usare il verbo valere, dicendo:
"D'accordo, Franco, ma credo che in questo caso la derivazione etimologica valga poco".

Avresti dovuto dire:

"D'accordo, Franco, ma credo che in questo caso la derivazione etimologica prenda atto e segua poco"! ;-)

salud

BlackBlog francosenia ha detto...

Riassunto (c'è qualcosa che non torna)

Franco: Eppure dovresti saperlo che "tradire" viene da "tradere" e quindi in qualche modo vuol dire "consegnare"

Riccardo: D'accordo, Franco, ma credo che in questo caso la derivazione etimologica valga poco

Franco: la derivazione etimologica vale sempre, oppure non vale mai!

Riccardo: Per la derivazione etimologica non si usa il verbo "valere", si usa soltanto "prendere atto e seguire"

Franco: a suivre

salud

BlackBlog francosenia ha detto...

vabbé, ric, lasciamo perdere. Non importa!

salud

Riccardo Venturi ha detto...

Vabbè vabbè! :-)