giovedì 2 luglio 2009

Giorgianeda


Volevo dire due parole, assolutamente piane, su una cosa.

A me, quando una polizia o qualcosa del genere spara sulla folla e ammazza, fa regolarmente uno schifo indicibile. Mi fa schifo che a Neda l'abbiano ammazzata a Teheran. Era una ragazza che manifestava. Anzi, era una ragazza. E basta. Non si deve sempre dire “che manifestava”. Manifestare, opporsi a quel che si vuole, porca madonna, è un diritto. Ovunque. Mettiamocelo bene nella testa, una volta per tutte. Che non stia bene cosa facciano i cazzoni che, in ogni parte del mondo, si arrogano la figura di “governanti”, non è soltanto un diritto: è un dovere. Pagarlo con la vita non ha parole. “Schifo” è solo un eufemismo.

Però c'è da dire anche qualc'altra cosa.

Neda sembra diventata un'icona, ora. Poveraccia, è perfetta. A lei magari non gliene importava un cazzo se non di andare a protestare contro quel che considerava un sopruso; e l'hanno ammazzata. Il risultato è stato l'eroizzazione. La stessa riservata al ragazzo cinese che fermava il carrarmato a Tienanmen, quella che allo stesso ragazzino palestinese che pigliava a sassate un tank israeliano nei Territori non è stata riservata. Altro risultato è stato lo scatenarsi dei perdigiorno telematici alla moda, i cretini dei 140 caratteri di Twitter, gli indignati per Teheran che al contempo non si sono mai accorti di uguali ragazzi ammazzati dalle nostre polizie “democratiche”. Attenzione, perché gli stessi che ora si accorano per Neda sono spesso gli stessi che hanno applaudito i macellai della Diaz e il Placanica.

Il Placanica? Banale. Carlo Giuliani? Banalissimo. Tirava l'estintore mentre si opponeva a qualcosa. Ha sbagliato piazza. Se avesse tirato l'estintore in faccia ai Pasdaran o ai cinesi in Tibet sarebbe stato un eroe. La piazza doveva chiamarsi Bandar Gharman o Gyatso Tenzing, non Alimonda. Allora persino l'estintore sarebbe diventato un oggetto di culto. E il Placanica doveva chiamarsi Plaqanikejad o Palaq Aning. Sarebbe stato il mostro. Vorrei anche vedere quanto il popolo dei twitteronzi centoquarantacaratteretteggia su Alexis Grigoropoulos, un altro che ha il torto assai poco mediatico di non chiamarsi Nedo.

Oppure vorrei ricordare di un'altra ragazza che manifestava, senza estintori e senza niente, che si chiamava Giorgiana. Manifestava a Roma, tanti anni fa. Vediamo se qualcuno ancora se ne ricorda. Ammazzata. Non dai Pasdaran ma dalla polizia o dai carabinieri. Non fa lo stesso effetto, come diceva Guccini: ci fregano con il nome. Vuoi mettere essere ammazzata, a diciannove anni, dai Pasdaran invece che dai carabinieri; è proprio come la tirata da Omaha a Tucson in confronto a quella da Piumazzo a Sant'Anna Pelago. In più, quando Giorgiana è stata ammazzata dai carabinieripolizia italiani, non c'era Internet, non c'era YouTube, non c'era Twitter. C'era Radio Alice che se si provava le entravano dentro, la devastavano e la chiudevano a forza, proprio come i Pasdaran. Non c'era niente tranne la stessa ragazza privata della vita da uno stato. Spero che si incontrino da qualche parte, Neda e Giorgiana, e che diventino amiche, compagne, giovani per sempre e vive. Spero che gli ipocriti e tutta la loro panoplia di media, di titoloni, di polizie, di scoregge prezzolate e di seghe telematiche crepino del peggior male.

Nella foto, un pppasssddarrannn. Kossadinejad. Uno che, tempo fa, ha teorizzato di andare in mezzo alle manifestazioni di ragazzi dei licei a "mandarli all'ospedale". Facciamo anche un conto di quanti manifestanti siano stati ammazzati in Italia, e quanti in Iran. Tanti bei nomi puramente iraniani. Masi. Lorusso. Zibecchi. Boschi. Ardizzone. Giuliani. Franceschi. Saltarelli. Del Padrone. Serantini. Eccetera. Bisognerebbe non piegarsi a questo sporco giochetto, in primis per rispetto proprio a Neda.