La foto e la trascrizione del manifesto di Cristina di Roma provengono da Femminismo a Sud, uno dei blog che più seguo e che si trovano anche nell'elenco di links a fianco. Ne parlerò sicuramente, e ben più compiutamente, in un futuro discretamente prossimo; per ora mi limito a dire che è una delle migliori cose che esistano in rete. Migliori, degne, incazzate, intelligenti, dure, autentiche. Vi sono scritte tutti i giorni delle cose che, come si suol dire, non "vanno più per la maggiore"; e, più che altro, si avverte che tali cose sono scritte sempre sulla pelle di chi le scrive, eliminando ogni minima cosa che assomigli anche da lontano a giri di parole. Quanto basta. Non ci conosciamo, l'autrice o le autrici del blog non sanno nemmeno che esisto, ma la cosa non ha nemmeno un filo d'importanza. Importa la comunanza, profonda. Mi sento di averla con ciò che quotidianamente viene espresso, discusso e raccontato in quel luogo; e qui mi fermo, perché il limite con il proclama ed il panegirico è labile. Proclami e panegirici sono cose che non desidero mi attengano.
Invito chiunque a andare a leggere il post completo; e, una volta fattolo, a andarsi a leggere tutti gli altri, e a seguire "Femminismo a Sud" quotidianamente. E ora passo a Cristina di Roma e al suo manifesto che ha affisso a Napoli. Semplicemente grande. Riporto anche il commento iniziale dell'autrice/delle autrici del blog.
Questo è un manifesto personale e politico scritto da una ragazza che si firma "Cristina di Roma". Chiara delle Degeneri ne ha fatto una foto e dice: "è uno dei manifesti apparsi a Napoli, scritto da una donna lasciata dal compagno, immagino. Ad una prima lettura. Ad una seconda lettura forse è l'analisi anche abbastanza lucida di una relazione -sentimentale e di potere- (sentimentale quindi di potere?) all'interno di una comunità -Politica o sociale-."
Contiene delle verità innegabili che potrebbero essere dedicate a tanti altri compagni di cui scopri l'estrema incoerenza proprio guardando il loro privato. Perciò è vero: siamo tutte Cristina di Roma. Buona lettura!
Piccola Storia Ignobile
E' facile dirsi compagni, innamorarsi delle parole scritte sui libri che parlano di chi la rivoluzione l'ha vissuta davvero.
E' facile, persino banale, fingersi emuli, di Durruti, Sabatè, Argala, per poi rivelarsi nella vita di tutti i giorni dei piccolo borghesi, reazionari e conservatori che nei fatti tradiscono gli elementi fondamentali di un rapporto reale tra esseri umani: la fiducia e il dialogo.
E' troppo facile fuggire di fronte a quell'io inconfessato e incoffessabile (anche a se stessi) che in realtà cerca la famiglia, la proprietà privata e il possesso. Non la vita e la libertà.
E' troppo facile dire: "è solo una storia d'amore finita" perchè proprio nell'infame genesi della sua fine (questa, si, infame), risiede il vero tradimento (questo, si, tradimento) di quei valori di un'altra umanità possibile, valori esibiti (come abiti alla moda) nelle chiacchiere serali davanti ad una birra con gli amici, ma calpestati nella pratica.
Chi per paura di se stesso scappa abbandonando l'altro alla violenza del gesto compiuto.
Chi è pronto alla mediazione col padrone rimandando al domani di un improbabile conflitto il superamento della propria, misera, condizione.
Chi attacca il compagno-compagna che gli tende la mano.
Chi non accetta il dialogo e il confronto, punti fermi di qualsiasi legame collettivo:
Chi è così non merita né rispetto né comprensione. Come non ha meritato la forza di un amore totale.
Tu che sei piccolo come il tuo soprannome cosa temi? Te stesso? La libertà?
Scrivevi:
"fidati di me, ho capito che hai ragione, non ci si può chiudere in rigidi schemi, ciò che conta è l'essenza profonda del rapporto, camminare nel mondo insieme, da compagni, tenendosi sempre per mano", "per me il personale è politico, cioè parte proprio da questo percorso di liberazione dalla schiavitù d'ogni vincolo legale, e stimolato da te mi si è messa in moto una maggiore conoscenza della libertà".
Hai sempre recitato parole che non ti appartengono. Ora taci.
Perchè tanti altri compagni hanno speso e spendono la loro vita per portare avanti queste parole con dignità e coraggio.
Cristina di Roma.