giovedì 10 giugno 2010

Da Galenzana


Così si chiamava un mio vecchio tentativo di blog, prima di questo: Da Galenzana. A quei tempi là ci stavo molto lontano, da Galenzana: in un posto non solo parecchio distante, ma anche enormemente diverso, mi era venuto quasi naturale tornarci attraverso la Rete, e facendo addirittura finta di scriverci. Cose così, insomma. Non so se ho voglia di parlarne, probabilmente no.

In questi giorni ci sono invece stato sul serio, a Galenzana. E da Galenzana si può far conto che sia stato scritto questo post dove di parole, a rigore, ci sarebbe ben poco bisogno. L'estate è scoppiata, mi sono ritrovato là in compagnia di altre entità del pianeta Alqòl dal nome decisamente spaziale, e ho fatto il primo bagno della stagione. A Galenzana in giugno; e Galenzana in giugno, quando esplode il sole, è a sua volta un altro pianeta.

Dormivo, ad esempio, all'ombra di un chioschetto deserto. Ce lo mettono nella stagione, per fingere che ci sia il bagnino; ma cosa vuoi bagninare a Galenzana. Cosa vuoi metterci un tizio con la maglietta lifeguard, Bademeister e roba del genere; a Galenzana l'unica cosa che annega sono i pensieri. Dormivo e sognavo, quando ho sentito che qualcosa mi annusava. Era un'asina. Una somara, anzi. Nella foto in alto la potete vedere mentre se ne va tranquilla, dopo un raglio poderoso in risposta a quello di alcuni suoi amici. Ci siete mai stati in spiaggia con un asino?




Il bello, ohimé, è che, a volte, anche a Galenzana ci sta gente che non ci dovrebbe proprio stare, e che, pure in giugno, dovrebbe dedicarsi a irriminirsi o a ammaldivarsi invece di venire a mostrare paura per una placidissima somarella. Aiuto! Ma morde? Tira calci? Da mettersi le mani nei capelli. Così, mentre la accarezzavo e la fotografavo, con il rimpianto di non avere nemmeno una carota da darle (usualmente, no, non vo in spiaggia con le carote nello zaino, nemmeno a Galenzana; ma d'ora in poi prenderò in considerazione l'idea!), scuotevo la testa. Poi mi sono rimesso a sedere, giusto in tempo per veder passare un tizio con le scarpe con le stringhe allacciate, e soprattutto un clamoroso paio di calzettoni lunghi blé. Nel frattempo, il "lui" di una coppietta con la "lei" in topless, dopo aver amoreggiato a lungo in acqua, si agitava. Credendo che fosse ancora per l'asino, mi sono cortesemente interessato; e quello mi ha risposto di avere una lucertola nelle mutande. Oibò.

Mi sono buttato in acqua anch'io, individuando immediatamente il pesce di fiducia. Non mi ha mollato un istante. L'acqua era gelata, e per forza dopo un maggio travestito benissimo da novembre. La sera prima mi ero fatto il primo Ginger Ale della stagione al Bistrot:


Regolare, con il ghiaccio e la fetta d'arancia, sì. Lo so che nel paese di Bloggolandia bisogna essere sempre sbevazzoni alcolici, ammazzarsi di rummi, vòcche, techile e birre; ma, per me, è una specie di rituale. Nutro una passione smodata per il Ginger Ale, la bibitina Schweppes allo zenzero. Ma la nutro soltanto al Bistrot di Marina di Campo, davanti a Piazza della Fontana e a due passi dalla vecchia lapide dove si ricorda che Giuseppe Garibaldi, di passaggio dal paese (ma ci sarà un posto da dove non è passato Garibaldi ?!?), si fermò qualche ora a dormire ospite di Francesco De Gregori. E ci credo che, poi, abbia cantato Viva l'Italia.

Senza il Ginger Ale, non mi sento a posto; tanto più mentre interveniva, seppur indirettamente, l'alieno KAM1.... D'accordo, d'accordo, poi mi sono rifatto a colpi di Bloody Mary ben piccante, e il terzo Ginger Ale me lo sono fatto accompagnare da un Talisker...eh, l'Elba, Campo, Galenzana. Sarà ben difficile che ci possiate capire qualcosa. Questo, sì, è da Galenzana. Con la sua asina, i suoi sentieri, il suo moletto, il suo windsurf che mi fece atterrare su un riccio di mare impedendomi....