Siccome ieri a Firenze era la festa del santo patrono, mi è toccato andare a fare la spesa altrove. Mal di poco; verso le sei me ne sono andato alla Coop di Casellina, comune di Scandicci, cinque minuti in macchina da casa mia con vista sulla galera di Sollicciano.
Appena fuori dall'ingresso del piccolo supermercato, un ragazzo africano che vendeva la sua roba. Aveva, ebbene sì, anche un paio di vuvuzelas coi colori dell'Italia; ma non le comprava nessuno. Non riesco a capire il perché; mi son detto, però, che sulle trombette sudafricane ci starebbe male la “croce celtica”. Sì, dev'essere sicuramente questo il motivo per cui nessuno comprava le vuvuzelas al ragazzo. Poi sono entrato a fare la mia spesa.
Nel primo corridoio mi sono trovato di fronte a delle cose molto curiose. C'erano le bottiglie delle bibite: la Coca Cola, la Pepsi, la Fanta...e tutta una sequela di cannavari, di gattusi, di buffoni e di iaquinti che mi guardavano dalle etichette, coi loro composti e maschi sorrisi da eroi. Ho chiesto loro, con cortesia ma fermamente, che diavolo avevano da sorridere; poi mi sono detto, però, che di motivi per sorridere ne devono avere un sacco e una sporta.
Però continuavano inesorabilmente a guardarmi, e allora mi sono un po' rotto i coglioni; ho cominciato a rigirare le bottiglie, a mischiarle, a mettere le Fante gattusate al posto delle Pepsi cannavarate. Poi ho comprato tre bottiglie di birra
Ho comprato la mia roba, spendendo in tutto ventisette euro. Fuori, finalmente, un pomeriggio radioso d'estate. A poche centinaia di metri, la galera. Non so come dirlo esattamente, ma quando c'è una galera nelle vicinanze mi viene sempre da pensarci, come spandesse ovunque la sua ombra di morte. Mi è venuto di fare un "Forza Ghana" al ragazzo africano, che mi ha detto però che, a lui, del Ghana non gliene frega niente e che fa il tifo per l'Argentina.
Nel frattempo, mentre a Firenze era la festa del santo patrono e si preparavano i fochi che no, stavolta non sarei andato a vedere, un po' più giù si celebrava la festa del Santo Padrone, con i suoi accordi, con le sue Pande, con i suoi servi. Ancora più giù, davanti a una fabbrica siciliana, degli operai manifestavano proprio in concomitanza con la partita di pallone.
Mi sarebbe piaciuto poter dire che il pallone non era riuscito a addormentare tutti quanti, nonostante qualche faccia di merda stampata su delle bottiglie di bibite; in realtà, in giro c'era un'atmosfera sonnacchiosamente triste, e quella tristezza palpabile non era dovuta né alle Pande, né agli accordi del sor padrone, né a nient'altro del genere. Con la mia aria svagata me ne sono andato con le borse della spesa, rimuginando chissà cosa. Il sole continuava a splendere, la galera continuava a rinchiudere e i cannavari, fra quattro anni, saranno sostituiti da altri eroi gassati.