Folgòre da San Gimignano
Di maggio sí vi do molti cavagli,
e tutti quanti sieno affrenatori,
portanti tutti, dritti corritori;
pettorali e testiere di sonagli,
bandiere e coverte a molti intagli
e di zendadi di tutti colori;
le targe a modo delli armeggiatori;
vïuole e rose e fior, ch'ogn'uom v'abbagli;
e rompere e fiaccar bigordi e lance,
e piover da finestre e da balconi
in giú ghirlande ed in su melerance;
e pulzellette e giovani garzoni
baciarsi nella bocca e nelle guance;
d'amor e di goder vi si ragioni.
Di Maggio
Cenne da la Chitarra
Il maggio voglio che facciate en Cagli
con una gente di lavoratori,
con muli e gran destrier’ zoppicatori:
per pettorali forti reste d’agli.
5Intorno questo sìanovi gran bagli
di villan scapigliati e gridatori,
de’ qual’ resolvan sì fatti sudori,
che turben l’aire sì che mai non cagli;
altri villan poi facendovi mance
10di cipolle porrate e di marroni,
usando in questo gran gavazze e ciance:
in giù letame ed in alto forconi;
vecchie e massai baciarsi per le guance;
di pecore e di porci si ragioni.
Ben venga maggio e il gonfalone antico,
ben venga primavera,
il nuovo amore getti via l'antico
nell'ombra della sera, nell'ombra della sera.
Ben venga maggio, ben venga la rosa
che dei poeti è il fiore,
mentre la canto con la mia chitarra
brindo a Cenne e a Folgòre,
brindo a Cenne e a Folgòre!
O giorni, o mesi che andate sempre via
sempre simile a voi è questa vita mia
uguale tutti gli anni, e tutti gli anni uguale
la mano di tarocchi che non sai mai giocare,
che non sai mai giocare.