L'uomo che si vede al centro della foto, con un teleoperatore a sinistra e, a destra, il militare impettito con tanto di sciabola (ma icché vorrà sciabolare, qui' bischero?!?) e medaglie e il vigile urbano in alta uniforme, si chiama
Renato Accorinti ed è il sindaco di Messina.
Renato Accorinti è stato eletto ed è in carica dal 25 giugno 2013, alla guida di una lista civica dal nome chilometrico: Renato Accorinti sindaco - Cambiare Messina dal basso. Le ultime elezioni municipali messinesi sono state quantomeno curiose: al primo turno, infatti, il candidato del Partito "Democratico", tale Felice Calabrò, non è passato per cinquatanove voti (ha ottenuto il 49,93% in totale). Al ballottaggio, i messinesi hanno ribaltato tutto e eletto Accorinti e il cambio dal basso, con il 52,67% dei voti.
E così i messinesi hanno eletto sindaco questo simpatico personaggio, ferreo nonviolento, attivista contro la costruzione del ponte sullo Stretto, obiettore di coscienza al servizio militare e oppositore alle installazioni NATO in Sicilia. Il 15 gennaio 1991 è stato imputato di istigazione a delinquere perché, in occasione della prima "guerra del Golfo" aveva invitato i militari italiani a disertare. E' anche un noto attivista antimafia.
|
Il pilone di Torre Faro (Messina) |
Il 25 giugno 2002, casualmente undici anni esatti prima di diventare
sindaco, ha effettuato una clamorosa protesta contro la costruzione del
ponte sullo Stretto: si è arrampicato con due striscioni sul pilone di
Torre Faro, che sovrasta Messina, a 220 metri di altezza, restandoci per un giorno e una notte. Sembra che si sia esibito anche assieme al rapper Caparezza. Insomma, mi fermo qui: non vorrei vedermi trasformato 'u Sìnnacu in un "nuovo santo" da qualche indefesso Cinguettatore a buon mercato.
Ieri, il sindaco Renato Accorinti -come molti sapranno- è salito sul palco dove si celebrava, a Messina, la "festa delle forze armate" del 4 novembre; una cosa dove, a quasi cent'anni di distanza, si "festeggiano" settecentomila morti. E ci è salito nel modo che si vede nella foto: con la "bandiera della pace" sulla quale sta scritto un articolo della "Costituzione".
Apriti cielo: in un giorno solo, un sindaco qualsiasi (sia pure di una grande e importante città) è riuscito a scatenare tutto l'apparato dello Stato italiano. Mentre sul palco pronunciava il suo discorso pacifista (o antimilitarista?) sventolando la "bandiera della pace", i carabinieri che erano presenti hanno girato il culo e se ne sono andati (forse potevano sventolare la bandiera della guerra, visto che fanno parte di un'arma fondata dai Savoia con il preciso compito di fucilare i disertori nella schiena). Riporta l'edizione siciliana della "Repubblica": "
Accorinti ha preso la parola dopo la deposizione di una corona d’alloro
al monumento ai Caduti. Il sindaco ha ricordato che la Costituzione
recita che l’Italia ripudia la guerra e invece continuiamo a finanziare
la corsa agli armamenti. Oltre 20 miliardi in tre anni –ha detto
Accorinti – mentre sottraiamo risorse per le spese sociali, beni
culturali e sicurezza. Io stesso ogni giorno ho dietro la porta tanta
gente che vive sotto la soglia di povertà e non posso dare risposte per
mancanza di soldi. Questa amministrazione dice sì al disarmo e dichiara
no a tutte le guerre mentre la Sicilia rischia di diventare una
portaerei del Mediterraneo. Poi Accorinti ha estratto dalla tasca una
bandiera della pace e ha iniziato sbandierarla sotto gli occhi dei
presenti. "
Un non meglio precisato "ministro per la Pubblica Amministrazione", tale
Gianpiero D'Alia, pure lui messinese, se l'è presa parecchio a male, dichiarando quanto segue
: «Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese
per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze
Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per
la pace in Italia e nelle missioni internazionali». Dunque il sindaco di Messina sarebbe stato, per il suo concittadino ministro, addirittura
"demenziale"; ma vediamo meglio chi è questo D'Alia ministro.
Figlio di un deputato della Democrazia Cristiana, Salvatore D'Alia, Gianpiero D'Alia è stato eletto alla camera per la prima volta nel 2001 grazie a una "lista civetta" chiamata Per l'abolizione dello scorporo (si dice "scòrporo" e non "scorpòro" come l'Orzoro, ndr). E' entrato poi nell'UDC di Pierferdinando Casini, diventando sottosegretario all'interno nel governo "Berlusconi III"; alle elezioni del 2008 viene eletto senatore e presidente del gruppo parlamentare UDC, SVP e Autonomie, del quale fanno parte anche Giulio Andreotti e Francesco Cossiga. Nel 2013, sempre con l'UDC, aderisce a Scelta Civica e diviene ministro nel "governo delle larghe intese".
Gianpiero D'Alia è noto soprattutto per il suo emendamento (il 50-bis, poi divenuto articolo 60) al disegno di legge n° 733, più noto come "Decreto Sihurezza" (mi spiace, ma oramai riesco a scrivere questa parola solo alla fiorentina). Con tale emendamento si sancisce la "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
L'intervento del sindaco di Messina non ha, naturalmente, scatenato soltanto le ire del signor ministro; su tutte le "reti unificate" Raiset, ivi compresa "Rai News 24" da poco divenuta "Papanews 48" (visto che per 48 ore al giorno è impegnata a darci notizie su papa Francesco: finalmente il ritorno di un papa media-friendly dopo il funereo Ratzinger!), è stata una vera e propria gara di tiro al sindaco, nonché di estensione capillare di solidarietà alle forze armate. Sono queste le occasioni in cui anche un bimbominkia dei peggiori riuscirebbe a capire che cosa significa la parola regime.
|
Statisti a colloquio: Giorgio N. e Nicolae C. |
E' perfettamente ipotizzabile che anche l'intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio N., sia neppur tanto indirettamente riferito all'intervento del sindaco di Messina. Si tratta di un'autentica novità: un presidente della Repubblica che si getta a corpo morto, senza più nemmeno il minimo pudore, nella difesa a oltranza e nella giustificazione delle spese militari enormi sostenute da un paese che si dice in crisi. Difesa e giustificazione, oltretutto, espressa con toni offensivi e autenticamente autoritari, nonché delegittimanti di bassa lega. Ma non c'è da stupirsene.
Il tutto perché il sindaco di una città ha compiuto un atto sovversivo: ha esposto una bandiera riportandoci sopra un articolo della loro famosa "Costituzione". Quella che pure il Presidente "migliorista" ha in bocca un giorno sì e un giorno sì. L'idolo e il feticcio che serve per fare le "grandi manifestazioni in difesa" esaltate dal "Manifesto". Oggi si è visto per l'ennesima volta in che cosa consista tale "difesa": nel Ministero della Difesa, appunto. Chissà che prima o poi non ci ritroviamo anche un "Ministero per la Difesa della Costituzione"; magari lo daranno a D'Alia.