martedì 8 luglio 2014

Valori e Capitale


Stamattina, verso le 6, in un appartamento romano, dalle parti di Piazza Bologna (come ci informa gentilmente La Repubblica). Drin drin; e quando ti suonano a quell'ora, non è per portarti la colazione; di solito ti suonano per portarti in galera. Una mattina d'estate, mentre gli israeliani bombardano Gaza, mentre Neymar giace in ospedale con la vertebra scheggiata, mentre suasantità tuona contro i preti pedofili, mentre il Seveso allaga Milano Nord, mentre Renzi e i Cinquestelle sparano le loro reciproche cazzate, mentre qualche No Tav in galera ci sta da mesi per avere messo fuori uso un compressore. Ed ecco che la tua cazzo di vita, caro mio, finisce. Tu, noto fotografo noto nel mondo della moda e dello spettacolo, dici addio non solo alla tua libertà personale, che sarebbe in fondo il meno; dici addio a ogni cosa, essendo da questo momento additato al pubblico disprezzo, alla morte civile. Basta leggere quel che combinavi, del resto, caro Furio Fusco; ed è bene che tu ti renda conto alla svelta che c'est terminé. Fine delle international models e pure dell'actors management; d'ora in poi, altro che inglese di cartapesta. Ti toccherà sentire quali strane lingue si parlano nelle galere. Sembra che le international models in cui ti eri specializzato fossero poco international e provenissero perlopiù dai soliti “quartieri bene” (o “prestigiosi”) della Capitale, il Trieste, Prati, gli immancabili Parioli; gli stessi, in breve, delle “baby squillo” di qualche mese fa, quelle per le quali è finito nei guai pure il maritino della Mussolini (io non sono Google e non accordo il diritto all'oblio, bene che si sappia). E, ora, magari ci si attenderebbero belle tiratone da parte mia; cosa che non avverrà punto. Si parlerà d'altro, caro Furio Fusco, mentre ti passi il tuo primo giorno in galera. Non si parlerà del tuo book di lolite (come piacciono certe parole a Repubblica!), non si parlerà dei noti licei romani (probabilmente gli stessi dove vanno a fare le stucchevoli intervistine ai bravi ragazzi, all'uscita dalla prova scritta della maturità), non si parlerà certamente delle varie morbosità condite di moralismo da tre soldi bucati che sono una specialità di questo paese così cattolico. Si parlerà di cose, diletto Furio Fusco, alle quali -probabilmente- non hai mai pensato in vita tua; ma non solo tu. Non ci avranno mai pensato neppure le ragazzette varie che accorrevano a farsi fotografare gnùde o peggio, nei tuoi studi fotografici. Non ci avranno mai pensato neppure le loro sante famìglie, ah la famìglia, er pilastro, er baluàrdo, er familiddèi (ma al singolare si dirà familiddèo?). Si parlerà, pensa un po', di valori e di capitale. E non di morali di merda. Neppure nel tuo caso, ìnclito Furio Fusco.

Chi scrive è un perfetto immorale. Convintissimo che ognuno, a qualsiasi età, abbia -se così desidera- il diritto di fare ciò che gli o le pare. Che di anni tu ne abbia 14 o 94, senza che nella tua vita intervengano le leggi dello Stato e quelle di Dio. Intervengano, casomai, se ti viene usata violenza, sempre che di anni tu ne abbia 14 o 94; intervengano se ti stuprano, in questo paese dove c'è voluto un secolo prima che lo stupro fosse considerato un reato contro la persona e non contro la morale. Intervengano in qualsiasi caso ci sia coercizione, sempre in questo paese dove i tribunali hanno fatto a gara nel giustificare i branchi di maschietti e nel mettere alla gogna le loro vittime, specie se ragazzine. Intervengano in ciò in cui si son sempre ben guardati dall'intervenire, mentre tra le file della “magistratura” allignavano fenomeni come il famoso Salmeri. E intervengano ogni qual volta una persona sia stata messa in balia di un'altra, o di altre; ché mi piacerebbe sapere bene quante ce ne siano, di Yare, in questo preciso momento, e anche dello stesso DNA di chi le sta torturando in vari modi. Mi piacerebbe saperlo, ma non lo so; quel che so bene, invece, è che al di fuori di questi casi tu potresti fare quel che vuoi anche a 13 anni, e a 93. Ora lo so che mi date del pedòfilo, come vederlo; i problemi però sono di differente natura, molto differente e mi pregio di sbatterveli garbatamente sul muso. Il primo problema riguarda la mia totale avversione alla minorità, di qualsiasi tipo. Il secondo riguarda il controllo autoritario messo in atto, a livello generale, col pretesto della pedofilia, della pedopornografia e cose del genere; si sarà mai vista una “polizia postale” che chiude un sito di una banca, dato che parecchi siti del genere sono esempi ben più orrendi di pornografia? O chiudere il sito di qualche setta religiosa (ben dedita peraltro alla pedopornografia, come ad esempio la Chiesa Cattolica, nonostante gli accoramenti del Papa più buono del 3% degli altri papi della stessa fascia)? O chiudere il sito, pornografico a livelli parossistici, della pitonessa Santanchè (detta anche Holy-Also-Is)? Macché. I “poliziotti postali” stanno sempre a smanettare siti porno, altro che. Ci sarebbe di che riflettere su questo, e riflettere parecchio. E chissà che, con quel che sto scrivendo, dopo la denuncia e il processo per le offese a Napolitano non mi vengano a casa a frugare nel mio oramai scassatissimo pc, dove troveranno pericolosissime immagini di vecchie automobili completamente nude (la cosiddetta geronto-autocineto-pornografia). Mi vedo già lo scandalo. Il Venturi, mostro indicibile che si eccita guardando la foto nuda di una Citroën Traction Avant del '37 mentre vomita orrori contro il signor Presidente della Repubblica.

E le regazzine, quelle che si concedevano ai clienti “facoltosi”, quelle che andavano a farsi fotografare dal signor Furio Fusco (il quale sarà accusato di tutto, ma non di sequestro di persona a quanto mi risulta)? Si aprono qui le considerazioni sui Valori e sul Capitale. Quelle di cui parlavo prima della mia consueta divagazione (se vuoi un hotel vai su Trivago, se vuoi il Venturi vai su Divago, verrebbe da dire).

Tutti quanti avremo fatto caso alla frequenza con cui i Valori vengono nominati da un certo tempo a questa parte; un'autentica scorpacciata. Che siano valori perduti, che siano da trasmettere, che siano da sottolineare, che siano da rimpiangere, che siano da rifondare, che siano da ogni cosa. I buoni, cari, vecchi valori della Borghesia, che quando c'erano, nei bè' tempi andati, peraltro non si faceva mai mancare di stuprare le figlie, di andare a puttane con le quindicenni (sciagurate figlie del popolo!), di ammazzare chissà quante Yare del 1879 o del 1935 (e, allora, non c'era il DNA), di guardare dagherrotipi con le ninfette (ce le avete presenti le fotine che piacevano al prof. Lewis Carroll, quello di Alice nel paese delle meraviglie?), di coprire i rampolli stupratori, di giustificare ogni violenza possibile e immaginabile, chiamandola ora famiglia e ora patria? Guardate, tesori miei, che questi sono gli stessi valori che vengono tanto propagandati oggi, a cura di preti, professori, politicanti, imprenditori, anchormen, giornalazzi e altri paraphernalia del sistema capitalista. Ieri come oggi. Ora come allora. Da un sistema che ha, da sempre, un solo valore: il denaro. Per favore, ora come ora bisognerebbe essere chiari. Di altro vero “valore” non ce n'è. E, allora, sorgono spontanee alcune questioni.

Le regazzine dei Parioli, dei “facoltosi clienti” e del signor Furio Fusco, in fondo, non avrebbero fatto altro che applicare perfettamente i Valori del Capitalismo. Consapevolmente o inconsapevolmente. Non si tratta neppure di “educazione”, di “scuola” o di quant'altro: si tratta di una cosa del tutto naturale. Si hanno delle merci (l'età, la bellezza...) e esistono dei clienti; è la semplice legge della domanda e dell'offerta. La prostituzione va bene a diciotto anni e un'ora, mentre a diciassette anni, 364 giorni e 23 ore non va bene. La clientela è vasta e qualificata; come avrebbe detto il famoso Max Catalano, è meglio averci una giovane e carina o una brutta e vecchia? Tutto ha un suo prezzo; le famiglie approvano e arrotondano (come la mamma di una delle baby-squillo di qualche mese fa). Una quattordici o quindicenne viene presentata regolarmente come incapace di intendere e di volere, inconsapevole vìttima, povera piccina vittima dell'orco che deve essere salvata e reinserita (cioè reinserita nelle galere: scuola, famiglia, istituto, tribunale); una beata sega! Eppure, il qui presente, ha conosciuto (bene) una che a sedici anni la dava allegramente a dei trentasette o quarantenni, per pura gioja e passione (senza pigliarci un soldo ma per sua scelta & godimento; cose, a mio parere, rispettabilissime e condivisibili anche considerando che i ragazzotti, a 18 anni, sono sovente dei disastri). O che quei poveracci di trentasettenni avrebbero dovuto andare in galera? E la sedicenne, se beccata, essere tolta alla famiglia e avviata in qualche tristissima struttura sociale o religiosa?

Indi per cui sarebbe meglio, carissimi, che smetteste una buona volta di indignarvi per cose del genere, e che pensaste che, nel Capitalismo, tutto si riduce a questo. Le regazzine senza valori (un tempo si sarebbe detto “traviate”) che vanno a darla a pagamento o a farsi fotografare dal Fusco lo hanno capito assai meglio di voi. Certo, si dirà: ma vengono sfruttate. Eh beh, sai che novità: dietro hanno degli sfruttatori esattamente come ogni padrone sfrutta la massa-lavoro. Come vengono sfruttate le loro coetanee nei laboratori o nei campi di carciofi, specificando che lo si fa a costi infinitamente minori. Fossi una quindicenne carina della Capitanata, andrei di corsa a Roma a farmi sfruttare invece di essere costretta a lavorare per dodici ore al giorno in un laboratorio di maglieria per una miseria. Ci si indigna perché delle studentesse si prostituiscono per pagarsi le tasse universitarie, non per le tasse universitarie. Ci si indigna per un commercio, quando tutto è commercio e tutto è merce. I “valori”, appunto. La borsa valori. Piazza Affari. E, per ripulirsi la coscienza e anche per riempire gli occhi di fumo, ogni tanto si va a suonare a casa di un fotografo romano che, da oculato imprenditore, non si sarebbe mai messo a fare una cosa del genere senza che fosse esistito un consistente mercato. L'ABC del capitalismo, e nient'altro. Le quattordicenni ai giardini fanno i pompini per cinque euro a botta, lo sapete? Forse vi piace voltare gli occhi dall'altra parte, ma avreste dovuto sentire i racconti fattimi da ragazzi di certi quartierini lontani dai Parioli e dal Trieste, e anche da Roma stessa. Per soldi, che siano cinque euro o cinquemila. Richiesta e prestazione. Ma lo sapete che 'ste cose succedono regolarmente nelle scuoline, anzi proprio nelle scuoline regolarmente trasformate in lager da prèsidi-sceriffi, e con regolamenti paragonabili oramai a quelli di Treblinka? Nelle stesse scuoline dove il medesimo prèside chiama la polizia se ti vede fare una scritta sul muro? Nelle stesse scuoline col crocifisso appeso al muro delle aule? Nelle stesse scuoline dove devi nasconderti per fumare una sigaretta? E gli insegnanti, così tanto eroici, insegneranno mai a aprire gli occhi e a dire chiaro e tondo: ragazzi e ragazze, sarete distrutti/e dal Capitalismo, dal lavoro, dallo Smartphone, dalla mercificazione di tutto e di tutti, dalla “cultura” intesa come schiavitù al mercato, dalla qualsiasi mancanza di spirito critico e di osservazione che noi, noi stessi contribuiamo a creare prostituendoci per uno stipendio mensile esattamente come ti prostituisci tu, cara Rossi Jessica del terzo banco, per cifre superiori al mio salario e che te pòssino, visto che una scopatina con te me la farei pure volentieri se potessi e se non dovessi mandare avanti la famìglia?...

Diceva il signor Fusco, a quanto si legge: “Non sai quante ragazze mi chiedono cose porche per arrivare da qualche parte.” Eh beh, per arrivare da qualche parte tutti noi chiediamo delle cose non porche, ma porchissime addirittura. Tipo: portare uno stupido curriculum a un'agenzia interinale (o interanale, come meglio si dovrebbe dire). Oppure: presentarci con orripilanti giacche e cravatte, o idiotissimi tailleur, ad un colloquio di lavoro, perché l'aspetto conta (mica quello che, eventualmente, vali). Oppure ancora: pietire uno sgobbo qualsiasi perché non ce la fai più a andare avanti, pronti a tutto. Ed è questa la vera pornografia, che costituisce l'essenza primordiale del Capitalismo il quale, poi, ti viene a fare la morale, ti arresta e ti manda a passare la riedukazione dalle monache, in modo da farti (ri)diventare una brava ragazza pronta per farti massacrare dal maritino tanto bravo e lavoratore.

Le morali e le retate. Il controllo sulla pedopornografia in un sistema che costringe milioni di bambini e bambine alla fame nera e alla morte, con la massima indifferenza e a seconda dei bisogni dei mercati; e che li costringe, peraltro, anche a prostituirsi. Ma fa notizia se si prostituiscono le bimbette parioline, non quelle degli slums di Manila o delle Case Minime di Rovezzano. E' lo stesso sistema, poi, che tra i suoi sistemi di controllo ne ha escogitato uno superbo: il cosiddetto ammòre, coi suoi lucchetti, le sue canzoncine di merda, le sue gelosie, i suoi libriccini, i suoi social networks. Tutto questo, naturalmente, per fare soldi. Per produrre ricchezza. Per creare economia. Nel frattempo, chi si professa anticapitalista deve stare attento perché è costantemente sotto tiro. Lui che non ha mai frequentato le baby squillo, e che al massimo potrebbe concedersi Nonna Abelarda in minigonna. Lui che si è tirato seghe a sfare ripensando ai diciotto secondi di Gloria Guida gnùda in Quell'età maliziosa (1975, con Nino Castelnuovo, girato interamente all'Isola d'Elba). Lui che non c'è stato, e che si è ritrovato distrutto al di là dalle generazioni. Lui che non cessa di crederci e di lottare, anche a costo di ritrovarsi in delle peste anche peggiori di quelle che ha; magari, chissà, con il signor fotografo come concellino. Il quale ora, forse, comincia a capire come è fatto il capitalismo. Ti prende, ti usa e ti butta via. Come qualsiasi cosa. Dopo essere servito abbondantemente, magari, allo stesso giornalista di Repubblica o dell'Espresso cui piaceva la Rossi Jessica del terzo banco, che se la è guardata bene nelle tue foto e che magari c'è stato pure a letto, e che ora ti sta distruggendo pagato dal sor padrone.

Nella foto: Alice Liddell, 10 anni, fotografata da Lewis Carroll. Si tratta della bambina per cui fu scritto Alice nel paese delle meraviglie. 

Post scrìttum

Dopo aver finito di scrivere il post mi accorgo di questo, scritto dall'Eretica, e che condivido dalla prima parola all'ultima. E raccomando di leggerlo, soprattutto alle quindicenni o giuddilì.