Stamattina,
verso le 6, in un appartamento romano,
dalle
parti di Piazza Bologna (come ci informa gentilmente La Repubblica).
Drin drin; e quando ti suonano a quell'ora, non è per portarti la
colazione; di solito ti suonano per portarti in galera. Una mattina
d'estate, mentre gli israeliani bombardano Gaza, mentre Neymar giace
in ospedale con la vertebra scheggiata, mentre suasantità tuona
contro i preti pedofili, mentre il Seveso allaga Milano Nord, mentre
Renzi e i Cinquestelle sparano le loro reciproche cazzate, mentre
qualche No Tav in galera ci sta da mesi per avere messo fuori uso un
compressore. Ed ecco che la tua cazzo di vita, caro mio, finisce. Tu,
noto fotografo noto nel mondo
della moda e dello spettacolo, dici
addio non solo alla tua libertà personale, che sarebbe in fondo il
meno; dici addio a ogni cosa, essendo da questo momento additato al
pubblico disprezzo, alla morte civile. Basta leggere quel che
combinavi, del resto, caro Furio Fusco; ed è bene che tu ti renda
conto alla svelta che c'est
terminé.
Fine delle international models e
pure dell'actors management;
d'ora in poi, altro che inglese di cartapesta. Ti toccherà sentire
quali strane lingue si parlano nelle galere. Sembra che le
international models in
cui ti eri specializzato fossero poco international
e provenissero perlopiù dai soliti “quartieri bene” (o
“prestigiosi”) della Capitale, il Trieste, Prati, gli immancabili
Parioli; gli stessi, in breve, delle “baby squillo” di qualche
mese fa, quelle per le quali è finito nei guai pure il maritino
della Mussolini (io non sono Google e non accordo il diritto
all'oblio,
bene che si sappia). E, ora, magari ci si attenderebbero belle
tiratone da parte mia; cosa che non avverrà punto. Si parlerà
d'altro, caro Furio Fusco, mentre ti passi il tuo primo giorno in
galera. Non si parlerà del tuo book
di lolite (come
piacciono certe parole a Repubblica!),
non si parlerà dei noti licei
romani (probabilmente
gli stessi dove vanno a fare le stucchevoli intervistine ai bravi
ragazzi, all'uscita dalla prova scritta della maturità),
non si parlerà certamente delle varie morbosità condite di
moralismo da tre soldi bucati che sono una specialità di questo
paese così cattolico. Si parlerà di cose, diletto Furio Fusco, alle
quali -probabilmente- non hai mai pensato in vita tua; ma non solo
tu. Non ci avranno mai pensato neppure le ragazzette varie che
accorrevano a farsi fotografare gnùde o peggio, nei tuoi studi
fotografici.
Non ci avranno mai pensato neppure le loro sante famìglie, ah la
famìglia, er pilastro, er baluàrdo, er familiddèi (ma al singolare
si dirà familiddèo?).
Si parlerà, pensa un po', di valori e di capitale. E non di morali
di merda. Neppure nel tuo caso, ìnclito Furio Fusco.
Chi
scrive è un perfetto immorale. Convintissimo che ognuno, a qualsiasi
età, abbia -se così desidera- il diritto di fare ciò che gli o le
pare. Che di anni tu ne abbia 14 o 94, senza che nella tua vita
intervengano le leggi dello Stato e quelle di Dio. Intervengano,
casomai, se ti viene usata violenza, sempre che di anni tu ne abbia
14 o 94; intervengano se ti stuprano, in questo paese dove c'è
voluto un secolo prima che lo stupro fosse considerato un reato
contro la persona e non contro la morale.
Intervengano in qualsiasi caso ci sia coercizione, sempre in questo
paese dove i tribunali hanno fatto a gara nel giustificare i branchi
di maschietti e nel mettere alla gogna le loro vittime, specie se
ragazzine. Intervengano in ciò in cui si son sempre ben guardati
dall'intervenire, mentre tra le file della “magistratura”
allignavano fenomeni come il famoso Salmeri. E intervengano ogni qual
volta una persona sia stata messa in balia di un'altra, o di altre;
ché mi piacerebbe sapere bene quante ce ne siano, di Yare, in questo
preciso momento, e anche dello stesso DNA di chi le sta torturando in
vari modi. Mi piacerebbe saperlo, ma non lo so; quel che so bene,
invece, è che al di fuori di questi casi tu potresti fare quel che
vuoi anche a 13 anni, e a 93. Ora lo so che mi date del pedòfilo,
come vederlo; i problemi però sono di differente natura, molto
differente e mi pregio di sbatterveli garbatamente sul muso. Il primo
problema riguarda la mia totale avversione alla minorità, di
qualsiasi tipo. Il secondo riguarda il controllo autoritario messo in
atto, a livello generale, col pretesto della pedofilia,
della
pedopornografia e
cose del genere; si sarà mai vista una “polizia postale” che
chiude un sito di una banca, dato che parecchi siti del genere sono
esempi ben più orrendi di pornografia? O chiudere il sito di qualche
setta religiosa (ben dedita peraltro alla pedopornografia,
come ad esempio la Chiesa Cattolica, nonostante gli accoramenti del
Papa più buono del 3% degli altri papi della stessa fascia)? O
chiudere il sito, pornografico a livelli parossistici, della
pitonessa Santanchè (detta anche Holy-Also-Is)?
Macché. I “poliziotti postali” stanno sempre a smanettare siti
porno, altro che. Ci sarebbe di che riflettere su questo, e
riflettere parecchio. E chissà che, con quel che sto scrivendo, dopo
la denuncia e il processo per le offese
a
Napolitano non mi vengano a casa a frugare nel mio oramai
scassatissimo pc, dove troveranno pericolosissime immagini di vecchie
automobili completamente nude (la cosiddetta
geronto-autocineto-pornografia).
Mi vedo già lo scandalo. Il Venturi, mostro indicibile che si eccita
guardando la foto nuda di una Citroën Traction Avant del '37 mentre
vomita orrori contro il signor Presidente della Repubblica.
E
le regazzine,
quelle che si concedevano ai clienti “facoltosi”, quelle che
andavano a farsi fotografare dal signor Furio Fusco (il quale sarà
accusato di tutto, ma non di sequestro di persona a quanto mi
risulta)? Si aprono qui le considerazioni sui Valori e sul Capitale.
Quelle di cui parlavo prima della mia consueta divagazione (se vuoi
un hotel vai su Trivago, se vuoi il Venturi vai su Divago, verrebbe da
dire).
Tutti
quanti avremo fatto caso alla frequenza con cui i Valori
vengono
nominati da un certo tempo a questa parte; un'autentica scorpacciata.
Che siano valori perduti,
che siano da trasmettere,
che siano da sottolineare,
che siano da rimpiangere, che
siano da rifondare,
che siano da ogni cosa. I buoni, cari, vecchi valori della Borghesia,
che quando c'erano, nei bè' tempi andati, peraltro non si faceva mai
mancare di stuprare le figlie, di andare a puttane con le quindicenni
(sciagurate figlie del popolo!), di ammazzare chissà quante Yare del
1879 o del 1935 (e, allora, non c'era il DNA), di guardare
dagherrotipi con le ninfette (ce le avete presenti le fotine che
piacevano al prof. Lewis Carroll, quello di Alice
nel paese delle meraviglie?),
di coprire i rampolli stupratori, di giustificare ogni violenza
possibile e immaginabile, chiamandola ora famiglia e ora patria?
Guardate, tesori miei, che questi sono gli stessi valori
che vengono tanto propagandati oggi, a cura di preti, professori,
politicanti, imprenditori, anchormen, giornalazzi e altri
paraphernalia del sistema capitalista. Ieri come oggi. Ora come
allora. Da un sistema che ha, da sempre, un solo valore: il denaro.
Per favore, ora come ora bisognerebbe essere chiari. Di altro vero
“valore” non ce n'è. E, allora, sorgono spontanee alcune
questioni.
Le
regazzine dei
Parioli, dei “facoltosi clienti” e del signor Furio Fusco, in
fondo, non avrebbero fatto altro che applicare perfettamente i Valori
del
Capitalismo. Consapevolmente o inconsapevolmente. Non si tratta
neppure di “educazione”, di “scuola” o di quant'altro: si
tratta di una cosa del tutto naturale. Si hanno delle merci (l'età,
la bellezza...) e esistono dei clienti; è la semplice legge della
domanda e dell'offerta. La prostituzione va bene a diciotto anni e
un'ora, mentre a diciassette anni, 364 giorni e 23 ore non va bene.
La clientela è vasta e qualificata; come avrebbe detto il famoso Max
Catalano, è meglio averci una giovane e carina o una brutta e
vecchia? Tutto ha un suo prezzo; le famiglie approvano e arrotondano
(come la mamma di una delle baby-squillo di qualche mese fa). Una
quattordici o quindicenne viene presentata regolarmente come incapace
di intendere e di volere, inconsapevole vìttima, povera piccina vittima dell'orco che deve essere salvata e reinserita (cioè reinserita nelle galere: scuola, famiglia, istituto, tribunale); una beata sega! Eppure, il qui presente, ha conosciuto
(bene) una che a sedici anni la dava allegramente a dei trentasette o
quarantenni, per pura gioja e passione (senza pigliarci un soldo ma
per sua scelta & godimento; cose, a mio parere, rispettabilissime e condivisibili
anche considerando che i ragazzotti, a 18 anni, sono sovente dei
disastri). O che quei poveracci di trentasettenni avrebbero dovuto
andare in galera? E la sedicenne, se beccata, essere tolta alla
famiglia e avviata in qualche tristissima struttura sociale o
religiosa?
Indi
per cui sarebbe meglio, carissimi, che smetteste una buona volta di
indignarvi per
cose del genere, e che pensaste che, nel Capitalismo, tutto si riduce
a questo. Le regazzine senza
valori
(un tempo si sarebbe detto “traviate”) che vanno a darla a
pagamento o a farsi fotografare dal Fusco lo hanno capito assai
meglio di voi. Certo, si dirà: ma vengono sfruttate.
Eh beh, sai che novità: dietro hanno degli sfruttatori esattamente
come ogni padrone sfrutta la massa-lavoro. Come vengono sfruttate le
loro coetanee nei laboratori o nei campi di carciofi, specificando
che lo si fa a costi infinitamente minori. Fossi una quindicenne
carina della Capitanata, andrei di corsa a Roma a farmi sfruttare
invece
di essere costretta a lavorare per dodici ore al giorno in un
laboratorio di maglieria per una miseria. Ci si indigna perché delle
studentesse si prostituiscono per pagarsi le tasse universitarie, non
per le tasse universitarie. Ci si indigna per un commercio, quando
tutto è commercio e tutto è merce. I “valori”, appunto. La
borsa valori. Piazza Affari. E, per ripulirsi la coscienza e anche
per riempire gli occhi di fumo, ogni tanto si va a suonare a casa di
un fotografo romano che, da oculato imprenditore, non si sarebbe mai
messo a fare una cosa del genere senza che fosse esistito un
consistente mercato.
L'ABC del capitalismo, e nient'altro. Le quattordicenni ai giardini
fanno i pompini per cinque euro a botta, lo sapete? Forse vi piace
voltare gli occhi dall'altra parte, ma avreste dovuto sentire i
racconti fattimi da ragazzi di certi quartierini lontani dai Parioli
e dal Trieste, e anche da Roma stessa. Per soldi, che siano cinque
euro o cinquemila. Richiesta e prestazione. Ma lo sapete che 'ste
cose succedono regolarmente nelle scuoline, anzi proprio nelle
scuoline regolarmente trasformate in lager da prèsidi-sceriffi, e
con regolamenti paragonabili
oramai a quelli di Treblinka? Nelle stesse scuoline dove il medesimo prèside chiama la polizia se ti vede fare una scritta sul muro? Nelle stesse scuoline col crocifisso appeso al muro delle aule? Nelle stesse scuoline dove devi nasconderti per fumare una sigaretta? E gli insegnanti,
così tanto eroici, insegneranno mai a aprire gli occhi e a dire
chiaro e tondo: ragazzi e ragazze, sarete distrutti/e dal
Capitalismo, dal lavoro, dallo Smartphone, dalla mercificazione di
tutto e di tutti, dalla “cultura” intesa come schiavitù al
mercato, dalla qualsiasi mancanza di spirito critico e di
osservazione che noi, noi stessi contribuiamo a creare prostituendoci
per uno stipendio mensile esattamente come ti prostituisci tu, cara
Rossi Jessica del terzo banco, per cifre superiori al mio salario e
che te pòssino, visto che una scopatina con te me la farei pure
volentieri se potessi e se non dovessi mandare avanti la famìglia?...
Diceva
il signor Fusco, a quanto si legge: “Non
sai quante ragazze mi chiedono cose porche per arrivare da qualche
parte.” Eh
beh, per arrivare da qualche parte tutti noi chiediamo delle cose non
porche, ma porchissime addirittura. Tipo: portare uno stupido
curriculum
a un'agenzia interinale (o interanale, come meglio si dovrebbe dire).
Oppure: presentarci con orripilanti giacche e cravatte, o idiotissimi
tailleur,
ad un colloquio di lavoro, perché
l'aspetto conta (mica quello che, eventualmente, vali). Oppure
ancora: pietire uno sgobbo qualsiasi perché non ce la fai più a
andare avanti, pronti a tutto. Ed è questa la vera pornografia, che
costituisce l'essenza primordiale del Capitalismo il quale, poi, ti viene
a fare la morale, ti arresta e ti manda a passare la riedukazione
dalle monache, in modo da farti (ri)diventare una brava ragazza
pronta per farti massacrare dal maritino tanto bravo e lavoratore.
Le
morali e le retate. Il controllo sulla pedopornografia
in un
sistema che costringe milioni di bambini e bambine alla fame nera e
alla morte, con la massima indifferenza e a seconda dei bisogni dei
mercati; e che li costringe, peraltro, anche a prostituirsi. Ma fa
notizia se si prostituiscono le bimbette parioline, non quelle degli
slums di Manila o delle Case Minime di Rovezzano. E' lo stesso
sistema, poi, che tra i suoi sistemi di controllo ne ha escogitato
uno superbo: il cosiddetto ammòre,
coi suoi lucchetti, le sue canzoncine di merda, le sue gelosie, i
suoi libriccini, i suoi social networks. Tutto questo, naturalmente,
per fare soldi. Per produrre ricchezza. Per creare economia.
Nel frattempo, chi si professa anticapitalista deve stare attento
perché è costantemente sotto tiro. Lui che non ha mai frequentato
le baby squillo, e che al massimo potrebbe concedersi Nonna Abelarda
in minigonna. Lui che si è tirato seghe a sfare ripensando ai
diciotto secondi di Gloria Guida gnùda in Quell'età
maliziosa
(1975, con Nino Castelnuovo, girato interamente all'Isola d'Elba).
Lui che non c'è stato, e che si è ritrovato distrutto al di là
dalle generazioni. Lui che non cessa di crederci e di lottare, anche
a costo di ritrovarsi in delle peste anche peggiori di quelle che ha;
magari, chissà, con il signor fotografo come concellino. Il quale
ora, forse, comincia a capire come è fatto il capitalismo. Ti
prende, ti usa e ti butta via. Come qualsiasi cosa. Dopo essere
servito abbondantemente, magari, allo stesso giornalista di
Repubblica o dell'Espresso cui piaceva la Rossi Jessica del terzo
banco, che se la è guardata bene nelle tue foto e che magari c'è
stato pure a letto, e che ora ti sta distruggendo pagato dal sor
padrone.
Nella foto: Alice Liddell, 10 anni, fotografata da Lewis Carroll. Si tratta della bambina per cui fu scritto Alice nel paese delle meraviglie.
Post scrìttum
Dopo aver finito di scrivere il post mi accorgo di questo, scritto dall'Eretica, e che condivido dalla prima parola all'ultima. E raccomando di leggerlo, soprattutto alle quindicenni o giuddilì.