martedì 19 giugno 2007

L'ipercanzonetta

Un paio di giorni fa mi sono ritrovato a leggere una cosa definitiva. Solitaria y final; manca l'ultimo aggettivo della trilogia di Osvaldo Soriano, ma non ce lo metto perché non so se sia una cosa triste; e non lo voglio nemmeno sapere. E' una cosa, una cosa e basta. Diciamo che ha a che fare con una mailing list, dalla quale peraltro provengono, seppure spesso in "coabitazione", molti dei (re)post di questo blog. Ne faccio parte da diversi anni, e non sto qui a ricostruire le fasi della sua storia (anche perché i circa due milioni di lettori del presente blog la conoscono già bene). E' una mailing list dedicata a Fabrizio De André. Bene. Dicevo d'un paio di giorni fa e della cosa definitiva.

Cercherò di sintetizzare, con uno sforzo per me sovrumano. L'autore di questa cosa ha scritto due o tre cose semplicissime, enunciandole in una mail che ha definito "inutile". Le cose più semplici sono sempre, come è noto, quelle che non vengono quasi mai dette; viene quasi da pensare che la loro stessa natura lo impedisca. Finché, in qualche modo, non escono fuori con la loro dirompenza, buttate là, un giorno qualsiasi. Vengono presentate e chiedono che ciascuno ne tragga le conseguenze.

La prima è che Fabrizio De André non ha mai unito nessuno, ma che ci ha diviso. Sono altre le cose che possono unire alcuni di noi. La seconda è che la vera linea di demarcazione è la storia di ognuno di noi (e, nella "mail inutile", l'autore parla di alcuni pezzi della sua). La terza è che si sta parlando di canzonette che, in certi casi, riescono a parlare al cuore e far smuovere le mani e le gambe. Ce n'è anche una quarta: "Borghesi, non avete capito un cazzo".

Avevo cominciato a scrivere una risposta sulla mailing list, ma poi non me la sono sentita. Un po' perché mi sono accorto che a parole del genere c'è ben poco da rispondere; sono definitive, sono un riassunto perfetto di quel che è. E un po' perché mi è presa all'improvviso un'enorme, tremenda spossatezza, accompagnata dalla precisa sensazione di essere arrivato, con quel luogo, al capolinea. Con quella mail, l'autore ha tirato le somme. Canzonette. Alcune parlano al cuore e fanno smuovere mani e gambe. Proprio null'altro da dire. Basta così. Passiamo ad altro. Un'ultima cosa, però: i borghesi non capiranno mai un cazzo. Ci tenevo a dirla.

Con questo, non intendo assolutamente abbandonare quel luogo; e mi tocca anche qui affidarmi alle parole dell'autore della "mail inutile". Ci resto per affetto, e perché non mi va di lasciare quel luogo, che è stato sinceramente importante nella mia vita, in mano a certi personaggini che lo frequentano. Capiterà poi di riscriverci qualcosa; capiterà di ridiscutere, capiterà di insultare ed essere insultato, capiterà forse anche di desiderare ancora di affidargli qualche pezzo della propria storia, ovvero della linea di demarcazione. Per il resto, quella che è la mia storia la sto mettendo a disposizione di chi vuole, qui dentro. Il Bignami. Ciascuno giudicherà secondo la propria, di storia.

Una parte non indifferente della mia storia è costituita da un certo anelito giullaresco. Sono toscano, e può darsi che il mio "background" ci abbia la sua parte. Così ho pensato di suggellare questa cosa, dato che vi si parla di canzonette, accettando una sorta di suggerimento contenuto nella "mail inutile". "Sì perché di canzonette si tratta. Canzonette. Come quelle di Salvatore Adamo e quelle di Alfredo Bandelli. Come quelle di Sergio Endrigo e quelli di Claudio Baglioni. Canzonette come quelle di Andrea Parodi, quelle dei Delsangre e quelle di Massimiliano Larocca!"

Così ho pensato di fare una cosa, sebbene niente affatto originale (anzi, tutt'altro): comporre una "ipercanzonetta" tratta da tutti questi autori di canzonette. Così, perché mi va. Le cose che vanno fanno anch'esse parte della propria storia, sono anch'esse componenti della linea di demarcazione. Anzi, ora che ci penso, questo potrebbe essere un ottimo titolo per l'ipercanzonetta che segue.


LA LINEA DI DEMARCAZIONE

Era partito per fare la guerra
per dare un aiuto alla sua terra

Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
Di notte solo il vento gli faceva compagnia

E quando infine spunta l'alba
C'è solo vuoto intorno a me

Da quando son partito militare
Sapessi tutto quello che ho passato

E mi fanno compagnia quaranta amiche... le mie carte
anche il mio cane si fa forte e abbaia alla malinconia

La domenica delle salme non si udirono fucilate
il gas esilarante presidiava le strade

E' sul loro ultimo bacio che si chiuse la partita
ed il silenzio cadde come uno schiocco di dita

Ho ballato per ore con quello straniero
lo straniero era Dio, e io non c'ero

La patria non mi animò, per essa non morirò
verso il confine mi guida una stella, nel nome della bella

Ninetta mia, morire di maggio,
ci vuole tanto troppo coraggio

Ma ti diverti a tormentarmi
la notte tu mi fai impazzire

La notte
mi fa impazzire
mi fa impazzire.



2 commenti:

Lello Vitello ha detto...

Carissimo mi stuzzichi... ho fatto anch'io un'operazione del genere qualche anno fa, spero tu apprezzi :-)

==================================

Respiri piano per non far rumore
Ma quando russi tu mi sembri un trattore
Esci dall'acqua e ti vieni a sdraiare
E un tu la smetti mai di gocciolare

Con quella tua maglietta fina
Omaggio di' distributore di benzina
Scarpe da tennis bianche e blu
L'hai piene di mota un se ne pole più (2)

Ti chiamavano bocca di Rosa
Però a quei tempi un tu n'eri tignosa
Con le mani tu sai dirmi di sì
Come gli schiaffi che tirasti giovedì

Ed ho imparato che nella vita
M'assilli finché non è finita
T'innamorerai d'un bastardo che
Dopo un'ora e mezzo ti rimanda da me(2)

Dio delle città e dell'immensità
Fammi un po' un piacere leamela di qua
Ci vorrebbe un amico per dimenticare
Un amico che ti butti in fondo a i'mare

E ogni volta che viene giorno
Io spero che ti levi un po' di torno
Ma da quando ci sei tu
Di speranze un ce n'ho proprio più (2)

Riccardo Venturi ha detto...

Beh, direi che il tuo "tentativo" è assai migliore del mio. La possibilità di comporre ipercanzonette è ovviamente infinita e, perché no, del tutto opportuna. Lontane dall'essere centoni raffazzonati a casaccio, sono invece nuove possibilità espressive!