venerdì 22 giugno 2007

Due novembre


Due novembre 1975, due novembre 2004. Due date a ventinove anni di distanza. Nella seconda, sul ng di Guccini, ricordai la prima. Il due novembre 2004 George W. Bush veniva rieletto presidente degli Stati Uniti.

C'era da tornare all'Elba assieme con mia nonna, quel pomeriggio da lupi. Eravamo stati assieme a Piombino perché un nostro parente che abita da sempre lì era stato ricoverato in ospedale per un'operazione, una banale operazione di quelle che facevano comunque smuovere, in un periodo oramai lontano, un'anziana donna per andare a trovarlo. E così l'avevo accompagnata per smuovermi di lì. Avevo poco più di dodici anni.

E chi si lamenta della "malasanità" di oggi, avrebbe dovuto vedere l'ospedale di Piombino di allora, prima che costruissero quello nuovo. Che era già migliore di quello di Portoferraio. Quelle vecchie costruzioni che già dall'esterno puzzavano di dolore e sofferenza, quei corridoi tetri, quelle suore bianche o nere che giravano sempre con la solita ghigna da Diononesiste. E le lampade sopra il letto, tutte uguali, con il gambo che sortiva fuori dalla parete; e gli oggetti sui comodini, i biscotti, la radiolina, la settimana enigmistica, il giornale.

E il ritorno, poi. Due novembre, orario invernale dei traghetti. Due soli in servizio, l'Aethalia e il vecchio Calimero. Che in realtà si chiamava "Elba Prima", ma che tutti, da una vita, chiamavano "Calimero" perché aveva le fiancate mezze dipinte con la vernice nera. Calimero, il pulcino nero; doveva reggere già l'anima coi denti quand'era nuovo, ed era oramai decrepito. Ma o pigliar quello, o restare lì. D'inverno le corse finiscono presto. Dalle otto la sera alle sei la mattina, l'Isola d'Elba era davvero un'isola in mezzo al mare, e se ti sentivi male dovevi sperare nell'elicottero dei carabinieri, o in una motovedetta della capitaneria di porto.

Quindici persone su tutto il traghetto. Un tempo infame e un mare come i monti, come non se ne vede spesso in quel tratto di venti miglia. A metà canale di Piombino, lasciato oramai alle spalle il continente e senza vedere l'Elba, il Calimero decide di dare forfait: l'elica si inceppa e il traghetto comincia a girare in tondo. E, il bello, è che la nave è stata -come recitano le placche a bordo- costruita "nel 1951 dai cantieri Giraglia di Monfalcone". Eh sì, proprio una bella giraglia in tondo.

Panico a bordo, di quel panico in mare che non so quanti di voi abbiano mai trovato. Si cominciano addirittura a vedere dei membri dell'equipaggio pronti a calare le scialuppe di salvataggio; mia nonna che prega, ebbene sì. Io che, come ogni dodicenne, "fo l'uomo", ma che in realtà mi sto cacando addosso dalla paura; e quella maledetta nave che sembra pigliare tutti per il culo girando allegramente in tondo nel mare in tempesta, marcondiro 'ndera.

Alla fine, spunta un rimorchiatore che aggancia il traghetto, dove nel frattempo si sono rovesciate due macchine ma, fortunatamente, non i due camion a bordo; e lo trasporta in rada a Portoferraio, dove ci sono la gente sul molo, l'ambulanza dell'ospedale, i carabinieri e persino un prete, per l'evenienza che dovesse agitare l'ostensorio rivolto al mare ed intonare il requiem aeternam dona eis Domine. C'è un cugino che, fortunatamente, è venuto a prendere me e mia nonna con la sua Prinz, già vecchia allora.

E s'arriva a casa, quasi alle otto la sera. S'era partiti neanche alle tre del pomeriggio. Gli abbracci a casa, mia zia Clara che quasi piange, mia nonna che ripete solo una frase come una litania: "Clara, s'era bell'e morti, s'era bell'e morti, s'era bell'e morti". La cena. Il televisore con lo stabilizzatore. Ma sì, accendiamolo, magari lo dicono pure al telegiornale.

Invece, no. Al telegiornale dicono che Pier Paolo Pasolini è stato ritrovato ammazzato. Massacrato a Ostia.
Silenzio, con le forchette in mano e gli spaghetti a mezz'aria.
Perché anche in quell'isola che aveva smesso da poco d'essere dimenticata da Dio e dagli uomini, si sapeva chi fosse Pier Paolo Pasolini.
E per quella sera si smise di mangiare e si stette tutti zitti, andandosene a letto a cercare di dormire.
Due novembre millenovecentosettantacinque.
Ventinove anni fa.
Oggi si elegge l'imperatore del mondo.