gli anziani che impartiscono il segreto secolare;
e i saggi della folla non hanno alcun segreto
né da impartire né da occultare. Eppure:
ciascuno cerchi il suo modello
quelli che non ne hanno sono schiavi
come quelli che scelgono per un modello uno schiavo.
L'uomo libero insegna libertà,
il veritiero insegna verità,
il nobile insegna nobiltà.
La terra è piena di figli di nessuno;
eppure là, sulle vette dei secoli
si ergono come statue i grandi antenati
che a tanti morti diedero volto e voce.
Non troverete nel baratro un padre
ma in ciò che ancora non è stato travolto,
cospicua eredità rimasta senza eredi.
Juan Rodolfo Wilcock.
Nello stesso anno 1978, poco dopo la sua morte, alla vecchia libreria Marzocco -dove passavo ore-, mi capitò per puro caso di sfogliare alcuni suoi volumetti (di poesie, di aforismi, di racconti) pubblicati dalla Adelphi; avevo quindici anni, e da allora non ho smesso di viaggiarci assieme, a Juan Rodolfo Wilcock. Di viaggiarci e di traslocarci; anche quando mi sono trasferito dove abito adesso, i tre libriccini di Wilcock che ho (gli altri non si trovano più e non bazzico eBay per scelta) vi sono arrivati subito, quando ancora c'erano soltanto il letto e un tavolino ("nella mia stanza non c'è nulla, tranne il fonografo e il letto"). Nella foto, Juan Rodolfo Wilcock sbadiglia coi suoi occhi chiarissimi, vivendo forse come parti imprescindibili di una vita l'ozio e persino la noia.