sabato 19 marzo 2011

Esportazione


Ah, ecco. Diciannove marzo 2011, festa del papà. Volevo ben dire; praticamente siamo di nuovo in guerra, naturalmente per la democrazia. Si vede che avevo ragione a guardare con ragionevole sospetto, e fin dall'inizio, tutte 'ste gran rivolte arabe; magari con qualche distinguo. Più genuina quella tunisina, in un piccolo paese senza petrolio; quella egiziana con decise connotazioni di rivoluzione colorata e attualmente approdata a una dittatura militare in piena regola (paese strategico sì, il Masr, ma anch'esso senza petrolio in un periodo in cui il petrolio sta finendo). In Libia, invece, il petrolio c'è e fa gola. Tanta gola. Inutile fare tanti avvitamenti. Una Libia senza Gheddafi fa un comodo estremo; e si torna ai bombardamenti anglo-francesi, dopo il '56 del Canale di Suez. Stavolta gli USA non sembrano voler compromettersi troppo, sennò a Obama non dànno più il Nobel per la Pace (quello dato anche a Sadat e a Begin). E così rieccoci all'Esportazione, a cura di un altro figlio del '56, tale Sarkozy, profugo ungherese. Rieccoci agli "scudi umani", ai "bombardamenti mirati", alle "basi a disposizione", a tutto quanto. Con la differenza che stavolta, almeno per l'Italia, non siamo in un paese lontano; siamo alle porte di casa. Siamo alle porte di una casa nella quale Gheddafi, solo poco tempo fa, è entrato in pompa magna. E rieccoci coi soliti esperti, e coi soliti generali che disegnano alla radio e alla televisione i possibili scenari. Rieccoci con le "missioni di pace", visto che dell'Afghanistan non ne abbiamo ancora avuto abbastanza. Rieccoci con le democrazie in punta di cacciabombardiere, rieccoci con gli attacchi di terra, con la propaganda, con le manipolazioni, con tutto quanto. Rieccoci coi dittatori coi quali si fanno affaroni finché fa comodo, e contro i quali si scatena la guerra quando il comodo muta direzione. E non ho molto altro da dire, anche perché non sono un profondo analista, sono solo un disgraziato di essere umano cui girano i coglioni e che non può fare niente. E non farà niente, a parte scrivere un post insignificante su un blog ancor più insignificante. Uno schifo, e basta. Uno schifo immane. Vomito che sale, e che non sa neppure bene in quale direzione vomitarsi.