mercoledì 6 aprile 2011

Riondinoff


Lo dico fin da subito: questo non è un post moralistico (Iddio ce ne scampi e liberi, dalle morali!), e men che mai "contro David Riondino". Ma figuriamoci. Casomai è un post contro me stesso, e contro tutti gli imbecilli come me che ancora ci hanno qualche buffa forma di illusione (e che, per questo, di soldi non ne hanno fatti e non ne faranno mai). Per lo più, poi, si tratta di illusioncine decisamente bischere, per nulla originali e senza alcun fondamento logico. Insomma, il Riondino David, sicuramente con pieno merito e con la sua indiscussa genialità, deve aver fatto i dindini; o, perlomeno, ne deve aver fatti a sufficienza per permettersi di pigliare un milione e mezzo di euri e di buttarli via nelle mani del Madoff dei Parioli, in compagnia della Guzzanti, di cuochi famosi, di ex calciatori, di 'ndranghetisti, di "signori della sanità" e via discorrendo. Poi, naturalmente, ci ha scherzato sopra; e l'ironia è una gran cosa, anche se sospetto che in privato qualche bel moccolo a Cristo, alla Madonna e a tutti i santi ce lo abbia comprensibilmente tirato. Insomma, anche ad averceli, un milione e mezzo di euri non sono noccioline; gli auguro, ovviamente, di poterli ricuperare, e magari di essere anche meno fava in futuro. Ma comprati case, perdio, se proprio ci hai voglia di investire; ma è anche chiaro che ognuno fa ciò che vuole dei propri quattrini, anche affidarli all'ennesimo furbacchione che poi, regolarmente, ti frega. Finendo a volte in galera, ma a volte anche scappando col malloppo.

Niente moralismi, d'accordo. Anche se, debbo dirlo, mi fa una certa impressione pensare al ventenne del collettivo Víctor Jara impegnato, qualche anno dopo, nel far fruttare fior di soldoni con interessi altissimi, assieme ai vippi, a cura del Madoff dei Parioli. Già nel sentire il nome dei Parioli mi piglia un certo nonsocché, più o meno come se il Riondino avesse affidato i suoi quattrini al Popoff di San Babila; poi mi capita di ripensare a Víctor Jara, quello del collettivo, mentre lo torturavano, mentre gli spezzavano le mani, mentre lo ammazzavano nell'Estadio Chile. Mi viene da ripensare ai Rombi e alle Milonghe, e a quando David Riondino lo ho curiosamente sfiorato, mettiamola così. All'università, tanti e tanti anni or sono. C'era un tipico esame "tappabuchi", facile facile, quello di letteratura ungherese; lo davano tutti per far numero, certi che il professor Miklós Hubay, noto letterato di quel paese scappato dopo la rivolta del '56, a chiunque sapesse pronunciare decentemente il nome di Sándor Petöfi o di Attila József (Endre Ady no, quello era troppo facile anche per lui) dava automaticamente il trenta e lode. Insomma, anch'io ne approfittai biecamente; nell'aula, poco prima che mi toccasse l'esamino, mi ritrovai con la famosa faccia nota, anch'ella pronta a farsi magiara per dieci minuti, e azzardai a dirle: "Ma assomigli tremendamente a David Riondino!" E lui, con aria anche un po' scocciata e un sorrisetto: "Ma io sono David Riondino". Fine dell'incontro. Ero al vecchio Teatro Tenda il 16 gennaio 1979, qualche anno ancora prima, quando il medesimo faceva da apriconcerto a Fabrizio de André e alla Premiata Forneria Marconi; la prima volta che sentii una delle sue parodie, lo Gniegnio che faceva il verso a Branduardi con l'indimenticabile trota salmonata, in un tripudio di bucolici cinguettii; ero, una volta, in piazza San Marco, diciassettenne verdesporco esangue in compagnia della pischellina che sembrava una bertuccia, a cantare su una panchina assieme a lei Ci ho un rapporto e Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir s'incontravano in un bar. E giù risate. Potrei fare un post moralistico contro David Riondino? Ma nemmeno se lo volessi.

Nemmeno rivedendolo al Pidduista Show diretto peraltro dall'autore di Contessa dai campi e dalle officine; nemmeno ora, nell'apprendere della sua disavventura economica con il signor Landi, o come si chiama. Oddio, una discreta figuruccia di merda ce l'ha fatta, al pari della Guzzanti; ma pazienza. Però.

Però questa se la becca, ché tanto non ci farò nemmeno un quattrino; la base, del resto, l'ha scritta lui (anzi no, l'ha scritta Francesco del Gregorio):



Riondino che investe il dindino
in quest'Italia berlusconiana
assieme a cuochi e agli 'ndranghetisti
e tutti quanti vogliono la grana, vogliono la grana
Con la sorella che fa il teatro
e la compagna che pure investe
in quest'Italia dentro al baràtro
loro stan fuori dalle peste...

O Daviddino mi domando e dico
c'era bisogno di quei mariuoli
e d'investire il tuo quattrino amico
con quel Madoffe dei Pariuoli?
Li hai guadagnati facendo l'artista,
ma veramente valeva la pena,
tu che magari eri comunista
e che sonavi pure la quena?

Ma se volevi buttarli via
dandoli a quei loschi figuri,
non li potevi dare a tua zia,
non li potevi dare al Venturi?
E lo diceva i' tu' poero nonno
mentre sparava sull'Ortigara
"I mi' nipote gli è un poco un tonno,
però gli è bravo e fa Victor Jara"

Però oramai hai preso il botto
devi affrontare il tuo disavanzo,
magari vinci al Superenalotto
magari torni pure da Costanzo
oppure traffichi tra i fornelli
assieme al cuoco anche lui fregato,
giochi a pallone con Rizzitelli,
tu che da piccolo eri negato...

E t'è venuta la Finanza a casa,
"O sor Riondino, la venga qua,
i su' quattrini son tabula rasa",
ti s'è sentito gridare Aaaaaaaaaaaa!....
Ma poi l'hai presa con ironia
mentre volavi dal quarto piano,
sembrava tutta una parodia,
e hai rimbalzato sull'ortolano

O Riondino spiegami perché
ti sei cacciato in questa situazione,
che poi magari mi tocca a me...
...proprio a me...
di portarti in rianimazione....!