lunedì 11 aprile 2011

Risotto alla Cantonale


È bene riprovare un po' di sano razzismo elvetico sulla propria pelle; oltretutto, stavolta, mica dagli Schwarzenbach o dai Dupont: no, dai Bernasconi e dai Mazzacurati. Dai ticinesi riunitisi in Lega, eh sì. Primo partito del cantone dei grotti, della gazzosa mescolata al vino, degli esuli sdegnosi & danarosi stile Benedetti Michelangeli o Mina Mazzini, dei casinò e dei risotti. Proprio un bel risotto alla cantonale è stato servito all'Italia, non c'è che dire!

Normalmente, queste sarebbero cose che dovrebbero far meditare. La campagna anti-italiana della Lega dei Ticinesi (da ieri primo partito del cantone con oltre il 29%) è stata fondata sull'immagine degli italiani come ratti (che vanno, immagino, a rodere il buon formaggio svizzero, anche se in Ticino non se ne produce poi tanto e non di qualità eccelsa). Gli ingredienti di questo formaggio li conosciamo benissimo: ci rubano il lavoro, ci rubano i soldi, portano criminalità; nella campagna dei ratti ("Bala i ratt"), inoltre, due italiani (Fabrizio e Giulio) sono associati a un rumeno (Bogdan). Direi che ce n'è abbastanza prima per mettersi a ridere, e poi a pensarci bene su; noi che abbiamo affibbiato ai rumeni la cultura dello stupro, ora ci ritroviamo associati ai rumeni nella cultura dei ladri. Quando le cose sono meritate, non c'è né da incazzarsi, e né da rispolverare il vecchio desiderio (3° classificato nel famoso sondaggio di Cuore sulle dieci cose per cui vale la pena vivere) dell'invasione della Svizzera. In Italia, facciamo esattamente lo stesso. La Svizzera agli svizzeri, l'Italia agli italiani. Il Canton Ticino ai ticinesi, il Veneto ai veneti. E così via. La cosa più bella, ora come ora, sarebbe la formazione e il successo di una Lega Sanmarinese; tutta una serie di föra da i ball incrociati.

Bogdan il rumeno indossa una canottiera con le stelle dell'Unione Europea; ma toh, o non erano i nostri leghisti che volevano applicare alla Romania condizioni speciali, espulsione compresa, pur essendo entrata oramai da anni nella UE? E Bossi che andava a Lugano con tutte le truppe per celebrare Carlo Cattaneo? E il grande intellettuale, il professor Miglio, che magnificava l'ordinata noia svizzera prima di schiattare e di farsi intitolare i plessi scolastici di Adro? E i ticinesi, che nel resto della Svizzera sono considerati nient'altro che degli italiani capitati là per qualche capriccio della storia? Una delle fissazioni dei ticinesi è infatti proprio questa: cercare di essere più svizzeri degli svizzeri. Il loro sogno collettivo è che il resto dei cantoni, tedeschi e romandi, li applaudano e dicano loro: "sì, ragazzi, ora finalmente siete diventati svizzeri sul serio". Con questa mossa credo che ci stiano riuscendo.

O che siamo forse, indignati? Chi, noi? E saranno magari indignati pure i rumeni, che nel loro piccolo sono fior di razzisti nei confronti dei Rom? Ora ci pensano i ticinesi, in questa specie di matrioska della rozzezza e dell'imbecillità che però dovrebbe avere il vantaggio di mettere a nudo un portentoso chi la fa, l'aspetti. I ratti svizzeri fabbricano i ratti italo-rumeni. I ratti padani fabbricano i ratti siciliani e magrebini. I ratti pratesi fabbricano i ratti cinesi. I ratti rumeni fabbricano i ratti zingari, peraltro ben coadiuvati dagli italiani. E più sopra? Che cosa c'è sopra? Tra i link di questo blog forse qualcuno avrà notato che c'è quello allo Svalbardposten, il "giornale più a nord del mondo"; sopra di loro c'è soltanto il Polo, e hanno tutti sotto. Auspico la formazione di una Superlega delle Isole Svalbard che ratteggi tutti quanti; ne avrebbero in fondo ben diritto, a 81 gradi di latitudine nord. Che diano di ratti agli schifosamente meridionali razzisti olandesi di Geert Wilders, o ai fiamminghi del Vlaams Belang. Che diano di topi di fogna al Front National e ai ticinesi della Lega, il cui leader, un panzone di nome Bignasca, vuole costruire un muro a Chiasso così come a tanti, in Italia, piacerebbe costruirlo sempre a sud della propria regione fino a arrivare al muro di Lampedusa.

Stasera, senz'altro, mi preparerò un risotto. Mi spiace di non avere con me una bottiglia di un ottimo vino rosso ticinese, chiamato Selezione d'Ottobre; un nome che, almeno per me, ha una piacevole assonanza con un'altra cosa. Sono davvero contento di questo ceffone, che peraltro non farà accadere niente perché oramai, in quest'Europa di merda, siamo tutti intrisi di razzismo, di nordismo, di superiorità. Ci ratteggiamo fra di noi, e ci divertiamo tanto. Tutti imbevuti di popoli, di identità, di patrie e di bandiere (quella del Canton Ticino, peraltro, è identica a quella del Bologna); addio alla solidarietà e all'appartenenza di classe, e addio anche a Lugano. Del resto, anche nel famoso canto anarchico di Pietro Gori, i cavalieri erranti sono trascinati a nord. Forse cercavano il loro futuro risotto.