lunedì 23 maggio 2011

Un paese per vecchi (forse)


Lui ha 84 anni, uno di quegli anziani per i quali, un tempo che fu, si usava l'epiteto di arzillo (che ha la stessa radice di ardere). Conosce una russa di 34 anni, capitata in Italia nei soliti modi; se ne invaghisce. Lei dice di considerarlo un amico, lui è convinto che sia qualcosa di più; ma nulla da fare. Non è qualcosa di più. A 84 anni bisognerebbe capire che è finita. Non con l'amore, perché ci si può innamorare eccome ed essere anche riamati in modo bellissimo; ma si dovrebbe dare per terminata l'attività sessuale. Non c'è niente di male; considero invece vergognoso voler forzare la natura. Cretini i gerontologi, o chi per loro, che si ostinano a voler far credere ai vecchi di poter fare ancora i giovanotti, riempiendoli di illusioni e anche di inutili fatiche. Esattamente come i bambini e gli adolescenti vengono riempiti di danze, tennis, palle al volo, corsi di qualsiasi cosa, facendone in generale degli stressati anzitempo; i vecchi vengono riempiti di viaggi massacranti, sport senior, volontariati e quant'altro, facendone in generale degli stressati post-tempo. E sessi su sessi, soprattutto. Viagra, Cialis, Levitra, perché il tempo non deve passare mai. E così, l'ottantaquattrenne di Vada (Livorno), stante il fatto che la trentaquattrenne russa non ne vuole sapere (come, magari, non ne vorrebbe sapere di un diciottenne), le penetra in casa e gliela sfascia completamente. Le smonta i mobili scientificamente, e poi infila una canna nel rubinetto, lo apre, e allaga tutto. E menomale che è solo quello, visto quel che fanno altri vecchietti arzilli (dal pensionato qualsiasi al presidente del consiglio). Sarà un paese per vecchi, questo? Sarà perché è un paese sfinito rivitalizzato appena dagli immigrati, gli unici che stanno fabbricando delle generazioni future?

E allora te li ritrovi davanti, i vecchi, in mille e mille situazioni. Da quello che ti sta davanti con la macchina e va a venti all'ora mentre hai una furia cane, generalmente di andare a far lo schiavo da qualche parte; oppure quello in coda alla cassa del supermercato, che lètica con un coetaneo perché ha osato passargli avanti. Ti ritrovi la vecchia imbellettata e quella trasandata, ti ritrovi tutte le classi riprodotte con parecchi anni sul groppone, ti ritrovi la clinica di lusso e la Pia Casa di Lavoro (si chiama così, e in modo agghiacciante, l'ospizio comunale fiorentino più noto come "Montedomini"). Ti ritrovi il vecchio squisito e dal linguaggio elegante, con la sua antica cortesia (citazione), e il vecchio stronzo, maleducato, prepotente. Te li ritrovi sulle panchine a non far nulla, te li ritrovi alle manifestazioni coi drappi da partigiano, te li ritrovi al bar a lanciare battute oscene e idiote sulle ragazzine, te li ritrovi a ammazzare il vicino o la vicina di casa e te li ritrovi a centotré anni, vestiti di tutto punto, a cercare di ammazzarsi buttandosi in Arno da una passerella una domenica d'agosto. E cominci a pensarci, a pensarci forte; specialmente alla mia età di mezzo. A gioventù passata, e spesso manco saputa cogliere, e con davanti quel che sarai. Forse non a breve, ma neanche a lungo termine.

Bombardati. Mercato. Il Mercato è, come si sa, rigidamente suddiviso in fasce di età; si comincia al primo vagito e si termina all'ultimo rantolo. Mode per neonati e mode per vegliardi; nel mezzo, mode per bambini, per adolescenti, per giovani, per adulti, per gente di mezz'età. Prodotti specifici. Target. Questa parola inglese significa "bersaglio", e a un bersaglio di solito si tira con qualche arma, che sia una freccia o un fucile d'assalto. Le fasce di età s'incrociano con le fasce sociali; le fasce sociali s'incrociano con le fasce di reddito; le fasce di reddito s'incrociano con le fasce elastiche, e tutto s'incrocia mentre i vecchi oramai pensano allo stesso tempo di essere ancora giovani e di essere già morti. Imperano le gerontocrazie, ma non sono -come si dice a volte- di "stile sovietico"; sono di stile pienamente capitalista. L'esperienza di vita, ammesso che tutti siano capaci di rendersene conto e di metterla seppur minimamente a frutto, cede alla realizzazione. E se non hai realizzato niente ti devi accontentare di essere carne da Mercato, sebbene oramai frolla. Sei stato, prima, carne giovane. Sei stato gabbato con la mistica del lavoro. Sei stato spremuto come un limone; e, ora, gòditi una vecchiaia di solitudine, di televisione, di nulla. Oppure assalta la badante ucraina, stattene sulla panchina con Libero o con l'Unità, e ripensa, ripensa, ripensa. Vecchio porco e sudicio, vecchio quieto e pulito, vecchio sposato da sessant'anni con una donna che detesti e che ti detesta, vecchio innamorato da sessant'anni di una donna che sta morendo.

Sarà un paese per vecchi, questo? Che cos'è che fa rifiutare di voler invecchiare? Saranno le immagini che hai davanti, tutti i giorni? Oppure saranno i passi malfermi, le mattinate passate a farsi visitare in ospedale, e andare a letto sapendo che potresti non svegliarti? E tutte quelle preghiere, quelle immagini sacre, quelle messe alle sette del mattino; ti ricordi quando, a venticinqu'anni (l'età alla quale un poeta si sentiva vecchio), maledicevi Cristo e i santi? E, intanto, nuove offerte per la terza età. Cartelloni sfavillanti con una coppia di anziani, in ordine perfetto, sorridenti. Accanto ti passa un tizio, con una macchina scassata, 280.000 chilometri; tutti i giorni va a prendere dei vecchi. Sbavano. Hanno, a volte, dei decubiti spaventosi. Non si rendono nemmeno conto di essere trasportati; oppure se ne rendono conto, e si mettono a parlare. A volte si scopre persino che volevano cambiare il mondo.

Io non lo so come dovrebbe essere, un paese per vecchi. Mi sembra di vedere un paese, ed un mondo intero, che non è per nessuno; né giovane e né vecchio. Ma ho oramai un'età sufficiente per dare un senso alle mie osservazioni, e certe cose mi sono chiare. Nessuno è fatto per vivere come merce. Nessuno è fatto per vivere come bersaglio della merce. Basta questo. E di me sia quel che deve essere, ma sempre come elemento sociale e cosciente, e circondato dal nuovo di diecimila colori; perché quel nuovo è anche me stesso, come lo sarò stato, forse, anch'io per chi era vecchio allora e mi vedeva passare; e tutto questo non deve essere interrotto. Così, magari, un giorno il mondo diverrà il paese degli esseri umani.