Il 15 febbraio, ecco che arriva la blåtime, l'ora blu. All'improvviso, verso le otto del mattino, il buio si dissolve piano e tutto assume una colorazione bluastra sull'immensa distesa bianca; le case e le strade della cittadina, che si chiama Longyearbyen dal nome di John Munroe Longyear (un imprenditore minerario americano), ancora sono illuminate artificialmente. Di nuovo il sole all'orizzonte; il cielo è limpido come il cristallo, e si scorgono di nuovo le montagne che circondano l'Adventdal, la "valle dell'Avvento" dove sorge quella che è la città più a nord del mondo. Il sole. Anche il sole è femminile, in norvegese: sola. E' una parola antica e uguale alla nostra, anche se si pronuncia in realtà qualcosa come sùla.
Non andrà più via, il sole. Le giornate si faranno sempre più lunghe; il 20 aprile il sole smetterà di tramontare, fino al 23 agosto. Centoquarantuno giorni senza notte, a far da bilancia ai centoventotto senza giorno. Durante quei centoquarantuno giorni senza la notte, gli svalbardiani boccheggeranno, verso luglio, nella calura dell'estate: lo scorso anno, quando lo Svalbardposten ancora presentava ogni giorno il bollettino meteorologico (ora c'è solo una "mappa del ghiaccio"), il 7 luglio salì fino alla bellezza di 11 gradi. Sembra però che quest'inverno sia stato, in alcuni periodi, eccezionalmente mite: in dicembre si sono avute temperature di cinque o sei gradi sotto zero, qualcosa di inaudito. Ancor più inaudito quel che riporta lo Svalbardposten lo scorso 7 febbraio, mentre l'Italia era sotto la "morsa del gelo siberiano": ancora al buio totale, la temperatura è salita a 7 gradi sopra zero e il ghiaccio si è sciolto. Mi ricordo di quando lo stesso giornale, qualche anno fa, aveva dato conto di una manifestazione contro la guerra in Iraq che si era svolta a Longyearbyen con una partecipazione massiccia, e con una temperatura di trentotto gradi sotto zero. Però, lo scorso 22 luglio, la temperatura alle Svalbard è scesa a centomila gradi sotto zero quando si è saputo che un ragazzo di 14 anni delle isole era tra le vittime di Anders Behring Breivik, a Utøya.
Priorità differenti. Nessuna crisi, nessuna Grecia, nessuna guerra, nessun politico per il 15 febbraio. Il 15 febbraio è soltanto il lysdag, il giorno della luce. Fra pochi giorni, le strade di Longyearbyen saranno addobbate a festa per celebrare il ritorno del sole: la chiamano Solfestuka. Cosa volete che gliene importi, a loro, degli eventi del mondo in un giorno in cui c'è l'ora blu; e il giornale, il Verdens nordligste avis, spara a nove colonne un titolo che non si vedrà mai altrove. Nå kommer dagslyset. "Ora arriva la luce del giorno". Il titolo più meraviglioso della storia, lo stesso del Corriere della Creazione.
Nella foto: Longyearbyen alle 8.09 di stamani, 15 febbraio 2012.
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