martedì 5 giugno 2012

Dordolandia


Il tizio che si vede nella foto si chiama Luca Dordolo e, come preconizzato da Andy Warhol all'inizio degli anni '80, ha vissuto il suo quarto d'ora di notorietà.

Luca Dordolo è, o meglio era, capogruppo della "Lega Nord" nel consiglio comunale della città di Udine (Videm in lingua slovena). Il suo "quarto d'ora" lo ha avuto qualche giorno fa, quando ha pensato bene, dalla sua pagina Facebook, di esprimere alcuni giudizi sull'ennesimo femminicidio quotidiano che avviene in questo paese: quello di una ragazza indiana, Balwinder Kaur, avvenuto a Piacenza ad opera, come di consueto, del marito

Per Balwinder Kaur non è bastato un omicidio; ce ne sono, come sempre, voluti almeno altri due. Il primo come donna; il secondo come essere umano in sé; il terzo come donna indiana. Di quest'ultimo si è occupato specificamente il capogruppo Luca Dordolo. In attesa del loro rapido oblio (un quarto d'ora è pur sempre un quarto d'ora) ricordo le sue parole espresse su Facebook: "La donna indiana gettata nel Po ha inquinato il nostro fiume sacro. Cosa direbbero se andassimo a fare lo stesso nel Gange?".

Luca Dordolo è palesemente un povero imbecille.

Il fatto che sia un povero imbecille, però, non muta di una virgola tutto ciò che immane alla sua imbecillità, ed il quale -mi preme ricordarlo- non è affatto esclusiva prerogativa esclusiva della formazione "politica" della quale è, o era, capogruppo al comune di Udine. È un'imbecillità che proviene da sessismi e razzismi che sono parte integrante di questo paese, foraggiati senza ritegno dai media anche fintamente "progressisti" (col giornale-partito "Repubblica" in prima fila). E' un'imbecillità che proviene dalla colossale ignoranza della maggior parte degli italiani. E' un'imbecillità che si esprime alla perfezione nelle cosiddette battute, perché le legioni di Dordolo con cui abbiamo quotidianamente a che fare hanno immancabilmente il gusto della "battuta" (vi ricordate, che so io, di un tizio che tempo fa faceva il "presidente del consiglio"...?). E' un'imbecillità che ha tutta una retro-incultura incancellabile, ma che bisognerebbe cominciare a considerare come omicida. E, particolarmente, come femminicida. E' un'imbecillità che ha in sé la quintessenza del fascismo, chiunque ne sia il portatore. E' un'imbecillità, infine, che ha trovato due veicoli privilegiati: Facebook è la "democrazia rappresentativa". Luca Dordolo ne è un perfetto esempio: un eletto e, al tempo stesso, lo spippolatore indefesso su Facebook. Del tutto identico alle miriadi di politicanti facebukkari che, davanti alla tastiera, perdono ogni ritegno senza rendersi nemmeno conto che il loro amato social network può essere letto da tutto il mondo o quasi.

Se Luca Dordolo faceva il capogruppo di qualcosa al comune di Udine, significa che qualcuno, in detta città capoluogo di regione, lo aveva votato.

Significa che doveva aver presentato un programma, o qualcosa del genere, "condiviso" da coloro che, nel famoso segreto dell'urna, avevano scritto il suo nome. Per quanto se ne sa, cioè niente (a parte, forse, nella città di Udine e dintorni), Luca Dordolo può aver fatto anche delle "cose positive", o percepite come tali. Potrebbe aver tranquillamente fatto sistemare un'aiuola o costruire un giardinetto per i giochi dei bambini. I cittadini votanti si sentono "rappresentati" da chi fa queste cose, e non è certo escluso che molti, in questo preciso momento, rimpiangano il Dordolo con la sua facciona da montanaro dell'Alta Carnia. La "democrazia rappresentativa", e massime nel modo in cui si è venuta sviluppando da qualche decennio, è in gran parte basata sul "fare" al di là delle ideologie. Le ideologie sono state dichiarate morte. In base a questo, qualsiasi imbecille come un Luca Dordolo può risultare non soltanto "eletto", ma anche gradito se "fa". A prescindere da quello che pensa e dice. La "democrazia rappresentativa", in realtà, non rappresenta nulla; il giardinetto e l'aiuola che piacciono tanto ai cittadini (al pari del "degrado" e della "sicurezza") sono propagandati come "cose vicine alla sensibilità della gente", i sindaci (vedi Renzi, un dordolone un po' più importante e famoso, ma ugualmente dedito a Facebook) mettono su i cento punti, i cento luoghi e quant'altro, furoreggiano legalità, giustizie e certezze delle pene, e tutto il resto sono "battute". La "delega", detta anche "esercizio principe della democrazia", si rivela quindi per ciò che è realmente.  Si rivela come il sistema per mandare un Luca Dordolo in consiglio comunale; che sarà mai. Fa parte, il Dordolo, di un partito che ha mandato Borghezio in parlamento; solo che il Dordolo, povero imbecille che fa le "battute" su Facebook, lo hanno espulso dalla Lega Nord. Borghezio, invece, è ancora là. Così si vedrà almeno se il Dordolo impara la differenza che corre tra pesci piccoli e pesci grossi; e se non lo impara, gli restano comunque Facebook e la possibilità di metter su, alle prossime elezioni comunali di Udine, una bella lista civica. E, magari, anche di imparare la geografia, perché proprio non si capisce come mai il Po dovrebbe essere il "fiume sacro" dei friulani. Tira via il Tagliamento o il Natisone; ma, del resto, ho dei "padani" persino qui in Toscana. Forse vorranno fare l'Arnia, così ci metton dentro le api e fanno il miele.

Può darsi che sia andato un po' troppo in là. Tirare in ballo addirittura la democrazia rappresentativa per un mentecatto razzista, sessista e dall'intelligenza pari a quella di una melanzana, forse è troppo. Di motivi per opporsi  alla farsa "democratica" ce ne sarebbero di ben più seri di un Luca Dordolo. Però, e debbo dirlo, mi ribolliva troppo il pensiero di quella povera ragazza di Piacenza. Mi ribolle per tutte. Mi ribolle per i bambini lanciati dai padri dal sesto piano. Mi ribolle che sulla sua morte atroce non si sia persa nessuna occasione per far manifesto di cose ignobili, e non solo da parte di Luca Dordolo; e non mi riesce di smettere di pensare che i Luca Dordolo siano anche il prodotto di un sistema politico, economico e sociale basato sull'odio, sull'ignoranza, sul disprezzo per l'altro, sulla crassa pancia piena di merda e di "battute", sullo sfruttamento e sulla mercificazione, e sulla riduzione della donna a carne da sesso e da macello (oltre che da lavoro, come tutti).

Mi ribolle che una donna sia dovuta morire infinite volte, come accade ogni giorno, affinché tutti i dordoli che popolano questo paese abbiano potuto sbranarla. Gratuitamente oppure per guadagnare magari qualche voto a quel bel giochino che, tra le altre cose, permette di rubare un bel po' di quattrini; e non mi riferisco, vorrei ribadirlo, soltanto ai buffoni criminali della "Lega Nord". Per un Luca Dordolo che scompare, pùff, grazie alla sua idiozia, ce ne sono dieci che sono ancora lì, e altri dieci che compariranno sotto ogni bandiera di merda.  Tutti con la loro bella dose di democrazia alle spalle, di aiuole, di famigliuole, di "programmi", di social network, di manifesti a base delle loro facce di merda. Che costringono persino un povero e bravo tenore lirico, un artista che ha la sventura di ritrovarsi omonimo di un imbecille, a pubblicare sul suo sito un disclaimer chiarificatore (e al tenore Luca Dordolo, per quel che può servire, va tutta la mia solidarietà). Funziona così nel paese di Dordolandia, e funzionerà così finché non cominciamo a smantellarlo. Con le buone o con le cattive.