venerdì 3 agosto 2012

Inqualifiché....?


Casa del Popolo di Grassina (Firenze), sera del 2 agosto 2012, verso le 22.30

Le Case del Popolo erano, ci dicevano, patrimonio dei lavoratori. Del popolo, insomma. I lavoratori e il popolo venivano identificati; in pratica, si trattava di una classe

Si trattava? Io dico che si tratta ancora. Anche se, a un certo punto, hanno detto che la parola classe era brutta brutta, se adoperata in quel senso là. Si poteva ancora dire "classe" come aula o suddivisione scolastica, come sinonimo di eleganza e stile, come categoria automobilistica o di altri sport, come si voleva; ma guai, che so io, a unirla ad espressioni disdicevoli come "lotta di" o "coscienza di". Residui di un passato oramai morto, anzi meglio: veteroresidui di un veteropassato veteroramai veteromorto.

E così anche le Case del Popolo si sono dovute adeguare. Via tutta una simbologia, che ha seguito di pari passo l'evoluzione del Partito Comunista Italiano, vale a dire il gran partito de' lavoratori e la guida della classe operaja. Dal PCI al PDS, ai DS e al PD (seguendo la logica "a scalare", si sarebbe dovuto chiamare solo "S", ma vabbè). Ci dev'essere sicuramente, da qualche parte nei dintorni di Firenze o comunque in Toscana, qualche Casa del Popolo che ha sperimentato, nei manifesti, una possibile trafila come questa: 

Giuseppe Stalin (1952)--> Palmiro Togliatti (1958) --> Che Guevara (1965) --> Enrico Berlinguer (1975) --> Bobo di Sergio Staino (1981) --> ragazzina dalla faccia pulita, occhioni grandi e fiore nei capelli (1986) --> Achille Occhetto (1990) --> condoglianze per la morte di Gianni Agnelli (stile "ciao Gianni", 2002) --> Walter Veltroni (2008) --> Steve Jobs (1955-2011) --> Noi stiamo coi lavoratori, sì al TAV (2012)

Manifesti tutti visti coi miei occhi in varie case del popolo fiorentine e toscane. Non sto celiando. Muniti di tutta l'evoluzione simbolica, dalla falce-e-martello agli alberelli vari, per finire alla sigla di Padova in tricolore.  E poi "progressisti", ulivi, unioni, margherite e, soprattutto, ciò che, secondo alcuni, sarebbe la "trasformazione" di quel gran partito de' lavoratori in un partito di destra, asservito al padronato e ai potentati economici, in prima fila in ogni repressione possibile e immaginabile, infarcito di personaggi impresentabili, gestore del potere nazionale e locale nel modo più mafioso possibile, impelagato in nomine, scandali, lottizzazioni e mazzette, fucina dei Calearo, delle Serracchiani, degli Esposito, dei Renzi, delle Nirenstein (quella che da Lotta Continua, come parecchi, è passata al PDL e alla bella casina da colona sionista occupante a Gilo; ma un passaggino nel post-PCI doveva pur farlo, è praticamente naturale).

Secondo alcuni, come dicevo, questa sarebbe una "trasformazione". Io dico invece che si tratta di un'evoluzione perfettamente naturale del PCI, che è andato dove la sua storia di potere lo ha portato, e senza nessuna soluzione di continuità. Con tutte le sue "storiche figure", e non è certamente un caso che Napolitano ne sia stato, a suo tempo, un dirigente. Ma nulla è un caso, nemmeno chi se ne era già accorto quaranta o cinquant'anni fa finendo, ovviamente, nel tritatutto.

La foto che vedete sopra è stata scattata esattamente in una Casa del Popolo.

Appena si entra dalla piazza principale del paese (un grosso sobborgo fiorentino, nonostante sia nominalmente parte di un altro comune), c'è un lungo corridoio, peraltro piuttosto tetro. Nel corridoio sono sistemate le bacheche dei partiti; c'è il Partito de' Comunisti Italiani, c'è Sinistra Critica, c'è il Partito Comunista dei Lavoratori e tutta l'atomizzazione della famosa sinistra radicale; poi c'è, naturalmente, la bacheca del Gran Partito, con un manifesto che invita alla sottoscrizione volontaria e un'altro che parla del "lavoro" (e du' paia di coglioni no, eh).

Sembra che tale bacheca, quella del PD, ultimamente subisca -come dire- qualche incivile danneggiamento che ha provocato l'indignata reazione del presidente della Casa del Popolo (chissà di che partito sarà...). Insomma, atti inqualificabili che non rientrano nel corretto dissenso politico: tracce di sputi, cazzi alati, scritte del tipo PUPPATECELO FASCISTI DI MERDA vergate con pennarelli che devono essere i Carioca con cui Polifemo faceva i disegnini nella caverna da quant' 'e gli ènno grossi, falci-e-martelli (toh chi si rivede!), incrinature di sassate, e così via.

Il problema è che, ora come allora, nelle Case del Popolo ci va, giustappunto, il popolo; e sembra che il popolo di Grassina abbia un paio di caratteristiche salienti.

La prima è quella d'aver fornito, e di continuare a fornire, un più che discreto numero di frequentatori del CPA; e il CPA è una Casa del Popolo vera e propria, sebbene sia priva di bacheche del Piddì (ne ho viste un paio, qualche volta, a far da legna secca per le grigliate, questo sì; e bruciano che è un bigiù!). Segno, insomma, che al popolo grassinese piaceva parecchio avere una casa dove chi sta con chi lavora non sta con i padroni; e quindi se la sono trovata, anche se a qualche chilometro di distanza.

La seconda, è che a diversi grassinesi che continuano a andare alla Casa del Popolo del paese, non deve comunque garbare un gran ché che là dentro continui a starci un partito di merda come il PD, che con la classe lavoratrice e con la sinistra in generale non ha assolutamente più nulla a che vedere. Indi per cui, il popolo lavoratore si esprime. In maniera rozza, ma tremendamente efficace e chiara. 

In una Casa del Popolo, la gente si sfoga esclusivamente sulla bacheca del PD. Vorrà, per caso, dire qualcosa? Penso proprio di sì, e la cosa mi sembra andare ben oltre una bacheca in un corridoio.

Vuol dire, probabilmente, che il vero atto inqualificabile e la vera inciviltà siano che un'accozzaglia di servi dei padroni, di fascisti neanche più tanto "cripto", di affamatori, di mandaingalera, di "moderati", di leccavaticani, di cilici e di razzisti securitari continui, ad esempio, a stare dentro le "Case del Popolo".

E il Popolo, infatti, a modo suo glielo manda a dire.

E questi qui cominciano a cacarsi addosso. Si sente il puzzo fin da Grassina!