La ragazza che dorme
nuda sulla spiaggia
sotto il sole dell'universo
brilla come una pistola
come una pistola
La donna che dorme
nuda sulla spiaggia
minaccia la mia vita d'inferno
minaccia la mia vita d'inferno
la mia vita d'inferno
Nel cemento pallido
lascio la mia vita
mare d'intonaco e rena grigia
Nel cemento pallido
lascio la mia vita
mare d'intonaco e rena grigia
La ragazza che dorme
nuda sulla spiaggia
sotto il sole dell'universo
brilla come una pistola
come una pistola
La donna che dorme
nuda sulla spiaggia
minaccia la mia vita d'inferno
minaccia la mia vita d'inferno
la mia vita d'inferno
In piedi sul tetto
che ho costruito
vedo la spiaggia vedo la vita
e pianto una bandiera soggetta
al vento al desiderio alla pioggia
La ragazza che dorme
nuda sulla spiaggia
sotto il sole dell'universo
brilla come una pistola
come una pistola
La donna che dorme
nuda sulla spiaggia
minaccia la mia vita d'inferno
minaccia la mia vita d'inferno
la mia vita d'inferno
La ragazza che dorme
nuda sulla spiaggia
sotto il sole dell'universo
brilla come una pistola
come una pistola
La donna che dorme
nuda sulla spiaggia
minaccia la mia vita d'inferno
minaccia la mia vita d'inferno
la mia vita d'inferno.
Nel 1981 i Malicorne di Gabriel Yacoub sono in crisi profonda al loro
interno, e in via di separazione. Il gruppo ha alle spalle album interi
dove le canzoni tradizionali francesi più antiche sono state legate al
più raffinato rock psichedelico e progressive; un'operazione particolare
che ha consentito di raggiungere sia delle autentiche vette musicali,
sia la riproposizione di una tradizione vista come fonte inesauribile di
modernità e di sperimentazione. Nel loro periodo di crisi seguito al
“periodo d'oro” degli anni '70, i Malicorne decidono di rompere con
quella che oramai viene avvertita come un'operazione in via di
esaurimento, e pubblicano un album interamente formato da brani
originali: è Balançoire en feu, dalla stupefacente copertina.
Per l'album, i Malicorne compiono una scelta radicale: si fanno infatti
scrivere tutte le canzoni da Étienne Roda-Gil, che è uno dei più noti
parolieri francesi ma anche un poeta e un anarchico. Figlio di un
militante spagnolo nella Guerra Civile e nato come Esteve Roda Gil
(assumerà in seguito la forma francese di “Étienne”), è a sua volta un
libertario dichiarato e sostenitore della CNT anarcosindacalista. Suo
padre era stato membro della Colonna Durruti prima, e della resistenza
francese poi. Dopo un'infanzia difficilissima e tribolata, tra
ristrettezze e malattie (sua madre lo salva dallo scorbuto con una
piccola razione di succo di limone che ottiene a prezzo di enormi
privazioni), il giovane Roda-Gil riesce a laurearsi in lettere e, per
vivere, fa il rappresentante di medicinali negli ambulatori. Nel '68
parigino, all'età di 27 anni, incontra il cantante Julien Clerc ed
inizia con lui una collaborazione che si interromperà soltanto nel 1980;
una delle domande che Roda-Gil si pone è la seguente, “A cosa serve una
canzone se è disarmata?”. Scrive per France Gall, Claude François,
Juliette Gréco, Barbara, Françoise Hardy e Riccardo Cocciante; ma scrive
anche il testo francese della Makhnovscina e collabora con Roger Waters. Étienne Roda-Gil è morto il 28 maggio 2004.
L'album Balançoire en feu, dapprima, sconcerta i fan e il
pubblico dei Malicorne. Le musiche scritte da Gabriel Yacoub (che
interpreta tutte le canzoni) e dal bassista Olivier Zdrzalik-Kowalski
sono come sempre raffinatissime e molto belle, ma ai testi di Roda-Gil
si fa fatica ad abituarsi. Solo col tempo, l'album diverrà un vero e
proprio classico dei Malicorne, nonché uno dei migliori album di rock
psichedelico prodotto in Europa. Questa lunga introduzione serve a
“preparare” a questa canzone, che nasce da una sorta di visione e
visionaria rimane pur nell'estrema chiarezza delle sue motivazioni.
La scena è un cantiere edile in piena estate, da dove si vede una
spiaggia assolata. Un operaio lavora da solo, quasi in un tempo
rarefatto, e vede due donne che prendono il sole nude; il contrasto tra
la sua vita d'inferno e le due donne incuranti di ogni cosa "sotto il
sole dell'universo". Mentre l'operaio lascia la sua vita “nel cemento
pallido” e nel “mare d'intonaco e rena grigia”, si sente come
minacciato: quell'immagine di bellezza e libertà che gli si affaccia
davanti con le due donne gli fa autenticamente vedere la vita, mentre si
ammazza di lavoro nel sole cocente dell'estate. Vita che gli fa
piantare una “bandiera soggetta al vento, al desiderio e alla pioggia”.
Vale a dire: un atto di ribellione che fa seguito alla “minaccia”
rappresentata dalla sua visione. La minaccia di una vita diversa che lo
faccia scendere dalle impalcature del cantiere, che lo faccia recedere
da un lavoro da schiavo nel quale la sua vita è precipitata.
Il testo di Roda-Gil, affidato al canto particolarissimo di Yacoub, è
semplicissimo. Formato da pochissime parole, che bastano a fissare la
visione in chiunque ascolti questa straordinaria canzone dove la nudità,
cioè la vita, brilla nel sole come una pistola. Nessuna canzone
dev'essere disarmata, diceva Roda-Gil, e questa ne è la dimostrazione
perfetta perché le due donne nel sole agiscono davvero come un'arma che
riesce a scardinare la schiavitù dell'operaio nel cantiere. La bandiera
che pianta “al vento, al desiderio e alla pioggia” è vessillo di
coscienza mutata per sempre, di rifiuto della morte, di incontro alla
vita opposta alla sua negazione rappresentata dal lavoro. Bisognerebbe
ascoltarla ad occhi chiusi, questa canzone. Oppure su una spiaggia da
soli. Oppure in un cantiere mentre si lavora, sognando e dicendo no.
Sognando che ci sia una strada diversa che porti a quella spiaggia
immersa nel sole e nell'estate. Sognando che si può.