Il numero di ieri dell'Unità, quotidiano fondato nel 1924 da Antonio "Trottola" Gramsci (dato che il suddetto si rivolterà sicuramente nella tomba per l'eternità), presentava in prima pagina le notizie sul rifiuto, da parte dell'Unione Europea, della prevista ordinanza sulla schedatura, con tanto di impronte digitali, dei bambini rom in Italia. Su questo provvedimento pienamente nazista da parte del "governo" italiano non intendiamo dilungarci, anche perché –da certi sondaggi di un quotidiano "progressista"- esso sembra essere approvato a larga maggioranza anche dal relativo "popolo"; indi per cui vada in culo non solo il governo, ma anche il popolo.
Da un po' di tempo, l'Unità presenta, tra la testata e il titolo principale, una striscia rossa che dovrebbe contenere un pensiero, quasi sempre espresso in forma di citazione, più o meno in tema con l'argomento del giorno. E cosa c'era ieri? La famosa poesia "Prima vennero per i comunisti" eccetera eccetera. Quante volte la si sarà letta, in questi ultimi tempi? Certo, va detto, di occasioni non ne mancano per utilizzarla attualmente in questo paese. E' letteralmente dovunque: giornali, manifesti, blog. Oltretutto, eh, sarebbe nientemeno che di Bertolt Brecht; l'Unità di ieri riportava anche la data di composizione, il "1931".
C'è però un piccolissimo particolare che sfugge regolarmente a chi cita quei versi: che essi non sono affatto di Bertolt Brecht. Sembra ripetersi, in questo paese, la stessa bufala che portò alla famosa declamazione dei "versi di Neruda" in parlamento da parte di Clemente Mastella, quando diede inizio alla crisi del governo Prodi. Sono invece opera del pastore protestante tedesco Martin Niemöller (1892-1984), e presentano peraltro una storia controversa, al pari del suo autore. Il quale, all'inizio, aveva appoggiato Hitler per divenirne poi un fiero oppositore. Opposizione che, nel 1937, gli costò un periodo di imprigionamento, prima a Sachsenhausen e poi a Dachau. Fu esattamente lì che compose l'embrione di questi versi, che presentano peraltro numerosissime versioni e rimaneggiamenti.
La versione definitiva fu composta dopo la guerra, nel 1946; fu pubblicata per la prima volta nel 1955 in un libro di Milton Mayer, They Thought They Were Free. La versione inglese fu incisa in una lapide poi sistemata nello Holocaust Memorial del New England, come si può vedere nella foto che precede questo post. L'originale tedesco è stato musicato ed eseguito dalla Songgruppe Regensburg, discendente della corale proletaria di Regensburg che interpretò per la prima volta Die Moorsoldaten nel campo di concentramento di Börgermoor. E' inoltre alla base di una famosa canzone di Christy Moore, Yellow Triangle.
La "bufala brechtiana" sembra avere avuto origine nei paesi di lingua spagnola attorno agli anni '70 e si è diffusa rapidamente, ed esponenzialmente con l'avvento di Internet. In effetti, per smontarla basterebbero alcuni semplici ragionamenti: dai versi appare chiaramente che è stata composta da un internato, e Brecht non lo fu mai; scappò dalla Germania il 28 febbraio 1933, il giorno successivo all'incendio del Reichstag. Nella poesia si afferma chiaramente: "Io non ero comunista". Chi non era comunista? Bertolt Brecht? Vogliamo babbiare, direbbe il commissario Montalbano? Come poi l'Unità, ieri, abbia spostato la data di composizione al 1931, lo devono sapere solo i geni della sua redazione, dato che in quell'anno i nazisti ancora non erano al potere. Comunque sia, e come dubitarne?, la citazione della poesia apre anche la voce "Bertolt Brecht" su Wikipedia italiana, anche se nella relativa discussione finalmente qualcuno sembra essersi accorto dell'errore. Comunque sia, certo, restano i versi. I quali, ovviamente, continueranno tranquillamente ad essere attribuiti a Bertolt Brecht finché a qualcuno non verrà in mente di attribuire "A coloro che verranno" al povero Martin Niemöller, così per compensazione.
Del resto, eh, gli stessi versi, e persino nell'originale tedesco (Als die Nazis die Kommunisten holten) sono stati addirittura attribuiti in rete al sottoscritto, Venturi Riccardo. Non ci credete? Leggete qui! E se non siete convinti, leggete pure qui. Insomma, c'è il caso che in qualche numero dell'Unità del 2095, quando sarò morto e sepolto e il governo italiano varerà la legge sulla precipitazione dalla Rupe Tarpea degli omosessuali, mi vedrò citato nella strisciolina rossa sotto la testata.