Sono tipi davvero curiosi, questi "pacifisti"; sempre pronti a dire che "con la violenza non si ottiene nulla", perché in realtà la loro più grande paura è che si ottenga qualcosa; appassionati di paragoni, tipo quello con le "altre manifestazioni" tutte belline e pacificissime, quelle di New York dove i bravi manifestanti ripuliscono la piazzetta "occupata" in modo che il sindaco conceda paternamente di non spostarsi. Tutti a puntare il dito contro i "facinorosi" e i "violenti", chiedendo magari, e assai volentieri, l'aiuto della polizia. A questo punto facciano la cosa più logica: se li decidano da soli, i loro manifestanti. Poiché la data del 15 ottobre è già definita come maledetta, se le facciano da soli le loro "resistenze", si caccino i loro "governi", si patullino i loro "futuri" e le loro "mancanze di futuro". Stiano sui loro blog e sulle loro pagine Facebook a stigmatizzare e a fornire le loro ricette che hanno, fondamentalmente, lo stesso valore di quelle della Prova del cuoco; alla prova del fuoco non sanno resistere. Viene immediatamente fuori la loro natura di Grisù: draghetti fuori e pompieri dentro. Vanno alla manifestazione intitolata pomposamete Toma la calle!, ma quando qualcuno cerca di tomarsela per davvero, la calle, passano immediatamente a fare il tifo per la Polizia affinché li protegga da quei violenti che rovinano la festicciuola.
Non lo hanno capito che questa è tutt'altro che una festa, e che i loro "colori" e le loro "allegrie" sono più tristi e funeree di un due novembre di pioggia. Non hanno capito che, ai signori della crisi, una valvola di sfogo ben ordinata e rispettosa va benissimo; non per niente, fin da mesi prima della manifestazione di ieri, erano tutti a mettere le mani avanti e a implorare che non accadessero scontri e che tutto si svolgesse nella massima calma e tranquillità. Vogliono "riprendersi il futuro" nel modo che viene loro gentilmente indicato dagli stessi contro cui intenderebbero "protestare", ben attenti a non disturbarli perché sennò si intristiscono. Come diceva la vecchia canzone? E sempre allegri bisogna stare, ché il nostro piangere fa male al re. Proviamo invece a immaginare per un momento se, ieri, quelle centociquanta o duecentomila persone che c'erano se la fossero tomata sul serio, la calle. Nell'unico modo efficace in cui la strada va presa: col fuoco. Ma non avverrà. Urlavano No violenza! No violenza! mentre la tanto rassicurante polizia faceva i caroselli anche addosso a loro, e magari con la speranza nemmeno tanto segreta che qualche violento fosse pacificamente schiacciato o, quantomeno, messo in condizione di non nuocere. Del resto, sembra che ci abbiano pensato direttamente loro, a consegnare degli incappucciati direttamente nelle mani della Polizia: una sintesi perfetta di tutta la non violenza.
Bisogna capirli. Generalmente, per questi qui, la "soluzione alla crisi" consiste nel cambio di governo. Ma quale crisi: la manifestazione di ieri doveva essere semplicemente l'ennesima, pacifica e "non-violenta" spallata a Berlusconi. Qualcuno ha pensato bene di prenderlo alla lettera, il titolo della manifestazione: e così le cose sono diventate chiarissime. Di presenti senza uscita e di futuri senza futuro, a questi qui non importa nulla; l'importante è non dare eccessiva noia. La prossima volta, se ci sarà, si facciano organizzare e gestire direttamente da Napolitano; a prendersi la strada, o perlomeno a tentare di farlo, ci penseranno altri. Assaltare istituzioni, banche, SUV e sbirri va bene esclusivamente se avviene in Tunisia o nelle banlieues parigine o londinesi; se invece avviene a Roma in un bel pomeriggio ottobrino ecco spuntare i nuovi brigatisti, i violenti da isolare e tutti i pacifismi e le non-violenze che puzzano di morte più di un cadavere in decomposizione. E allora vi meritate Vendola. Vi meritate i piagnistei su Steve Jobs. Vi meritate Draghi. E vi meritate anche la crisi che vi spazzerà via. Provate a dirglielo a lei, di essere pacifica e non violenta!