martedì 27 dicembre 2011
Partigiano bifronte
“…Non tutti i «gentili» – per sfortuna degli ebrei – sono stati però degli «ingenui» o «zucche vuote» come essi amano chiamarli. Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile forse, ma pur tuttavia immutab…ile, della realtà. Un colpo tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il comunismo è un’utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei). L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù” .
(Giorgio Bocca, La Provincia Granda – 14 agosto 1942).
Certo che, a volte, mi sorge una domanda: ma come mai tutti 'sti maestri di giornalismo, pieni di rigore più del fischietto di un arbitro di pallone, sferzatori de' vizi, de' costumi e de' malaffari, son partiti tutti quanti come fascistoni belli convinti? Oh, questo qui, il 14 agosto 1942, scriveva queste cose che, direi, non sarebbero dispiaciute a Himmler; due anni dopo era a fare il comandante partigiano. C'è qualcosa che continua a quadrarmi poco, anche perché, prima o poi, son passati tutti per Repubblica e per l' "antiberlusconismo"; da quest'ultimo anche Indro Montanelli, che però fascista era e fascista è rimasto. Questi altri no. Bisogna, dicono, pigliarli come sono. Poi muoiono (quasi mai da partigiani, perché se fossero morti partigiani non sarebbero potuti diventare giornalisti prima e maestri poi): certe cose, d'altronde, le hanno scritte da giovani. Poi c'erano altri giovani che, invece, morivano sulle montagne senza aver scritto su nessun giornale, su nessuna rivista della GUF, su nessuna "Provincia Granda"; alcuni, chissà, non sapevano nemmeno scrivere. Manco la lista della spesa; figuriamoci grand'articoli intrisi di tensione morale e di verità sul giornale del sor padrone.