Prima di iniziare questo spaventoso post, chiedo sommessamente umana comprensione. Per scriverlo, infatti, avrò bisogno di ritirar fuori le mie residue -e oltremodo scarse- conoscenze in campo geometrico; in effetti, già ai tempi del liceo, quando venivo comandato alla lavagna a cercare di dimostrar teoremi euclidei, rimediavo quasi sempre delle figure che definire meschine è un gentile eufemismo. Però l'ora è grave, e ad essa si confà anche il ricorso ad una disciplina che non mi ha mai annoverato tra i suoi cultori; tanto più che, nel post, non si parlerà affatto di Euclide, ma di un nuovo tipo di geometria che, attualmente, va per la maggiore sui giornali italiani in genere, e fiorentini in particolare: la geometria pauritaria.
Sotto questo termine, che sinceramente è stato inventato dal sottoscritto (però suona bene, eh!), si nasconde quel che tutti i lettori -anche non particolarmente attenti- di quotidiani e stampa in genere di una data città ben conoscono: i famosi, celeberrimi, irrinunciabili, imprescindibili quadrilateri della paura. La geometria pauritaria ha infatti questo di particolare, e che la distingue da ogni altro tipo di geometria creata dai più alti geni delle scienze matematiche: si basa esclusivamente sul quadrilatero. Nessun'altra figura piana è contemplata: mediante le infinite combinazioni offerte dal quadrilatero, il GG (Giornalista Geometrico) riesce a creare nei lettori (e in larghe fasce della popolazione) tutta la paura necessaria per invocare più sicurezza, più intervento dello Stato, più tolleranza zero, più controlli, più giri di vite; specialmente in periodi di campagna elettorale, dove il tema della sicurezza la fa ovviamente da padrona a prescindere dai cosiddetti “schieramenti”, la geometria pauritaria assume un ruolo davvero preponderante.
Per creare un quadrilatero della paura, gli elementi necessari sono pochissimi. Vi è però una condizione assolutamente irrinunciabile: quella che in una data via (preferibilmente del centro, ma in alcuni casi vanno bene anche certe periferie ritenute “calde”) si sia verificato uno o più dei seguenti fatti:
a) Incrinatura di una vetrina con un oggetto qualsiasi. La vetrina però deve essere preferibilmente di un esercizio commerciale di poco conto (merceria, pizzicagnolo, giornalaio ecc.) per creare la paura nel cittadino comune. La mattonata a una gioielleria potrebbe essere scambiata per un comune e rassicurante tentativo di rapina, quindi funzionerebbe meno; se invece viene colpita la merciaia, il cittadino potrà pensare: Ma allora può toccare davvero a tutti!
b) Tentativo di scippo ai danni della povera vecchietta che esce dall'ufficio postale appena incassata la magra pensione. A tale riguardo lo scippatore dev'essere forzatamente un drogato (la dizione “politically correct” di “tossicodipendente” sembra perdere terreno), essere in motorino e possibilmente essere intercettato da un bravo extracomunitario (in questo modo è possibile respingere le accuse di razzismo, anche se lo scippatore è a sua volta un extracomunitario). Evento ambitissimo è il grave ferimento o addirittura la morte della sventurata vecchia; un caso del genere riesce a creare picchi, oltre che di paura, di indignazione con relativo assembramento minaccioso di fronte alla caserma dei Carabinieri, il regolare tentativo di linciaggio, gli articoli del tipo Fino a quando dovremo sopportare?, eccetera.
c) La presenza più o meno consistente di extracomunitari abusivi che “strangolano il commercio legale”; è una specialità, questa, dei “centri storici”. Lo strangolamento consiste per lo più nella vendita per strada di paccottiglia varia, statuine, orologi falsi (ma che bisogno ci sarà dell'orologio quando tutti hanno sofisticatissimi telefonini che riportano persino l'ora di New York, di Sydney o di Vladivostok, e quando a ogni angolo di strada c'è un orologio pubblico?); ovviamente, i centri storici invasi da pizzattàglio, negozietti di cianfrusaglie ad usum turistae et ad expennandum pullum che non hanno nulla da invidiare a quelli venduti per la strada, no, quelli non sono strangolati...
d) Turista giapponese/canadese/irlandese/svedese/lodigiana, meglio se anziana, spintonata e tirata a terra da una banda di abusivi in fuga, ovviamente dal vigile urbano o da altro tutore dell'ordine colà inviato per salvaguardare la sicurezza. Ora mi chiedo: ma se 'sti fior fiore di tutori dell'ordine, invece di stare a perdere tempo dietro al venditore di collanine o di elefantini, se ne stessero -che so io- a pattugliare gli uffici delle finanziarie, o gli studi dei notai, o i quartier generali delle aziende di grande distribuzione, tanto per fare qualche esempio a caso...? Così gli abusivi non scapperebbero e le anziane turiste canadesi potrebbero godersi la gita in santa pace, ché probabilmente a loro dei venditori di elefantini non importa una beata mazza. Forse importerebbe loro ben di più di non vedersi presentare un conto di 40 euro per due caffè, tre paninacci irranciditi e una bottiglietta d'acqua...
e) Varie ed eventuali, i cosiddetti “condimenti”. Sono di ogni specie: dalle famose buche, ai lavori interminabili, al tentativo di stupro della studentessa americana (le avete mai viste, in centro, quelle sciamannate completamente ebbre che danno finalmente libero sfogo a tutto quel che, evidentemente, nel Paese della Libertà non possono fare? Con questo, ci mancherebbe, niente e nessuno autorizza a cercare di approfittare della loro virtù; ma se s'imbriacassero di meno nei localini forse ci sarebbero meno problemi).
Stanti questi elementi, la Geometria Pauritaria può cominciare. Si procede così. Uno o più di uno dei succitati episodi accade in via X; il giornalista “accorre” (= se ne resta nel suo ufficio bello al caldo, sfruttando un modello preconfezionato di articolo) e stabilisce il quadrilatero della paura formato, appunto, dalla via X, e dalle adiacenti vie W, Y e Z. A tale riguardo, però, va detto che la Geometria Pauritaria può creare quadrilateri alquanto bizzarri; spesso si legge di quadrilateri delimitati da cinque, sei, dieci lati; figure sghembe, irregolari, a volte extradimensionali. Non importa: è sempre un quadrilatero. Il massimo è stato raggiunto qualche mese fa su un quotidiano locale, che nello sparare un titolone a nove colonne su un quadrilatero dietro la stazione centrale, lo ha riportato in piantina delimitato da un cerchio. Qui, altro che Medaglia Fields; la Geometria Pauritaria può portare direttamente al Nobel, nel senso però di inventore della dinamite. È infatti dinamite ciò che maneggiano questi signori; e un giorno o l'altro, farà un bùm che neanche ci immaginiamo.
Il giorno dopo, sul quotidiano compare la paginata contenente, oltre al quadrilatero, i seguenti elementi: a) cittadini esasperati che “non vivono più” (ma che emigrino, una buona volta!); b) interviste ai commercianti che denunciano; e poi si parla di crisi del commercio. Passano il tempo a denunciare, ma mai che lo facciano nei confronti delle loro associazioni di categoria, delle compagnie e/o cooperative di grande distribuzione, di politiche dissennate, dei loro idoli che promettono meno tàsse per tùttiii....; c) notizia sulla costituzione del “Comitato” con relative “pubbliche assemblee”; d) invocazione solenne alla maggiore sicurezza.
E così, come la Geometria Pauritaria riesce a arrotondare il quadrilatero, riesce anche nei suoi due veri intenti, quelli che tutti sanno ma che non si possono dire: da una parte, la sicurezza, quella vera, quella che si ha quando si vive liberi da false paure precotte, va a farsi benedire definitivamente; dall'altra si possono ancor di più ridurre le città a guarnigioni militarizzate, a terreno di pattugliamento, a coacervi di telecamere ed altri marchingegni che ci tengono d'occhio, ci spiano, ci inquadrano.
Infine, mi sono chiesto a volte come mai la Geometria Pauritaria abbia scelto, come sua figura centrale, proprio il quadrilatero. Le spiegazioni che mi sono dato sono decisamente imperfette. Il quadrilatero, certo, può essere evocativo dal punto di vista storico; ma in un paese i cui, oramai, la Storia è vista come una grave bestemmia, chi si ricorderà mai delle fortezze del Quadrilatero (Peschiera del Garda, Mantova, Verona e Legnago)? “Quadrilatero” è, certamente, anche un bel parolone “pieno”, che fa presa; ma come mai non un triangolo, ad esempio? Eppure, acciderba, anche il triangolo ne ha un bel po' di implicazioni simboliche! Ma non funziona; ha assonanze più da film o romanzo dell'orrore, c'è il Triangolo delle Bermude, e inoltre potrebbe anche avere accezioni boccaccesche che sarebbero fuori luogo: v'immaginate un Triangolo della Paura dove si potrebbe pensare che, in realtà, il casino notturno nel quartiere è dovuto a un marito incazzato che ha scoperto la consorte a ravanare con l'amante...?
Si devono poi scartare recisamente altre possibilità:
Il Pentagono della Paura sarebbe una grave offesa all'Alleato Americano, alla nostra Eterna Amicizia che con esso abbiamo, alla gratitudine per averci liberato dal nazifascismo (e lo si vede, per la miseria!). Cassare.
Il Rombo della Paura non funzionerebbe, troppo “rumoroso” sebbene, a rigore, il rombo sia un quadrilatero. Casomai potrebbe essere utilizzato per eventuali schiamazzi notturni di motociclisti, ma non creano paura e voglia di sicurezza. Cassare.
Il Rettangolo della Paura: troppo regolare per funzionare. Certo, più quadrilatero di un rettangolo...però bisognerebbe fare le cose ammodino, circoscrivere ordinatamente, verificare la correttezza degli angoli retti; col rettangolo, insomma, si potrebbe avere paura soltanto se muniti di goniometro. Cassare
La Losanga della Paura. E che è, una Fisherman's Friend? Cassare.
L' Esagono della Paura. Nulla da fare: scatenerebbe il risentimento delle autorità francesi, visto che la Francia è popolarmente chiamata “L'Hexagone”. Si scatenerebbero querelles diplomatiche, Sarkozy ci chiamerebbe “il Dodecagono della Monnezza” e s'andrebbe avanti così fino alle più complicate figure piane.
A questo punto appare chiaro come mai la Geometria Pauritaria e tutti i suoi teoremi che questa società avanzata ha recepito in toto, abbia bisogno del Quadrilatero. In un incubo da me avuto qualche tempo fa, mi sono visto, in una sordida notte e tempestosa, solo e abbandonato in qualcosa di inimmaginabile, che nemmeno la mente di Lovecraft con tutti i suoi grandi Cthulhu, Yog-Sothoth, arabi pazzi e Necronomicon sarebbe riuscita a concepire: l'Icosaedro della Paura. Con campi Rom smontabili, task forces per il rapimento di bambini in fasce, venditori di falsi di orologi già falsi, cataste di turiste canadesi spinte per terra da terribili abusivi armati, Comitati di cittadini spettrali, un Graziano Cioni a cinque teste (il cosiddetto “Pentaciònicon”)...mi sono svegliato sudato con un urlo di raccapriccio.
Ma la luce del giorno mi ha portato la dolce certezza della realtà: L'Icosaedro della Paura non esiste! E, inoltre, perdio, l'icosaedro non è una figura piana, ma un solido! Cinguettavano gli uccellini e l'incubo era svanito; potevo tornare alla rassicurante, consueta locandina del Quadrilatero. Come si dice da queste parti: Chi si contenta gode (disse quello che metteva la cravatta al maiale).
Post Scriptum. Non molti giorni fa mi sono trovato del tutto casualmente nel centro storico; e dico casualmente perché ci vado poco, il meno possibile, impegnato come sono nell'esplorazione capillare ed attenta del mio spicchio di periferia. Ad un certo punto mi sono ritrovato a percorrere un isolato, sicuramente di forma quadrangolare, dove, in ordine inesorabile e fitto, mi si sono parate davanti: la Cassa di Risparmio, la Deutsche Bank, la Banca Intesa, il Credito Cooperativo di Nonsoccosa; svoltato l'angolo, la Banca Antonveneta, il Banco di San Geminiano e San Prospero, il Credito Agricolo; svoltato di nuovo l'angolo, la Barclay's Bank, il Banco di Sicilia, la Banca di Roma; svoltato l'ultimo angolo, un isolatissimo Credito de' Crediti o roba del genere. A giudicare da quanto hanno combinato negli ultimi tempi, ma anche in tempi meno ultimi, ritengo che sia questo l'autentico quadrilatero della paura.