Fatte queste premesse, forse sembrerà bizzarro che mi occupi un pochino di tivvù; in effetti, non mi trovo perfettamente a mio agio. Anche perché me ne occupo senza aver minimamente visto il "programma" in oggetto, dato che non nutro eccessiva stima neppure per tale Santoro Michele, uno che svariati anni fa voleva servire il popolo e che, come accade sovente, ha finito per servire meravigliosamente il suo conticino in banca. Tiene, sembra, un programma intitolato Annozero, dove ci sono politicanti che berciano nel più puro stile italico, ospiti prestigiosi, giornalisti e giornalaj: tutto il consueto teatrino basato sull' "attualità". Pallone. Chi fa il tifo per Santoro, chi per Vespa, in un sistema del tutto autoreferenziale che dell'informazione ha solo il nome; e dire che saremmo in tempi di Internet, in cui, chi lo desidera, la propria informazione (o meglio, controinformazione) può costruirsela da solo in modo ragionevole e con uno sforzo solo un po' maggiore di quello necessario per pigiare il bottone di un telecomando.
Però, dall'insignificante e mefitico pianetino della televisione italiana giunge una notiziuola che fa comunque riflettere.
Ospite fisso di Annozero è il signor Senesi Vauro, da Pistoia, in arte semplicemente Vauro. Professione: vignettista satirico, forse il migliore di questo paese dove per "satirico" riesce a passare quell'ignobile servo del potere di Giorgio Forattini. In questi giorni in cui The Eagle Earthquake Show ha imperversato in tv e sui media in generale, trasformando come al solito una disgrazia nel miglior modo per fare audience e spettacolo di bassa lega, il signor Vauro ha presentato in onda una serie di sue vignette ispirate al terremoto abruzzese. Vignette di parte, naturalmente, come di parte sembra essere la trasmissione santoriana intera: in questo paese funziona così. La parte "santoriana", attualmente minoritaria secondo i canoni della democrazia rappresentativa, si ritrova confinata in alcuni fortini, la parte maggioritaria imperversa, e il pubblico rincoglionisce sempre di più, in mezzo a urla, litigate furibonde in diretta, lucie annunziate che se ne vanno, porte su porte e chi più ne ha, più ne metta.
Una di queste vignette "di parte" del Vauro, quella effigiata anche nel presente post, ha provocato gli sturbi dell'altra parte: secondo costoro, "offenderebbe i morti", sarebbe "sciacallaggio" e via discorrendo. E via reprimende e censure. Santoro che deve fare la "trasmissione riparatoria"; Vauro eliminato; scontri Santoro-Vespa; il regime a pieno regime.
Tronco qui questa banale descrizione della cosa, ché del resto tutti oramai la sanno. Non sto neppure a ricordare quanti e quali atti di sciacallaggio politico e mediatico siano avvenuti in questi giorni di spettacolino post-sismico: quintali, tonnellate, bizzeffe. Sciacallaggio pienamente trasversale: sul superportalone di Repubblica, lo stesso che proprio oggi tuona contro la censura a Vauro, da giorni sono presenti interessanti e fichissimi Earthquake Gadgets come i filmini di vari registi di grido a giro per le rovine dell'Aquila. Nonché, ovviamente, una massiccia dose di orsacchiotti di pelouche sinistrati, ça va de soi. Tutto fatto non per informare, ma per colpire il pubblico. E dire che, tra le varie foto pubblicate dai giornali, quella che più simboleggia non soltanto il terremoto, ma l'Italia intera, l'ho trovata quella in cui si vede un cesso pendere nel vuoto, aggrappato solo alla tubatura, in una casa sventrata. Questo siamo attualmente: un cacatoio che pende nel vuoto.
Censura. Già. Le vignette censurate. Perché in tutto questo, come dire, c'è sempre tutto il senso del ridicolo che avvolge oramai tutto quanto. Gli stessi che adesso tuonano contro la vignetta di Vauro e che lo "sospendono", sono quelli che non più di un paio d'anni fa inneggiavano alla "libertà di espressione" durante la vicenda delle vignette anti-islamiche dello Jyllandsposten. Sono gli stessi che se le riproducevano anche sulle magliette, quelle vignette, sbottonandosi la camicia in diretta. Sono gli stessi che dicevano "Siamo tutti danesi!", arrivando a riprodurre un gigantesco Dannebrog, la bandiera danese, al posto della prima e dell'ultima pagina. Gli stessi "paladini della libertà", che è sempre e soltanto la loro libertà: quella degli altri, e la sua espressione, non conta. Va semplicemente tolta di mezzo.
In mezzo a tutto questo, verrebbe da dire che i veri pupazzi tra le macerie siamo noi. Che all'Aquila ci sono, purtroppo, anche le macerie fisiche; ma che le macerie sono in realtà ovunque. Il terremoto diventa spot elettorale, belletto pseudoartistico, finta emozione in svendita presso la grande distribuzione mediatica, occasione di "scontri" tra false fazioni, un ignobile show che fa rimpiangere l'avanspettacolo, la misura dell'ipocrisia tacitata con una scatoletta di pelati e uno SMS da un euro.
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Post Scriptum. Non appena terminato e messo in rete questo post, mi sono accorto che dello stesso argomento (e riproducendo la medesima vignetta di Vauro) ha parlato Minimi Termini Reload. Perché, in mezzo a tutto questo, bisogna pur sempre dar conto delle (scarse) buone notizie: "Minimi Termini" è tornato in rete, insomma. Per mia scelta, come si sa, poiché non accetto commenti su questo blog, non ne pubblico sui blog altrui; però il ritorno in rete di blog come "Minimi Termini" mi rende oltremodo felice.