domenica 25 ottobre 2009

Sandra e Fortunato


Si chiamano Sandra e Fortunato ed oggi, dopo essere stati sposati civilmente per ventisei anni, hanno deciso, da credenti, di sposarsi in chiesa. Non sono due ragazzi: hanno, entrambi, più di sessant'anni. Hanno le loro storie, le loro vite e il loro amore. Dovrebbe essere, ed è, tutto normale; lo è anche per me, che pure non sono credente e non sono affatto favorevole all'istituto contrattuale del matrimonio, civile o religioso che sia. Normalissimo con il rispetto che è dovuto a chi, non certo per routine, per la bella cerimonia e per il viaggio di nozze in qualche finto paradiso, ha deciso di dare un seguito, per essi logico, ad un'unione che dura da decenni.

Solo che Sandra è nata uomo. Negli anni '70, con un'operazione, decise di cambiare sesso, di installarsi liberamente in ciò che più intimamente si sentiva. Ed anche questo è normale, o dovrebbe esserlo. Cianciano di contronatura, certi signori, quando l'unica vera natura è quel che ciascuno di noi si sente addosso. La natura di costoro è sinonimo di galera; come, del resto, sono galere le loro famiglie, le loro scuole, i loro valori, e il loro dio. Sono gli stessi che costringono al celibato i loro sacerdoti, che sono uomini normali, persone normalissime come Sandra e Fortunato (salvo provvedimenti ad hoc quando si tratta di fare campagna acquisti presso la Chiesa d'Inghilterra). Sono gli stessi che, da millenni, conculcano, mortificano, reprimono ed uccidono una delle cose più naturali della persona umana, vale a dire la libera sessualità che proprio la natura ci ha dato. Sono gli stessi che fabbricano morali, dogmi, canoni. Infatti, proprio al canone 155 del Diritto Canonico si appellano per far invalidare il matrimonio religioso di due credenti. Come credente era Piergiorgio Welby, al quale fu negato il funerale cristiano proprio nei giorni in cui si scopriva che un assassino della Banda della Magliana era sepolto addirittura dentro una basilica romana.

C'è, a Firenze, un sacerdote cattolico coraggioso. Si chiama Don Santoro, è parroco in uno dei quartieri più difficili della città, Le Piagge, e qualche tempo fa gli è stato distrutto il Centro Sociale annesso alla sua parrocchia da un raid fascista, con tanto di croci celtiche e scritte inneggianti a Mussolini. E' lo stesso parroco che, in una zona dove è fortissima l'immigrazione cinese, ha tentato in qualche modo di stabilire un ponte, ricavandone insulti, offese, le solite fiaccolate e quant'altro. E non ho nessun motivo di dubitare che don Santoro sia un uomo di fede, come lo sono stati Giorgio La Pira, don Facibeni, don Leto Casini. E come lo sono stati e lo sono, probabilmente, migliaia di cittadini che non hanno mai coniugato Dio con l'ipocrisia ed il potere.

Don Santoro, stamani, è andato contro. Ha preso e, nella sua chiesa, ha sposato Sandra e Fortunato davanti a quel Dio in cui credono, credendoci nella sofferenza e nell'impegno quotidiano che a Sandra, esponente storica del movimento transessuale, è costato lacrime e sangue. Chi era in quella chiesa, come l'anarchico credente Pierluigi Ontanetti, di cui mi pregio di essere amico, ha parlato di una cosa grandiosa, e di gioia autentica. Al telefono, prima, mi ha ripetuto una cosa fondamentale, un principio anarchico cui non è disposto a rinunciare: Nessuno è padrone di niente e di nessuno. Eppure, già due anni fa, l'arcivescovo Antonelli aveva impedito la cerimonia. Ci ha provato anche l'attuale arcivescovo, ma stavolta non ce l'ha fatta. Anche se, ovviamente, in tempi rapidi provvederà, dalle sue alte sfere, ad invalidare il matrimonio. E ripenso a quanti santi matrimoni perfettamente rispondenti al Canone 155, magari pronunciando corrette omelie, avrà celebrato quel fulgido esempio di prete chiamato don Lelio Cantini.

Ditemi voi, quindi, come mai oggi io dovrei parlare, come fanno tanti e tanti, di quel signore, ex giornalista “al servizio dei cittadini” e poi “governatore del Lazio”. Non me ne importa niente, né di quel signore, né delle sue “istituzioni”, né delle sue frequentazioni e neppure della sua "democrazia". Preferisco parlare di Sandra e Fortunato, porgendo loro i miei migliori auguri, i miei normalissimi auguri di persona umana.