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I loro ragazzi sono quelli di Marcello.
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Quelli di Stefano.
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Quelli di Federico.
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Quelli di Gabriele.
Quelli di Genova.
Quelli della Diaz.
Quelli del vicequestore Perugini.
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I loro ragazzi. Quelli che vanno a obbedire per un misero stipendio di merda. Quelli che ci hanno sempre il pretesto della disoccupazione, del popolo, della giovane moglie (sempre incinta quando crepano). Quelli che a volte lo stipendio non è nemmeno poi così di merda, anzi talmente allettante da andare a saltarci in aria per andare a far la guerra a della gente che non l'ha mai fatta a noi.
Quelli che, ai funerali, hanno le lacrime napulitane di quel vegliardo che, un tempo, approvava gli aiuti fraterni. "Partigiano" sì, ma sempre e solo di una cosa: del potere.
Quelli che su Twitter o su Facebook dicono di essere troppo di destra, che sono iscritti al Partito Nazionale Fascista, che scrivono di essere lì a fare la guerra, ma che sui giornali e sulle televisioni di regime diventano "eroi di pace".
Quelli che hanno, sempre ai loro funerali, i figli di due anni col basco rosso che fa tanta audience, tanta vita in diretta, tanto schifo suo malgrado.
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(Ché portare un bambino di due anni al funerale del padre sarebbe già un atto inqualificabile di per sé; portarcelo a fare da pupazzetto di regime è ancora più orrendo. E chissà cosa avevano in testa le centinaia di bambini uccisi per la pacificazione e la democratizzazione dell'Iraq o dell'Afghanistan, vale a dire per gli oleodotti, per i gasdotti, per la Raffineriyah, per gli investimenti).
(Ora che ci penso: chissà se il piccolo Simone, quando sarà grande, ce lo ritroveremo sempre col basco rosso della Folgore, in mezzo a tanti altri baschi rossi, a fare una bella foto di gruppo come questa:)
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Eccoveli in tutto il loro splendore, i loro ragazzi.
Quelli da cui vanno a frignare i ribelli futuristi di Casapound. Quelli sempre pronti a arrestare i compagni e a proteggere i camerati. Quelli che La Russa. Quelli che, tanto, se la cavano sempre. Quelli che spaccano le rotelle prendendo la mira a due mani. Quelli che fanno gli incidenti con la Focus dello zio, e la Focus non prende fuoco, sennò ci voleva l'estintore. Quelli che ci hanno anche le canzoncine della minchia e del signor tenente, nelle quali non si riesce a capire dove sia il tenente e dove sia la minchia (forse nella testa del suo autore). E le fiction in mezzo a preti e buoni sentimenti.
Guardateli qui, i loro buoni sentimenti. E questa non è una fiction. Non c'è don Matteo. Non c'è il maresciallo Rocca. E nemmeno il commissario Montalbano. Non c'è il Distretto di Polizia. Qui c'è il Distrutto dalla Polizia.
Quelli che no, non verrà il giorno.
Quelli dei "grazie ragazzi" sui muri, per i loro quattrinovembri, per le loro armi, per le loro parate, per i loro ordini, per le loro sicurezze.
Tutti martiri. "Martire" vuol dire "testimone". In qualche caso, infatti, li hanno fatti eliminare come testimoni scomodi.
I loro ragazzi. Sono tutti loro.
Miei, no di sicuro.