martedì 4 maggio 2010

Ellade


Τα μάτια κλαίνε αστέρευτα
Για μια χαμένη αγάπη
Που πριν ανοίξει τους ανθούς
Και πριν μοσκοβολήσει
Την βρήκε αγέρας και καπνός
Και μαύρη ανεμοζάλη.

Τα μάτια κλαίνε αστέρευτα
Για μια χαμένη αγάπη
Κρούσταλλο και ραγίστηκε
Αστέρι ήτον κι εσβήστει
Τη βρήκε αγέρας και καπνός
Και μαύρη ανεμοζάλη.

Τα μάτια κλαίνε αστέρευτα
Για μια χαμένη αγάπη
Κείνη τρυγόνα της αυγής
Κείνος αητός τ' αψήλου
Τους βρήκε αγέρας και καπνός
Και μαύρη ανεμοζάλη.

Piangon gli occhi, senza sosta,
per un perduto amore.
Prima che schiudesse i fiori,
prima che desse profumo
l'han trovato l'aria, il fumo
e la nera bufera.

Piangon gli occhi, senza sosta,
per un perduto amore.
S'è spezzato anche il cristallo,
si son spente anche le stelle,
l'han trovato l'aria, il fumo
e la nera bufera.

Piangon gli occhi, senza sosta
per un perduto amore.
Quella tortora dell'alba,
quell'aquila su in alto
le han trovate l'aria, il fumo
e la nera bufera.

Mi dicono che la Grecia brucia, che la rivolta spazzerà via tutto, che non si umilia un popolo come quello greco costringendolo a patimenti e a privazioni in nome di meccanismi economici che non ha voluto e che il potere interno (naturalmente liberista e di destra) ha generato, e quello esterno (l' "Europa" dei banchieri e gli speculatori internazionali) ha sfruttato. Ed è altamente possibile che la Grecia vada in fiamme. I greci sono gente seria, e lo si è visto in questi anni. Sono il popolo con la più alta partecipazione e passione politica che esista in questo continente, e "politica", non a caso, è parola greca. Non si fermeranno.

Mi è venuto, allora, di aprire questa pagina e di riascoltare questa canzone di Mountés, di Xarchakos, di Xylouris. Non sono andato a canzoni più prettamente politiche e di lotta; sono andato qui a buttarmi nella Grecia senza tempo, in quella che scava dentro l'umanità intesa come più profonda essenza dell'essere umano. Proprio ora che una "nera bufera" di ben altra e volgare origine si è addensata sulla Grecia (ma si addenserà presto su altri paesi, dopo anni di allegra distruzione delle coscienze a base di tv, di calcio, di telefonini, di reality show, di inutili oggetti).

A un certo punto mi sono comparse davanti delle facce. Ignobili squali. Le Frau Merkel, i Karamanlis, tutti gli "Europoidi" che prima ci hanno magnificato le delizie dell' "Unione" per poi farne esclusivamente uno strumento di potere e di affamamento, e non di fratellanza. Più l'Europa si è "unita", è più sono cresciuti la xenofobia, l'odio, la paura. Tutto questo mentre scorrevano la musica sublime di Xarchakos, la voce senza pari di Psaronikos, i versi riarsi e terribili di Mountés.

Che ne sapranno di tutto questo le Merkel, i Soros, i politicanti di Bruxelles, i banchieri centrali? Coloro per i quali la Grecia è solo un paese qualsiasi su cui gettarsi come avvoltoi per i loro sporchi affari, e sulla pelle della gente? E che cosa si può opporre a questa gente, a parte la doverosa lotta senza quartiere? Si può opporre quel che siamo tutti noi, individualmente e collettivamente. Si può opporre una vera comunanza, che è ben diversa dagli schifosi conti di ragionerie che producono soltanto più ricchezza per i ricchi, e più povertà per i poveri, per i lavoratori, per i precari, per gli schiavi immigrati.

E si possono opporre anche parole come quelle di questa canzone.

Caratteristica saliente della poesia greca moderna è la capacità di combinare le immagini più ardite con un'asciuttezza lirica assolutamente impensabile. Ricorrendo alle inesauribili risorse della lingua e alle sue varianti (solo in questo testo sono presenti numerose deviazioni dall'ortografia e dalla pronuncia « standard », come ad esempio αστέρευτα per αστείρευτα, o αητός per αετός) ed alle possibilità locali, dialettali e arcaiche, comunque generalmente comprese, si crea un amalgama che riesce a creare l'emozione di un testo che sa di pietra, di solitudine, di dolore. Questo non è l' « amore perduto » di De André, coi capelli strappati, le viole e la speranza dell'amore nuovo; è una cosa molto diversa. E' la nera disperazione su una rupe. E' respirare davvero l'aria, il fumo e la nera bufera. E' l'uomo nudo di fronte alla separazione, al soffrire; come lo è da migliaia e migliaia di anni.