mercoledì 26 maggio 2010

Pulizie generali


La decisione l'ho presa al mattino, non prestissimo. Oggi mi è stato concesso un giorno libero dal lavoro, cosa di cui non godevo da un bel pezzo.

Non prestissimo, ma neppure tardissimo; alle nove e un quarto, dei solerti lavoratori hanno iniziato a potare gli alberi e a tagliare l'erba in quella specie di giardino pensile che ho sopra casa, ed è cominciato un concertino di motoseghe che avrebbe svegliato chiunque. Pazienza; avevo dormito a sufficienza, e mi si prospettava una bella giornata tutta per me, oltretutto climaticamente stupenda.

Però ci devo avere qualcosa di non troppo a posto, dentro. Crogiolandomi nel letto ancora per un po', con un'avvincente lettura (la Grammatica Cinese di Luciano Dalsecco, edizioni Pàtron), mi sono accorto che la mia casa -chiamiamola così per puro comodo- era in condizioni pietose. Polvere dappertutto, il bagno sporco, la doccia incrostata (anche per la mia pessima abitudine di pisciarci dentro), il lavandino che stava per vincere l'Oscar del calcare. E poi, nel resto del "cubo" (o parallelepipedo ipogeo, come lo chiamo spesso), il pavimento ridotto a un concio, ragnatele dappertutto, strati di polvere sugli scaffali dei libri. E pensare che potevo starmene a riposare. E pensare che ora, rimpannucciato un po' di quattrini, avrei potuto passare la giornata a esplorare l'Isolotto, ché l'esplorazione capillare del proprio quartiere non finisce mai. Nulla di tutto questo. Mi sono alzato deciso a farla finita, ma non nel tragico senso che di solito ha quest'espressione. La tragedia, casomai, doveva cominciare per i ragni.

Mi sono all'improvviso trasformato in una macchina da guerra. Vestito da lavoro, con la divisa estiva che mi ha provocato simpaticissimi paragoni con un evidenziatore giallo (qualcuno ha preso a chiamarmi, quando mi vede vestito così, Stabilo Boss). Sono uscito, ho preso la macchina e ne sono tornato con due borsate di prodotti per la casa: i panni swiffer, una granata nuova di pacca, un ettolitro di Viakal, persino l'Acqua di San Giovanni per i pavimenti. Quando posso, compro prodotti toscani. L'Acqua di San Giovanni la fanno a Massa. Come detersivo liquido per i capi delicati, dato che sono notoriamente delicatissimo, uso l'impareggiabile Gran Bucato di Toscana prodotto dalla Solvz di Livorno. Un detersivo con un nome del genere lo comprerei anche se non avessi la lavatrice. E che ci volete fare: son fatto così. Però provate a darmi del nazionalista o del leghista per questo, e il Gran Bucato di Toscana ve lo fo bere.

Ho cominciato dal bagno. I ripiani di vetro del mobiletto "a vista" dove tengo i prodotti per la persona erano ricoperti da due strati di polvere, specialmente quello più in alto dove tengo la roba per la barba. Il problema è che la barba non me la faccio più dal 31 ottobre 2008. Poi sono passato alla doccia, e c'è voluto stomaco, così come per il water. I guanti di gomma non li posso sopportare (e oltretutto mi stanno tutti stretti, visto il paio di manine che mi ritrovo), ma d'altronde le mani nella merda sono abbastanza abituato a infilarle. L'ho tirata fuori dal culo di mia nonna che moriva, e moriva malissimo. Una volta, scendendo da Fiesole, mi è stato vomitato sul viso, e ho dovuto tenermelo fino all'arrivo, con tanto di pezzo di aglio nei capelli. Ma, comunque, quel che ho tirato fuori da sotto il tappo della doccia regge il confronto.

Nel frattempo andava a tutto fuoco la lavatrice. Oggi devo aver lavato veramente tutto il lavabile, compresi i cenci di terra. Il Viakal è stato protagonista assoluto; una volta versato nel water (dopo un'abbondante passata di Netty Water, verdognolo al profumo di montagna -ma non ho desiderato sapere se il gusto ci guadagna), e riportato il vaso a condizioni igienicamente accettabili, mi è scappato naturalmente da cacare. Disperazione. Una gentile e comprensiva vicina mi ha ospitato una tantum per questa impròvvida bisogna.

Dopo un'ora e mezzo di sudata mi ci sarebbe voluta, e urgentemente, una doccia. Guai! Ella risplendeva del tutto nettata dal lordume, e non se ne parlava nemmeno. Andare a chiedere alla vicina anche una doccia sarebbe stato troppo, anche perché mi attendeva tutto il resto della casa. Ci avete mai provato a pulire da soli un appartamento anche piccolo, anche un monolocale? Dico pulire, non fare finta. Dico arroversciarlo da cima a fondo. No? Ecco, allora pensate un po' alle casalinghe, alle massaie che lo hanno fatto tutti i giorni per una vita. Quelle che poi, magari, andavano a iscriversi al glorioso PCI, faro de' lavoratori, e sulla tesserina si ritrovavano scritto, alla voce "professione": atta a casa.

Beh, ora l'appartamento è tutto un effluvio di fiori, quelli dell'Acqua di San Giovanni. Le ragnatele sono state sistemate a granatate, assieme ai relativi ragni. Non sono ragni svizzeri, questi. Quando stavo in Svizzera, pure in un monolocale, c'era tutta una famigliuola di aracnidi che scorrazzava per la casa (detta, appunto, la famiglia Ragna): ma non producevano ragnatele. Erano ragni rispettosi e grati per l'ospitalità, ragni assai civili che non mi sono mai sognato di stiacciàlli. Questi qui, invece, sono ragnacci isolottini che m'hanno impestato ogni cosa; e sono finiti sotto i miei piedini accenerentolati. Tanto, comunque, vincono loro. È partita, a un certo punto, anche la scopa elettrica. Alla fine, ridotto a un ecce Venturi, mi sono messo a contemplare l'opera mia. Mancava, è vero, l'usuale odore di casa. L'odore di casa mia è un misto di fumo, tabacco, sigaro (ora che mi hanno pure regalato una scatola di autentici Montecristo cubani...), e via discorrendo. Però, ora che sto scrivendo alle due di notte, pian piano si va ristabilendo l'odore naturale.

Contemplavo pervaso dalla pace, quando appena fuori si è scatenato l'inferno. Una masnada di vicini di casa che si dirigevano alla riunione di condominio. Hanno pensato bene di ricavare la stanza per le riunioni dalla vecchia centrale termica, che è proprio l'uscio accanto a me. Me n'ero scordato. Non ci sono andato. Odio le riunioni condominiali. Oltre a odiarle, non ci capisco niente nelle tabelle millesimali e comunque sono un condòmino per modo di dire. Nel cortile riconosco soltanto i concortilani (anzi, le concortilane visto che sono tutte donne). Ho fatto bene, visto che dopo un quarto d'ora i condòmini DOC hanno cominciato a scannarsi verbalmente, con il ragionevole timore che cominciassero a farlo anche fisicamente.

Sogno però di presentarmi prima o poi a una di quelle riunioni, e di fare richieste tipo l'urgente installazione di un obelisco a Ho Chi Minh o di un monumento marmoreo a Virginia Woolf nel parcheggio, oppure la trasformazione del locale caldaia in fumeria d'oppio. Mi sono rimesso a contemplare, e domani si ricomincia. Due giri di chiave, e si sa quando si esce ma non quando si rientra.