L'ombra era fredda come un tulipano.
Ninetta scese, come ogni sera
Ad insegnarmi una nuova preghiera:
Poi d'improvviso, dall'ombra dei fossi
Braccia come dei papaveri rossi,
Quando mi chiese: Conosci l'estate?
Io, fra i cadaveri di quei soldati
Corsi a vedere i lucci argentati.
Volammo alle sponde del mio torrente,
Portati in braccio dalla corrente,
Poi scivolammo, ed era d'inverno
E come gli altri verso l'inferno.
Scendemmo là, proprio come chi deve
A cercarci da soli, in faccia la neve
E lui parlò, disse: Fermati Piero!
Ed alla fine di ogni sua voce,
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
Le ombre lunghe, ed il tempo passava
Coi sacerdoti a passo di giava;
Con le ali di prima, d'identico umore,
Con il braccio nudo e d'un altro colore.
Poi vidi un uomo là in fondo alla valle,
Il volto severo, con l'anima in spalle,
Nel gesto immobile, sparagli ora,
E dopo un colpo, sparagli in cuore,
Ninetta, gli occhi di un uomo che muore.
Voci di strada e senza un lamento,
Mi rubarono al sogno in un solo momento,
Sbiadì l'immagine, crepare di maggio,
E l'eco lontana di troppo coraggio.
Ripeteva d'andare diritto all'inferno
Dove forse era un sogno, un sogno d'inverno;
Svegliati Piero, su, stringi il fucile!
E confuse in bocca stringevi parole,
Gelate nel sogno per sciogliersi al sole.