giovedì 27 maggio 2010

Il ritorno delle mostresse


I bambini non si toccano. Non ci sarebbe da discutere oltre su questa affermazione, e infatti non intendo minimamente farlo. Specialmente in questo frangente, in cui la pubblica opinione ha il suo periodico momento di indignazione per gli "arresti domiciliari" (che, comunque, sono sempre galera) concessi alle Mostresse, vale a dire le due maestre del tristemente noto asilo nido "Cip e Ciop" di Pistoia. Beh, mi piacerebbe, certo, che codesta indignazione non fosse, come dire, a macchia di leopardo; mi piacerebbe che fosse riservata anche alle decine di suicidi in galera, ai pestaggi sistematici dei detenuti, a diecimila altre cose che avvengono nei cosiddetti "luoghi di detenzione".

Un'indignazione, quella per gli arresti domiciliari delle Mostresse, che ha persino eccitato la furia del popolo. Qualcuno, un paio di notti fa, ha gettato una bottiglia molotov contro il residence in cui le due donne sono coatte. E sfido chiunque a trovare un moto di disapprovazione per la cosa: quel gesto, anzi, è percepito come di giustizia. Hanno toccato dei bambini e, cosa che più conta, sono donne. Meritano, quindi, il rogo. E che importa se, magari, tale rogo avrebbe potuto essere esteso a tutto il resto del residence.

No, toccare i bambini non si può. E chi li tocca deve bruciare; a condizione che sia una donna. La pubblica opinione italiana è sensibile: delle donne, delle educatrici, delle madri non possono essere mostresse. Alla santa donna angelicata non è permesso. Mi ricordo di quando, anni e anni fa, l'indignazione era al massimo grado nelle scoprire che nelle Brigate Rosse o in Prima Linea c'erano delle donne: sia mai! Ah! Ma ci sono anche delle donne! Quelle le ammazzerei anche più dei maschi! No, non si toccano i bambini.

Il problema è che i bambini e le bambine vengono toccati e toccate ogni giorno, nei modi più schifosi e atroci, senza che per questo io veda in giro tanta indignazione, o perlomeno senza che la veda così palpabile come nei confronti delle due mostresse pistoiesi. Non l'ho vista, tale indignazione, per don Lelio Cantini, parroco fiorentino della Regina della Pace (da allora detta Regina della Pace dei Sensi), dopo che sono venuti alla luce anni e anni di violenze sessuali sulle bambine e sui bambini della sua parrocchia. Anni interi, dico. Nemmeno mezza giornata di galera per il santo parroco, noto per essere stato quello che, nella diocesi fiorentina, aveva convinto alla vocazione sacerdotale il maggior numero di giovinetti. Don Cantini sta finendo i suoi giorni con la gravissima pena della riduzione allo stato laicale: vuoi mettere quanto più dolore in tale pena di un ergastolo? In proporzione, se contro il residence delle mostresse la furia del popolo ha lanciato una molotov, contro la parrocchia della Regina della Pace -visti i fatti avvenuti- avrebbe dovuto essere lanciato un bombardamento aereo. Lo avete visto? Qualcuno ha visto lanciare un solo cerino acceso? E in Irlanda cosa sarebbe dovuto succedere, uno schieramento di carrarmati Leopard a radere al suolo le parrocchiette dei preti pedofili?

E i bambini che, ogni giorno, in tutto il mondo, vengono sfruttati sul lavoro, massacrati, brutalizzati, ridotti alla fame? C'è qualcuno che si indigna così tanto? E i giornali e giornaletti per i quali una ragazzina di 15 anni che muore bruciata nel rogo di uno scantinato dove lavora per dodici ore al giorno al nero diventa una donna? "Morte due donne di 43 e 15 anni". È successo in Italia, e anche piuttosto di recente, sapete. C'è qualcuno che va col lanciafiamme alla casa di quel datore di lavoro, di quel negriero, di quello sfruttatore di manodopera femminile e minorile? No? Ma non mi dite!