giovedì 1 luglio 2010

'Ello Hitty


Mi piace stare in coda alla cassa dei supermercati. Sostengo che la fila alla cassa è un osservatorio meraviglioso sul proprio quartiere, e quindi sul mondo intero. Poi, non so come dire, alla cassa me ne succede sempre qualcuna; sarà anche per il mio aspetto, per le magliette strane che ho sempre addosso (oggi ne avevo una degli indipendentisti bretoni), per i piedi spropositati, per la coda di cavallo. Chissà.

Poco fa, ad esempio. Ero in coda alla cassa di un discount vicino a casa mia, lo stesso dove qualche tempo fa un dipendente italiano quarantenne & padredifamiglia che si era intelligentemente ridotto sul lastrico per giocare a i' videopòher non aveva trovato di meglio che ammazzare come una bestia la direttrice che lo aveva sorpreso a rubare 4000 euro. Un sistema veramente geniale per spezzare per l'ennesima volta la vita di una donna, e per finire all'ergastolo.

Alla cassa c'erano due donne e una bambina di quattro o cinque anni. Tutte e tre rumene. Tre generazioni: la nonna, la mamma e la bimba. Parlavano fitte nella loro lingua, che capisco piuttosto bene; e parlavano di cose di tutti i giorni, del marito che non era ancora tornato dal lavoro, di quel che c'era stasera alla televisione. Guardavo specialmente la donna anziana, pensando ad una comune vita pazzesca. Settant'anni o giù di lì. Ceausescu, l'emigrazione, il trasferirsi in un paese straniero e anche ostile; e quella parlava di televisione, tranquilla, con in mano un pacco di rotoli di carta igienica. La mamma della bambina un po' parlava con la madre, e un po' teneva a bada la figlia coi capelli nerissimi a caschetto e un broncio da fare paura. Gliene importava una sega a lei del babbo che non era ancora tornato e della televisione. Si sentiva che lo scoppio era nell'aria.

Detto fatto. La bimba comincia a fare un capriccio galattico. Strilli che si sentono nel raggio di cento metri, piedini sbattuti per terra, botte alla mamma fin dove arrivava quel soldino di cacio. L'oggetto del contendere è un pacchetto di caramelle con l'immagine di Hello Kitty. La mamma, eroica, resiste per far valere la sua autorità parentale; mentre la nonna, come tutte le nonne, cerca di convincerla a comprare le caramelle hellokittate alla nipotina. Nulla da fare. Non ha da essere. È in quel momento che la bimba si volta verso uno strano essere subito là dietro, con addosso una maglietta in bretone, in pantaloncini corti e la coda di cavallo. Mi guarda.

A questo punto bisogna che le dica qualcosa. Penso: beh, bisogna che glielo dica in rumeno, sennò magari non capisce bene. Fo una faccia che più a bischero non si può, e le dico: ce vrei sa ti cumpare mama, micuta? Che vuoi che ti compri la mamma, piccolina? Si ferma. Assume una posa da teppistina con uno sguardo determinato, con una manina su un fianco e battendo un piede per terra. E mi risponde, in puro fiorentino con venature dialettali legnaiesi-isolottine: 'E voglio le 'haramelle 'olla 'Ello Hitty, oh, che me le 'hompri teeee....?

Non faccio storie. Esco dalla fila con piglio marziale, vo allo scaffale delle caramelle e prendo un pacchetto di quelle caramelle con la gattina giapponese. Torno alla fila, e pago. Nel frattempo, la mamma e la nonna si stanno sbellicando dalle risate, e assieme a loro tutti gli altri clienti e la cassiera. Mi ringraziano, mezzo in rumeno e mezzo in italiano, mentre la bimba se ne frega di tutto e di tutti e esce dal discount col suo pacchetto di caramelle con la 'Ello Hitty, così duramente guadagnato. Un'altra signora anziana in coda commenta: Certo che coi bimbi non c'è nulla da fare, e sorride.

Ho capito allora, ed è stato un gran bel capire, che non ce la faranno mai. Mi riferisco a: razzisti, identitaristi, propagatori di paura, pennaioli e altri tipi di servi del genere. Tanto varrebbe che si arrendessero senza combattere, poveri piccoli stronzi. Non ce la faranno mai perché hanno dei nemici invincibili: Hello Kitty e i bambini.