mercoledì 19 settembre 2012
Gente serissima
In Toscana, i giorni dell'apertura della caccia sono detti familiarmente Cognato Days. Sono i giorni più letali per i cognati, che vengono regolarmente scambiati per beccacce e sparati via senza tanti complimenti, durante le battute iniziali, dai congiunti coi quali si recano ne' boschi e ne' campi a esercitare la loro grande serietà. E' una costante che non ammette eccezioni; la quantità di cognati toscani che sono passati brutalmente dallo status di cacciatori a quello di selvaggina è altissima. Resta naturalmente il mistero di come mai l'incidente di caccia colpisca particolarmente i cognati (anche se, va detto, tra le vittime non mancano gli amici ed altri componenti del parentado); ma è un dato di fatto. Se qualcuno volesse farci sopra un film, il titolo sarebbe bell'e pronto: Ho sposato una quaglia. La voce narrante sarebbe ovviamente la sposa dello sparato, la quale si è ritrovata appunto, da un momento all'altro, il marito trasformato in volatile e abbattuto assai poco cerimoniosamente da suo fratello.
Stamani, però, nelle foreste proprio sopra Firenze si è verificata una variante assai tragica. Essendo momentaneamente assenti i cognati, verso le cinque e mezza del mattino di questa giornata grigia e piovosa un padre ha sparato al figlio, ammazzandolo sul colpo. La caccia, come si sa, si tramanda sovente di padre in figlio perché l'educazione della progenie, fin dalla più tenera età, prevede che si diventi òmo quando si comincia a sparare addosso a tutto quel che si muove in campagna. E i cacciatori, come recita lo slogan di un famoso manifesto della Federcaccia Toscana che ha impestato tutte le nostre città negli ultimi tempi sono gente seria. Lo potete vedere nell'immagine a corredo: un gruppo di persone colte nella loro "normalità" (cioè non vestite da guerriglieri della Sierra Madre e armate fino ai denti), con nome, cognome e professione. Novità: ci sono anche un paio di donne. La strategia di comunicazione della Federcaccia deve avere avuto l'idea geniale: poiché, non di rado, la caccia viene intesa come un'attività prettamente "maschile", con le mogli che si limitano a preparare il cestino ad ore antelucane e, poi, a acconciare e cucinare le ambite prede, noi cosa ci infiliamo? Me le cacciatrici, perdiana! E che credete, che le donne non vengano a caccia? Che non ci siano anche delle cognate, fra di loro?
Le professioni, chiaramente, rimandano alla cosiddetta parte sana del "paese"; gente che lavora, quelli che mandano avanti l'azienda e che, nel tempo libero, si dedicano ad una passione che porta a contatto con la natura. E così ecco l'Astoni Flavio, artigiano, accanto all'albergatore Nencini Mario (con la speranza che non spari ai suoi ospiti); ecco l'avvocato Bartali Andrea, bravissimo ad appostarsi nelle vicinanze del tribunale, assieme all'aiuto cuoca Michelassi Carla, che col lavoro che fa mette direttamente in pentola quel che ha catturato. Si noti che sono state scelte persone la maggior parte delle quali porta i più tipici cognomi toscani (Nencini, Michelassi, Bartali); il messaggio che vuole passare è che la Toscana è praticamente connaturata con la caccia, e che le persone serie vanno a sparare alle lepri e ai beccaccini, usufruendo di una legislazione che permette loro di fare ciò che vogliono.
Scorrendo però una qualsiasi statistica degli incidenti di caccia, come ad esempio questa, tutta codesta serietà viene "leggermente" ad essere messa in dubbio; e sono dati che fanno rimanere basiti. Solo nella stagione venatoria 2010-2011, ad esempio, sono morti 34 cacciatori oltre ad un poveraccio che stava cercando funghi. Feriti 61 cacciatori, oltre ad altre 13 persone che, come il fungaiolo di cui sopra, non c'entravano nulla. Riguardo a tutta questa gente seria, come si compiace di autodefinirsi e pubblicizzarsi con tanto di dati anagrafici, si usano parole come imperizia, imprudenza, goffaggine quando non arroganza e spregio delle norme di sicurezza; e ne hai voglia di arroganza e spregio, quando questi qui possono tranquillamente detenere e usare armi da fuoco in aree condivise con altri, spesso non sapendo neppure usarle o usarle parecchio male. Poi si fanno le geremiadi e le articolesse sugli americani che comprano le armi al supermercato e fanno le stragi nelle scuola e nei cinema, tollerando però che parecchia gente (e massimamente in Toscana) scorrazzi liberamente per ogni dove (anche nei terreni privati) sparando all'impazzata.
Interessante scorrere la pagina linkata; vi si afferma, ad esempio, quanto segue. "Ci sono problemi di educazione: la formazione richiesta per utilizzare un'arma è evidentemente insufficiente. Ci sono problemi culturali:
per chi considera la caccia uno 'sport', il fucile e' un 'attrezzo
sportivo' assimilabile a una mazza da golf o a una racchetta da tennis.
Ci sono problemi psicologici: un'arma in mano fa
sentire molta gente potente e padrone del mondo che la circonda, così
come l'eccitazione della caccia può travolgere le persone coi nervi
meno saldi. C'è un problema generazionale: le file dei cacciatori italiani sono da gerontocomio. Dà fastidio, evidentemente, alle associazioni venatorie e al Comitato
Nazionale Caccia e Natura-CNCN (sigla di comodo che pomposamente cela un
raggruppamento dei principali produttori italiani di munizioni) che la
LAC assembli in modo organico i dati di tutti gli incidenti di caccia
che provocano vittime (morti e feriti) tra i cacciatori stessi e tra
cittadini fruitori degli ambienti naturali, che si trovano coinvolti da
pallini e proiettili vaganti, sottoprodotto di questo cosiddetto
"sport".
Ecco quindi le "campagne di sensibilizzazione e promozione" della Federcaccia, ospitate generosamente su muri, pubblicazioni, siti Internet e trasmissioni radiofoniche. Di soldi, del resto, questi signori ne hanno, così come di sponsor e protettori altolocati. Mi piacerebbe però, almeno una volta, riuscire a sapere che cosa pensi del suo intoccabile "sport" quel signore che, oggi, ha mandato all'altro mondo il proprio figlio; un'imprudenza, certo, o meglio una fatalità. Ma chissà se ripenserà alla gente seria di cui gli dicevano di far parte, chissà se inveirà ancora contro i maledetti anticaccia, chissà se dirà ancora al bar, con gli amici, cose del tipo: "Se vietano la caccia me ne vado via dall'Italia" (cosa sentita coi miei orecchi). Davvero gente serissima, questi cacciatori; i quali, comunque, non hanno purtroppo nulla da temere e, anzi, possono contare su regolari e ulteriori allentamenti della legislazione (per poi, però, avere il coraggio persino di lamentarsi che "ormai non si può andare più a caccia", poverini). Hanno amichetti a destra e a "sinistra"; hanno l'industria delle armi che li protegge; hanno tutto quel che desiderano, 'sti superseri, però sentono anche il bisogno di pigliare per il culo il prossimo con le loro campagne pubblicitarie e i loro cartelloni di quindici metri piazzati da tutte le parti.
E, allora, se proprio vi piace così tanto, sparatevi pure addosso. Continuate pure a fare quel che vi pare, ché tanto nessuno oserà mai seriamente contrastarvi, ma non sognatevi di cercare comprensione e pietà, perché siete solo dei poveri coglioni con il passatempo dell'assassinio.