sabato 1 settembre 2012

Chiomonty Riot


Nella foto sopra, la stazione ferroviaria di Chiomonte (TO). L'immagine testimonia che per Chiomonte passa già il treno, fatto corroborato anche dalla presenza di un binario e della linea elettrica con tanto di sezionatore (il sezionatore è quel cavo più o meno ellittico che si vede in alto). Assisto da giorni a furibonde polemiche tra antagonisti, Militanti vari, femministe, anarchici e chi più ne ha, più ne metta, a proposito di un gruppo di ragazzotte russe che, a mio parere, hanno tutto il diritto di andare a cantare mezze gnùde in tutte le chiese che vogliono; del resto, nelle chiese cristiane fa da sempre bella mostra di sé un tizio anch'egli pressoché svestito, appiccicato ad una croce in una posizione tutt'altro che comoda, e nessuno (neppure Putin) ha mai avuto nulla da ridire al riguardo. Diritto sì, e per essere oltremodo chiaro al riguardo, chi si definisce antagonista a vari livelli non avrebbe mai dovuto avere dubbio alcuno su quale posizione prendere, visto specialmente che c'è stato di mezzo un processo e una condanna penale; il problema è che tali episodi, prima o poi, vanno in mano a italiane e italiani, che non si smentiscono mai ancorché antagonisti. Complotti, complottismi, accuse, anatemi, maledizioni reciproche, battaglie all'ultimo sangue a colpi di solidarietà e quant'altro. Non so come mai, ma in questo paese si riesce a svilire qualsiasi cosa; e in questa cosa non intendo entrare. Non intendo entrare nel gioco in cui la posta più ambita è dare di fascista all'altro, quando i fascisti, quelli veri, scorrazzano liberamente nelle nostre città con una doppia protezione: quella sì delle autorità e delle forze dell'ordine, ma anche quella del cosiddetto antagonismo militante, il quale preferisce di gran lunga scannarsi vicendevolmente con tutti mezzi attuamente fornitigli dalla tecnologia informatica. E si tratta di una protezione non meno efficace, almeno fin quando parecchi(e) non continueranno a vedere George Soros, "Otpor" e la CIA anche nel caffellatte che bevono la mattina, oppure non si ricorderanno di essere anarchici solo quando gli arresti e la repressione sono in Russia, mentre quando lo sono in Italia predicano smarcamenti, lezioni di non violenza, delegittimazioni e accuse di "essere al soldo del potere". O bella, si inalberano tanto, codesti grand'anarchici, se leggono qualcuno che accusa le Pussy Riot di essere pagate da Soros, quando pochi mesi prima accusavano in massa la Federazione Anarchica Informale di essere manovrata dalla Polizia (oppure persino di essere formata tout court da questurini). Si risentono tanto, certi anarchici, perché qualcuno associa i simboli di Otpor e delle PR; però non si risentivano quando facevano acrobazie grafiche affermando che il simbolo degli Informali riproduceva quello di Casapound. Già scordato di tutto questo? Io no. Ognuno sembra avere il proprio complottismo preferito, ed il proprio è sempre giusto e giustificato; quello degli altri, invece, è brutto, cattivo e da distruggere. Così facendo, va da sé, quel che continua ad accaderci sotto il naso viene relegato in secondo o terzo piano; non si ammazzano più donne ogni giorno, non si arrestano più NO TAV, non si sgomberano più centri sociali e spazi antagonisti, non si va più ogni giorno verso la fame nera. Proporrei, a questo punto, di eliminare una volta per tutte la "solidarietà" a parole, quando tra di noi non siamo capaci di guardare mai un po' più in là del nostro naso. Alla spiegazione e al confronto preferiamo lo sfanculamento teatrale, la chiusura, la scomunica in stile ecclesiastico, il tutto naturalmente a base di ciò che propone e impone il mainstream. Il quale sa benissimo come neutralizzare qualsiasi cosa, specialmente quando ha a che fare con movimenti e persone che si lasciano perfettamente neutralizzare, ma credendo addirittura di lottare

La Valsusa, ad esempio. Sembra scomparsa da ogni discussione, da ogni azione, da ogni moda. Aver perso interesse. Arresti ancora; e se proprio si volessero i riots, ci fanno sapere, persino dai media di regime, che a Chiomonte sono giorni che c'è battaglia. Stanotte, alcune decine di manifestanti NO-TAV, muniti di maschere antigas, hanno attaccato il "non-cantiere"a Chiomonte, abbattendo parte della recinzione in cemento armato e creando un varco prima di essere respinti dagli sbirri coi lacrimogeni e con gli idranti. Si potrà immaginare facilmente, e a breve, altra repressione dopo gli arresti di Rovereto. Cose di tutti i giorni, che accadono mentre siamo impegnati a darci addosso, e a darci di fascisti a vicenda (o di rossobruni; colgo l'occasione per augurarmi che l'inventore di tale termine venga colpito una buona volta da dolorosissime emorroidi che gli impediscano di sedere alla tastiera per qualche tempo). Non siamo diversi, in fondo, dalla politica di palazzo e istituzionale; con tutto il nostro antagonismo, la riproduciamo esattamente nei suoi meccanismi e nello stabilire "rapporti di forza" interni, quando il nostro scarso peso numerico imporrebbe invece di creare per stabilire un rapporto di forza nei confronti del potere; e così, tra rossobruni, anarcofasci e quant'altro, l'unico risultato tangibile sono le porte delle galere che si spalancano, seguite dagli immancabili presìdi, e da una "solidarietà" che si vorrebbe nei confronti di chi, magari, il giorno prima è stato accusato senza mezzi termini di essere un servo fascista. Tutto questo mentre la lotta, e sembra incredibile, va avanti; ma, forse, in Valsusa hanno poco tempo da perdere per starsene a ammazzarsi su Facebook o sui blogghini; ci hanno da fare i Chiomonty Riot, loro, così come in Russia c'è gente che nelle strade e nelle piazze è andata a farsi ammazzare, per protestare contro l'amichetto di Silvio Berlusconi. Quanti arresti ci saranno stati, da parte della polizia russa, durante le manifestazioni contro Putin? Quanti riots di donne con la loro "pussy" e di uomini con il loro "cock"? Se ne è forse parlato per settimane intere, nei blog antagonisti? E se si parla tanto di sessismo, non sarà anche perché le Pussy Riot fanno infinitmente più "immagine"? E' un aspetto, questo, che non ho colto da nessuna parte, e sul quale vorrei invitare a riflettere chiunque, dato che cadere nel potere dell'immagine è parecchio facile, da parte di tutti.

Che non sia scambiata, la mia, per equidistanza a priori. Non sono né un equidistante, né un paladino di "fronti unitari" o roba del genere. Però ritengo che, ora come ora, sia necessario concentrarsi su ben altre cose, visto il periodo cui andiamo incontro. Concentrarsi soprattutto sull'abbattimento di ogni muro, mentre invece ci trastulliamo nel fabbricare muri di gomma e di ogni altro materiale, fra di noi. Ogni opzione, invece, dovrebbe essere presa attentamente in considerazione. E basta con "solidarietà" cretine e comode da una sedia, quando nella realtà dei fatti una solidarietà reale non esiste, così come è rara una vera volontà di azione che esca fuori dalle paginette Facebook di merda. Non si vuol fare il Chiomonty Riot? Si potrebbe sempre, che so io, andare tutti nudi a cantare in San Giovanni in Laterano contro Monti, e fare i Monty Riot. Io ci starei senz'altro, anche se, francamente, gnudo faccio piuttosto schifo. Però so cantare almeno decentemente.