martedì 30 ottobre 2012

Resurrezione (11-12)


11.

Stava entrando uno spiffero freddo, dentro al chiosco; nessuno s'era accorto che, dalla porta semiaperta, sbucavano tre teste. Quelle di due ragazzini, quindici o sedici anni, che ascoltavano con un'aria a metà fra l'ebete e il commosso; e quella d'una signora attempata, e pitturata, che teneva anche una sigaretta in bocca. " Dé, ma come saranno bravi… ", fece quella, rivolgendosi ai due ragazzi che le risposero con dei gargarismi incomprensibili, del resto tipici della loro età; nel chiosco, tra fumo e fiati, l'aria era diventata quasi irrespirabile, e quello spiraglio d'aria arrivava a pipa di cocco. C'era, fra tutta quella gente là dentro, uno che stava facendo de' grand'isforzi pe' 'un piangere, ed è una cosa che va detta in livornese perché in veneto non la so dire. Non la so ? E chi sono io ? Il narratore, quello che racconta. Soltanto, non so più se sono io che sto raccontando questa storia, o è questa storia che sta raccontando me. Forse, tutte e due le cose. Ma non è importante; non mi vedrete più, state tranquilli. 

Piero Ciampi non aspettò neanche che si ricominciasse a parlare. Li vide tutti quanti sfoderare gli strumenti, compreso quello là che aveva finito di sorseggiare la sua Heineken con la cannuccia, e che, fino a quel momento, era stato l'unico a non profferire nemmeno una parola. Tirò fuori un basso elettrico e si mise a arpeggiare qualcosa, così. A strumento staccato. 


" O Schuster, ma lo suoni amplàgghed… ? ", fece il ragazzo dal bushveldt nei capelli; gli fece eco il Massimiliano: " O Andrea…'un tu lo sai che Marco 'e gli è sempre umpluggato… ". Una risata restò sospesa per l'aria, scaricandosi poi come quando si urtano una massa d'aria d'origine africana e una depressione proveniente dall'Islanda; il barista scivolò sul fondo umidiccio del bancone pigliando una culata mentre continuava a ridere, trascinando con sè una bottiglia di Western Pearl, rum a sessantasette gradi, che fortunatamente non si ruppe; alla signora attempata si aprì la borsetta, sulla quale campeggiava il marchio Luis Guitton, e nella disattenzione generale ne uscì fuori anche un pacchetto di preservativi ancora incellofanato. Marco Schuster continuava a basseggiare amplàgghed, completamente tetragono alla situazione; Piero Ciampi aveva approfittato della momentanea indisposizione del barista per fregare un boccione di vino già a metà, ma era un boccione da due litri.

 " O che si canta ora… ? " 
" Ma voi ce le avete le canzoni vostre ? Per forza, se andate a un premio… " 
" Sì, certo che ci s'hanno ", disse Luca, quello bello con l'accento fiorentino. " Però s'è venuti a i' Premio Ciampi, e si vòle sonà le hanzoni di Ciampi. Oh, però, te tu le 'honosci tutte ! 'Ndo 'ttu l'hai imparahe… ? " 
" Me l'ha 'nzegnate un merlo… ", fece Piero scolandosi in contemporanea, mentre parlava, un bicchiere di vino. Nessuno riuscì a capire come avesse fatto. E riattaccò, seguito da tutti ai primi accordi, una certa canzone che parlava d'un Natale anticipato d'un giorno; e tutti insieme, a parte lo Schuster che continuava col suo basso che si sentiva lo stesso, e il Davide, che s'era messo a cantare con la fisarmonica in mano, senza suonarla. Poi lo lasciarono a cantare da solo, Piero. 


Fuori dal chiosco, s'era fermata una macchina. Era una vecchia Polo blé targata Ravenna; a bordo, un tizio alto, con gli occhiali e con la barba, stava a ascoltare con il capo reclinato sul volante. Sembrava che dormisse; accanto a lui, una signora di mezza età gli carezzava piano la testa. Pianissimo, dolcemente. " Ce l'hai un posto dove andare ? ", continuava a ripetergli ; ma lui non rispondeva. Probabilmente, si stava preparando a andare a una stazione, ma senza fermarsi. C'era un treno che partiva quella notte, per dove non si sa. Non lo sapeva neanche lui. Piero Ciampi finì la canzone, e tutti s'accorsero in un istante che aveva finito anche il vino. Nessuno disse nulla. Uscì dal chiosco, con la chitarra in mano. S'appoggiò alla polo Blé . Posò la chitarra per terra, mettendosi a cantare e basta. A urlare. E basta.



Si mise a smanacciare, salutando i ragazzi che erano venuti tutti fuori. Anche lo Schuster, con ancora il basso in mano ; anche il barista, toccandosi il culo che gli faceva ancora male ; e cantava, Piero Ciampi, morto a Roma il 19 gennaio 1980 e risorto in quel giorno strano, cantava le urla finali di quella canzone che aveva scritto tant'anni prima, dopo essere volato in mare, una notte di luglio, dagli scali delle Cantine. Le urla. E il vino. Com'è bello, il vino ; e com'è poco, il vino. E' sempre poco, il vino. Que vienne le temps du vin coulant dans la Seine, les gens par milliers courront y noyer leur peine...

" Piero ! Piero ! Aspetta ! " Piero aveva già preso, barcollando, la strada del porto.
" Sì, dimmi. Tu sei…. ? "
" Sono Andrea. "
" Dimmi…Andrea. "
" Domani devi venire a sentirci, al Premio. "
" Non ciò manco i sordi pe' mangià, figurati pe' comprà ir biglietto... "
" Ti facciamo entrare noi, tranquillo. Ti prego, vieni. Ci farebbe piacere. "
" Cercherò di venire. "
" Quando arrivi…chiedi di Andrea. Andrea Parodi, sono io. Qualcuno scende e ti si fa entrare. "
" Va bene. Ci si vede domani sera. Ma cantate le canzoni di Piero Ciampi ? " Quella seconda volta in cui pronunciò il suo nome a voce alta, quasi lo svegliò.
" Non solo quelle. Anche qualcuna delle nostre. "
" Mi farà piacere sentire qualcuna delle vostre, davvero. "
" Peccato che tu non ti sia iscritto… "
" Te l'ho detto. Non ho una lira. E poi, davvero, non sapevo neanche che esistesse, 'sto premio… "
" Ma come ? Sai tutte le canzoni di Piero, e non sai che da anni c'è un premio intitolato a suo nome…? ", fece Andrea, stupefatto.
" Sono stato via tanto tempo. Tanto davvero. "
" Ho capito ", disse Andrea, immaginando una cosa. " Sei stato dentro ? "
" Sì…sono stato dentro. Venticinqu'anni. "
 Andrea si fermo, e lo salutò lievemente. " Vieni, domani. "
" Vengo. Salutami i tuoi compagni. "
" Li saluterai anche tu domani sera. "
" Ciao. "
 Non sapeva neppure che ora fosse; ma decise lo stesso di andare un attimo al porto. Sì, tanto era sicuro che il Milanese lo avrebbe aspettato anche un quarto d'ora o venti minuti. Era oramai notte, e non aveva ancora rivisto il mare, in quel suo primo giorno auf der Erde.


" Jawohl, Herr Oberstkommandant…mi scusi…comandi, Maresciallo ! "
" Brigadiere Kellner, quante volte le ho detto che almeno in caserma non dovrebbe parlare tedesco…?"
" Ha ragione, mi scusi davvero…ma mi viene spontaneo… "
" Fa niente, fa niente. Ha detto che voleva vedermi ? "
" Sì, signor Maresciallo. Le devo riferire una cosa sulla quale oggi ho svolto qualche ricerca. "
" Mi dica, prego. "
" Stamani…verso le sei, sei e un quarto, ero di pattuglia assieme all'appuntato Musumeci e stavamo pattugliando per via Mastacchi. Abbiamo controllato uno strano tizio. "
" Brigadiere, ma lo sa quanti strani tizi girano per questa città alle sei di mattina… ? "
" Lo so, signor Maresciallo. Ma questo era strano davvero. "
" Mi dica, allora. Sono curioso. "
" Aveva una carta d'identità scaduta. "
" E sarebbe questa la cosa strana, Brigadiere… ? "
" Scaduta nel 1982. "
" All'anima ! "
" E aveva anche diecimila lire in tasca, signor Maresciallo. Diecimila lire, di quelle vecchie. "
" D'accordo, è una cosa un po' strana. Ma insomma…sarà un barbone, un vagabondo, ce ne sono a decine… "
" Il fatto, vede, signor Maresciallo, è che la carta d'identità è intestata a un morto. "
" A un morto ? "
" A un morto, le dico. Ciampi Piero, nato a Livorno il 28 settembre 1934. Ho controllato sui terminali anagrafici : risulta defunto il 19 gennaio 1980. "
" Ma è sicuro, brigadiere ? "
" Sicurissimo, signor Maresciallo. "
" Lei doveva conferire con me immediatamente a proposito di questa cosa. "
" Maresciallo, le faccio rispettosamente notare che Lei non s'è visto per tutto il giorno, in caserma, e non ho voluto disturbarla proprio oggi… "
" Va bene…va bene…che non si sappiano troppo in giro queste cose, chiaro ? "
" Chiarissimo, signorsì, signor Maresciallo. "
" Mi scusi, brigadiere…ma non potevate controllare le sue generalità sul posto, via radio ? "
" Proprio in quel momento c'è stato un blocàut. La radio non faceva. Morta. "
" E come si spiega questa cosa ? "
" Non lo so. Ho chiesto in caserma, al ritorno. Sembra che non ci sia stata nessuna interruzione delle comunicazioni radio con la caserma e con la centrale, Maresciallo. Ma l'appuntato Musumeci potrà confermarle sotto giuramento che la radio, stamani alle sei e mezza, non faceva. "
" D'accordo…forse c'è stato un guasto temporaneo sull'auto di pattuglia… "
" Dev'essere stato così, signor Maresciallo. "
" Avete fatto ulteriori controlli su questo…come si chiama?... "
" Ciampi Piero. "
" Ciampi Piero. Che altro mi sapete dire ? "
" Abbiamo indagato. Di mestiere risulta poeta. C'era scritto anche sulla carta d'identità. "
" Poeta ?!?... "
" Signorsì, signor Maresciallo. Da altre indagini, sembra che in realtà fosse una specie di cantante, o cantautore, scioperato e dedito all'alcool. Un matrimonio con relativa separazione, due figlie, delle quali la seconda avuta da una successiva relazione, qualche piccolo precedente penale per rissa e danni al patrimonio. Risulta defunto alla data che le ho detto prima. Per un male incurabile "
" E quello là aveva la sua carta d'identità. "
" Signorsì. E, le dirò, non solo la aveva. La foto corrispondeva. Era lui, non c'è alcun dubbio. "
" Potrebbe essere falsa ? "
" Non credo che qualcuno falsificherebbe una carta di identità, per qualsiasi motivo, lasciandola scaduta nel 1982, signor Maresciallo. "
" Ha ragione. E' davvero una faccenda molto strana, brigadiere. E' stato più avvistato in giro ? "
" Nossignore. Oggi non abbiamo avuto nessuna segnalazione. Mi sono permesso di diramare una comunicazione ufficiosa al riguardo, attendendo che lei tornasse e desse la sua autorizzazione. "
" La preparo immediatamente. Ciompi… ? "
" Ciampi, signor Maresciallo. Come il presidente della Repubblica. "
" D'accordo. Vada pure, brigadiere Kellner. Buonanotte. "
" Buonanotte a Lei, signor Maresciallo. "

12.


Era stata una giornata straordinariamente limpida, sebbene umidissima, e la serata e la notte lo erano altrettanto. Davanti a Piero Ciampi, seduto su un molo del porto con le gambe a penzoloni sul pelo dell'acqua, c'erano delle barche della Capitaneria e qualche battello da diporto ; non era andato verso le partenze dei traghetti, e il porto industriale era lontano. Osservava comunque, due calate oltre, le manovre d'attracco di una strana nave le cui fiancate sembravano istoriate da buffi disegni : una balena che sbuffava acqua, ed altre allegre figure forse riprese da qualche cartone animato. Nella semioscurità e nella lontananza, a Piero Ciampi parve di leggere il nome Mordillo, e lo prese per il nome dell'imbarcazione ; più a destra sulla fiancata si distingueva bene, anche perché era verniciato in lettere gigantesche, la dicitura Moby Lines


" Moby. Ecco perché c'è la balena, dé… ", pensava tritamente ciondolando, ed ignorando del tutto che a Livorno quel nome veniva oramai da anni associato ad una tragedia spaventosa. Non era capace di pensare niente, sul porto e davanti al mare. Un vuoto assoluto. L'unica cosa che gli passava per la testa erano quei ragazzi con gli strumenti, nel chiosco, e le canzoni che avevano cantato ; ed anche loro parevano far fatica a configurarsi come un pensiero. Quasi nessuna luce era accesa sul mare; soltanto al largo, si vedevano quelle delle navi alla fonda, in attesa di poter entrare in porto. Quasi nessuno sapeva che era un gran corridore. una volta, passando per Stoccolma con uno dei suoi treni, era sceso alla stazione e aveva preso delle strade a caso, di gran carriera, in una giornata di luglio incredibilmente calda per quelle latitudini. Correva e vedeva la gente quasi squagliarsi, oppure cercare refrigerio in qualche fontana, e lui correva senza fermarsi neppure a chi gli diceva o gli gridava qualcosa in una lingua sconosciuta. Hej ! Har du brååått ?…, gli aveva urlato una ragazza mora con un ombrello in mano, poiché da quelle parti il tempo cambia alla svelta ; e lui correva, correva per arrivare a una bottiglia. S'era fermato a un bar dove aveva visto del vino bianco in vetrina, forse francese, forse italiano, chissà ; e, per fortuna, " vino " si dice vin pure in svedese. Aveva cacciato fuori da una tasca dei pantaloni dei soldi imprecisati, e dopo un'ora qualcuno lo aveva ritrovato briaco, steso per terra sulla Kungliga Torget. 


Non si sa che cosa esattamente avesse risposto alla polizia svedese, che qualcuno doveva sicuramente aver chiamato ; una conversazione tra un poliziotto svedese e un poeta briaco livornese, non è facile immaginarla. " Boia dé ", in svedese suonerebbe qualcosa come " piègati qua ", e non si sa se il poliziotto si sia messo o meno ripetutamente ginocchioni, o a buco pillonzi. E Piero Ciampi s'alzò dal molo e si mise prima a camminare veloce, con un passo quasi identico a quello di Maurizio Damilano quando entrò vittorioso nello stadio di Mosca lo stesso giorno del funerale di Vladimir Vysotskij. Poi si mise a correre, a correre, a correre. Saranno state quasi le nove, se non erano già passate. 

In quattro balletti arrivò di nuovo in Cors'Amedeo passando da un'altra parte a incrociare Borgo Cappuccini ; per le strade non c'era praticamente nessuno, s'era messo a fare un freddo cane e correre, in mancanza d'un sistema francamente preferibile (tipo un boccione di vino rosso), sicuramente gli era di grand'aiuto. Quand'era ragazzo gli dicevano tutti che non aveva la milza ; era capace di correre per chilometri, tant'è che una volta gli avevano persino proposto di andare ad allenarsi per fare la maratona. Ma erano altre maratone quelle che Piero prediligeva. A Maratona, però, una volta c'era capitato in uno dei suoi giri dai quali mandava sempre bizzarre cartoline agli amici. Da Atene, s'era ritrovato sbattuto nel mezzo d'una strada statale da un camionista bulgaro che gli aveva dato un passaggio ; ne aveva approfittato per cercare qualche bicchiere di raki, che, quando fuori ci son quaranta gradi, aiuta a dimenticare il caldo. 

In Cors'Amedeo ci arrivò temendo che il Milanese avesse già tirato giù il bandone, che lo avesse in cuor suo mandato in culo e che se ne fosse tornato a casa. " E cià anche ragione, budello d'eva ", si disse a voce altissima, gridando, perché a volte i pensieri scappano via ed escon fuori passando per i polmoni. Un vecchio sul marciapiede opposto lo guardò e andò oltre, facendo i suoi tre passi su un mattone ; il Milanese, invece, non aveva affatto chiuso. Il bandone era tirato mezzo giù, e la porta a vetri era chiusa per non far entrare gente, che del resto non entrava mai a frotte, ma la luce dentro era ancora accesa. Piero Ciampi bussò piano sul vetro, tre colpettini secchi, mentre ripigliava fiato ; gli fu aperto con calma. 

" Dé…mi scusi, ho fatto tardi…mi dispiace… "
" Tardi ? Guardi, signor Litaliano, che sono soltanto dieci alle nove. "
" Ah. Credevo fosse più tardi…'un ciò l'orologio. "
" No, no, sono dieci alle nove. E le ho anche finito la chitarra. Però…mi scusi, avrebbe mica un quarto d'ora per fare una chiacchierata ? "
" Come no se ce l'ho…le pare. "
" Ecco, bene. Si accomodi, allora. Ha mangiato ? "
" No… "
" Se non le fa specie, nel frigo lì a destra ho un po' d'insalata di riso che mi è avanzata da oggi. Sa, spesso mangio qui. "
" Grazie… ", disse Piero aprendo un vecchissimo Philco che sembrava provenire direttamente dal Jurassic Park dei frigoriferi, di quelli ancora col pedale per aprire la porta e le cromature, e che mandava un rumore infernale. Dentro c'era una cofana d'insalata di riso coperta con un po' di carta stagnola, la cui temperatura era simile a quella d'un àisbergh; ma dentro c'era d'ogni 'osa, carciofini, vùster, tonno, granturco in iscàtola, la giardiniera di sottaceti, un pezzo di simmenthal (o di manzotìn, ma non lo sapremo mai), ulive nere, capperi e du' fette di lardo talmente dure, che di Colonnata sembravano averci la consistenza di quella del Bernini in piazza S. Pietro. " Lì c'è un cucchiaio ", fece il Milanese indicando una catasta di stoviglia in una specie di pila col rubinetto e la cannella di gomma ; Piero Ciampi nemmeno lo lavò, e si buttò sopra quel pancone di roba come un forsennato.


Il Milanese lo lasciò divorare per due o tre minuti, prese un bicchiere da un cassetto e lo riempì d'un generoso vinello preso da un cartone da cinque litri di " Ronco ", euro 5,70 al discount " Dico ". Piero Ciampi prese il bicchiere e lo vuotò senza nemmeno finir d'inghiottire una cucchiaiata di riso che avrebb'asfissiato un rinoceronte.

" Signor Litaliano. "
" Sì… ", fece Piero Ciampi rimanendo a mezz'aria con un'altra cucchiaiata, e mentre il Milanese gli stava versando un altro bicchiere di vino.
" La chitarra. " " Sì…la chitarra. Mi dica. "
" Senta, facciamo così. Ora parliamo un po' della chitarra, ché me ne vorrei anche tornare a casa. Poi si prende l'insalata di riso e se la finisce con comodo a casa, o dove vuole. Si può prendere anche un litro di vino, lì c'è una bottiglia vuota, se lo versa e alla salute di chi ci vuol male. "
" Grazie….d'accordo, parliamo della 'itarra, certo ", e giù un'altra bicchierata del Ronco.
" Non so come cominciare ", disse il Milanese. La chitarra era lì sul bancone, con la corda cambiata, ripulita e accordata. Gli adesivi con il capo indiano e la bandiera italiana erano stati lasciati.
" Dé…se 'un lo sa lei…cosa 'ni devo dì… ? ", fece Piero Ciampi pulendosi la bocca con il risvolto inferiore destro della giacca, che tanto puzzava già d'ogni cosa, e puzzo più puzzo meno.
" Senta… è una cosa strana. Davvero, non vorrei che mi prendesse per pazzo. "
" Alle 'ose strane ci so' abituato, 'un si preoccupi più di tanto… ", pensando nel contempo a che cosa il signor Maimone Giorgio avrebbe detto se avesse saputo dov'era il signor Litaliano Piero soltanto ventiquattr'ore prima.
" Va bene. Senta, parliamo senza tanti preamboli. 'Sta chitarra suona da sola. "
" Scusi ? "
" Sì, ha capito. Suona da sola. "

Piero Ciampi alle cose strane era senz'altro abituato, ma una chitarra che suona da sola fino a quel momento non l'aveva mai incontrata. Al massimo aveva sentito parlare di un'arpa che suonava da sola in un'antica ballata scozzese che parlava di due sorelle; però era un'arpa fatta con le ossa del petto della sorella buona e bionda ammazzata dalla sorella cattiva e mora, e si ricordava d'averla sentita una volta, tant'anni prima, dalla voce di Jacqui McShee dei Pentangle. Qualcuno gli aveva tradotto il testo, perché in inglese non aveva mai imparato nemmeno a chiedere del cesso. Si sforzò comunque di non assumere un'aria troppo stupefatta, del tutto fuori luogo in quel giorno là.




" Suona da sola. Mi dica un po'. "
" Se la ricorda quella canzone di cui m'ha chiesto prima d'andare via, due ore fa ? "
" Certo. Quella dell'orologiaio. "
" Esatto, proprio quella. Ecco, insomma, io ho finito di lavorare sulla chitarra, le ho cambiato la corda, l'ho pulita e infine l'ho accordata. "
" L'ha pulita e infine l'ha accordata. "
" E poi, se mi permette, mi è scappato un bisognino. "
" E è andato ar gabinetto. "
" E' lì dietro. E mi sono portato anche le parole crociate, sa, io a Milano abitavo a due passi dalla sede della Settimana Enigmistica. "
" Mi piace anche a me fare le parole crociate. "
" Insomma, ecco, m'ero completamente assorto sugli incroci obbligati, li conosce vero, quand'ho sentito suonare la chitarra. Suonava proprio quella canzone là, quella dell'orologiaio. E bene. "
" Ma…è siùro 'e un fosse ir registratore… ? "
" Nel registratore c'è anche il violino, e quella era una chitarra da sola. "
" E che ha fatto ? ", chiese Piero Ciampi sempre meno stupito (ma non chiedetene il perché).
" Mi sono alzato credendo che lei fosse venuto prima, che avesse trovato la chitarra e che si fosse messo a suonarla. Però non c'era nessuno. C'era solo la chitarra. "
" Suonava ancora … ? "
" Sì. E bene. Il bello è che le corde nemmeno si muovevano. Ma suonava. Ma dove cazzo l'ha trovata ? "
" Senta, l'ho trovata vicino ar teatro Gordoni. Sa, dietro, dove c'è ir giardinetto… "
" Il giardinetto ? "
" Sì, perché ? Non lo ha presente ? "
" Certo che l'ho presente. Solo che il giardinetto, dietro al teatro Goldoni, c'era…mi faccia pensare…fino a dieci anni fa. Poi hanno cominciato i lavori e hanno buttato giù ogni cosa. "
" Ma per favore. Io ci so' entrato dentro, quer giardinetto. C'era eccome, e l'ho trovata in un cespo d'ortica. "
" Per favore, signor Litaliano, potrebbe provare a suonarla ? "
" Ma certo. Cosa suono ? "
" Quello che vuole. Suoni una sua canzone. Mi ha detto che ne scrive. "
" Va bene. " E Piero Ciampi imbracciò la chitarra. Si mise a suonare e a cantare Tu no; la finì tutta, quella canzone che parlava di uno che oramai era fuori e che continuava a bere. Poi posò la chitarra sul bancone, nella stessa posizione in cui l'aveva presa.



" Bella canzone, signor Litaliano. Ma l'ha scritta davvero lei ?… "
" Sì, sì. Una volta, non lo sa, l'ho pure cantata in televisione. Me la fece cantare Paolo Villaggio. "
" Ah, va bene… certo…. ", disse il Milanese cercando di venir fuori da quella situazione che stava cominciando a farsi ingarbugliata. Una chitarra che suonava da sola e un tizio piovuto dal nulla che affermava d'averla trovata in un giardinetto che non esisteva più da anni e di aver cantato una canzone in televisione con Paolo Villaggio. Esattamente in quel momento, la chitarra si mise a suonare " Tu no ". E bene. In sottordine, pure con qualche accordo giusto che Piero Ciampi aveva invece sbagliato . I due stettero in silenzio e gliela fecero suonare tutta quanta ; il Milanese non aveva la forza neppure di tremare, mentre Piero Ciampi stava a sentire. In quel preciso momento, sopra i cieli del Madagascar (o delle isole Kerguélen, ma fa poca differenza) un giardinetto intero si ricongiunse finalmente con un cespo d'ortica ; s'aspettava, a breve, il vicolo.

(11/12 - continua)