La Rete Asociale di Riccardo Venturi. Il blog sotterraneo di uno che sta in un sottosuolo con un gatto. "Da cose a caso sparse la struttura bellissima del cosmo." (Eraclito)
giovedì 18 ottobre 2012
Resurrezione (9-10)
9.
La tirò a sé leggermente con le mani, non volendo credere
ai suoi occhi ; oppure sì, ci voleva credere, come
voleva credere fortemente che entro poco non sarebbe
finito tutto quanto, e che si sarebbe ritrovato nel
nulla, dentro una beffa che qualcuno aveva voluto rifilargli
colà dove si puote. Si guardò attorno dieci volte in
due secondi ; si toccò addosso, annusò l'aria, sputò per
terra. Chiuse gli occhi strizzandoseli con le dita, e gli si
formò nell'oscurità delle palpebre
chiuse e compresse un bizzarro
caleidoscopio dai colori
sfavillanti ; poi li riaprì di colpo.
Davanti a lui, c'era sempre
quella corda rotta di chitarra.
E lui era vivo.
" Magari, anzi di siùro, è solo
una 'orda… ", e nel pensar questo
le mani obbedirono
immediatamente e si misero a
tirare quel filo metallico. Dopo
pochi secondi, dal groviglio della
pianta d'ortica, uscì fuori una chitarra.
Una vecchia Yamaha abbandonata
lì chissà da quando, tutta
sporca e puzzolente di piscio di
gatto e d'òmo, ma con tutte le
altre corde sane, la cassa armonica
a posto (sebbene dentro vi
fosse un preservativo usato), i tiracorda intatti. Sul
retro del manico erano appiccicati due piccoli adesivi :
uno con la bandiera italiana, e l'altro con la testa del
capo indiano Geronimo.
Piero Ciampi la prese lentamente, guardandola e
riguardandola, toccandola mille volte, provando a pizzicare
qualche corda.
Era completamente scordata, per
forza di cose, ma le note risuonavano nella cassa.
Sarebbe bastato darle una ripulita, sostituire la corda
e accordarla in qualche modo. Sicuramente, a giro per
la città un negozio di strumenti e accessori musicali
era ancora aperto a quell'ora, e un ragazzo a giro per
dargli il la lo avrebbe trovato facilmente. Forse in piazza
Grande, oppure all'Attìas. E gli ritornavano a mente
tutti quei nomi, e gli turbinavano nella testa, e bisognava
che si sbrigasse perché non c'era tempo per farsi
prendere dal pensare a tutto quel che stava succedendo.
Sarebbe prima o poi dovuto anche andare a riposare
un po', magari a dormire ; tornare in via Garibaldi,
salire le scale della signora Emiliani, buttarsi su una
brandina in quella stanza, e addormentarsi con la
paura fottuta di ritornare nella morte. Ma fosse quel
che fosse. Mal che andasse, ancora qualche ora di
vivezza ce l'aveva, e di vivezza con una chitarra in mano.
Di vivezza con un po' di musica.
Con la chitarra sotto braccio, e attento a non farsela
cascare per terra, Piero Ciampi uscì dal giardinetto
prendendo immediatamente un passo di gran carriera,
con quelle gambe lunghe che aveva; senza che potesse accorgersene, il cespo d'ortica fu
mosso da un lievissimo alito di qualcosa, e scomparve.
Piero Ciampi s'era ritrovato sulla strada che menava a
Corso Amedeo e all'Attìas, invece d'andare a vedere
nella vicinissima piazza Grande se per caso c'era il
negozio che cercava; passata piazza Cavour, con la
gente che guardava quello strano tipo con una chitarra
sotto il braccio e l'aria lunga quanto i passi che faceva,
schivando i passanti e rischiando d'esser messo
sotto da un autobus che stava ripartendo dalla fermata,
per poco lo strumento non gli era caduto per terra,
dato che aveva deciso di ritoccarsi ancora, e ancora, e
di palpare il portafoglio nella tasca interna della giacca,
e di strusciare i piedi per terra per sentir se ancora ce
l'avesse sotto di sé, e di far qualunque genere di movimento
strano che gli provasse inequivocabilmente
d'essere vivo, con una chitarra senza una corda e un
premio musicale intitolatogli da morto, quando da vivo
al massimo gli avevano intitolato qualche decina di chili
di cambiali andate in protesto. A un certo punto s'accorse
che una vecchia lo fissava con aria compassionevole,
quasi a dire " poeròmo, dé, è anche bravo a volé
sonà' la 'itarra 'osì tutto sciancato … " ; con un gesto
che gli venne spontaneo, si ricompose mettendosi a
camminare dritto come un fuso e facendo un gran sorriso
all'anziana donna, che rimase interdetta a fissarlo
sul marciapiede, sentendosi forse anche un po' presa
per il culo.
"O dove sarà…sì, verso l'angolo…in Cors'Amedeo, sì, ci
doveva èsse' un negozio 'e vendeva 'itarre, strumenti e
tutto ir resto… ", e via quasi di corsa, e avanti senza ripigliar
fiato, non sentendo nemmeno gli accidenti, i vaffanculo
e gli irbudelloooo...!!! che i passanti cominciavano
a bazookargli dietro dopo averci avuto i coglioni, le anche
e i plessi solari sfiorati dalla musica nel migliore dei
casi, e presi a chitarrate nel peggiore. Nel frattempo,
alcuni intercettori dell'aviazione militare in volo di pratica
sopra qualche punto imprecisato del mare Tirreno,
segnalarono d'essere stati incrociati da un misterioso
oggetto somigliante ad un grosso cespo d'ortica;
sarebbero stati maggiormente creduti se avessero
detto d'aver visto un aereo passeggeri abbattuto da un
missile o da una battaglia aerea nel cielo di Ustica.
E andavano talmente veloce, Piero Ciampi e la sua chitarra,
che quasi non s'accorsero, passata l'Attìas con
le sue torme di tredicenni e svoltati a destra in
Cors'Amedeo, d'aver superato un negozietto carico di
vecchi strumenti, di chitarre spezzettate, di fisarmoniche
smontate, di archetti piegat'in due, di violini ammalati,
di moog sfiatati, di bassi scordati, di banjos raggelati,
di balalàiche sbalalaicàte e d'altre confusioni musicali
ammassate in una specie di cataclisma, mentre un
tizio alto e robusto, dai capelli e dai baffi brizzolati,
stava seduto dietro a un banco a provare un theremin
appena riparato, muovendo le mani per l'aria mentre lo
strumento emetteva la sua strana voce quasi extraterrestre.
L'insegna, illuminata soltanto da due vecchi portalampade
a piatto, diceva soltanto: "Dal Milanese -
Riparazione Strumenti Musicali - Vendita Strumenti e
Accessori Usati".
Piero Ciampi e la sua chitarra avevano oltrepassato il
negozio d'una cinquantina di metri, quand'alfine smusarono
un paio di testimoni di Geova in giacca e cravatta
di ritorno dal giro serale d'annunciazione della Bibbia;
e fu quel loro provvidenziale "Ma stia un po' attento !",
pronunziato con voce ferma e composta mentre uno si
reggeva al muro col naso sanguinante e l'altro giaceva
sul marciapiede tentando di raccattare un pacco ancora
intonso di "Torri di Guardia" e di "Svegliatevi !"
caduto per strada, prima che una Uno beige targata
Pisa lo spiaccicasse senz'alcun rispetto per la parola
d'Iddìo, che finalmente arrestò la vìndice corsa di Piero
Ciampi e del suo strumento; e s'accorsero del disastro
che avevano fatto, e soprattutto dell'insegna del
Milanese.
"Scusate…ommadònna…'un l'ho fatto apposta… "
"Ci credo che non l'ha fatto apposta, vorrei vedere… ",
disse il primo testimone di Geova appoggiandosi ancora
al muro, e con la camicia oramai tutta macchiata
del sangue che gli colava copiosamente dal naso forzatamente armonizzato.
"Scusi…m'aiuterebbe a rialzàmmi… ?", disse invece il secondo ancora a terra, rimirando
desolatamente il pacco di sante riviste sul quale erano
passate altre otto macchine, un'Ape Car e un Gasolone
a quattro ruote carico di calcinacci. Piero Ciampi lo tirò
su quasi d'un colpo; nel frattempo un capannello di
gente s'era venuto formando, come consuetamente
accade, e via a discorrere, e com'è andata, e come
state, avete mìa bisogno 'e si 'iami la Pùbbria, e no, no
che 'unn'ho fatto apposta, mi 'iudeva ir negòzzio…dé ma
se per caso 'ni partoriva la moglie 'osa faceva, tirava
fòri ir mitra, e no, io la moglie tanto 'un ce l'ho…cel'avevo…
inzomma mi dispiace, ditemi 'osa devo fà, ma
lasciate perdere, non è nulla, piuttosto non è che vorrebbe
che parlassimo un po' della Bibbia, che la fine
der mondo è vicina… ?
Intanto, dal vicino negozio, il
Milanese era sortito a chiudere il bandone, ché s'era
fatto tardi ed era venuta l'ora di tornare a casa e di
mettersi a vegliare ancor di musica, e di parole, e di
pensieri che alla musica e alle parole partecipavano
senza che nessuno o quasi lo sapesse.
Piero Ciampi se n'accorse appena in tempo ; si divincolò
dalla gente e fece per slanciarsi verso il negozio
che stava chiudendo.
" Signore…Signore ! Aspetti… ! "
" Dé, no, 'un posso aspettà, mi 'iude ir negòzzio….è importante
!"
" Ma signore….Dio…non ci pensa ?"
Fu allora
che, già allungata la falcata, si sentì per l'aria un urlo
che tutti ridusse ad un inaspettato silenzio; la chitarra
in alto; la corda rotta descrivente un'armonica spirale
metallica quasi a volere dir la sua ultima prima d'essere sostituita; qualcuno o qualcosa che berciò un "Non Dio ! Decido io !" ; e il Milanese fu placcato un picosecondo
prima d'infilare la chiave nel lucchetto.
" Fermo, per favore !"
" Mi scusi…ha bisogno di qualcosa ? ", fece l'uomo del
negozio con un accento che giustificava pienamente il
nome sull'insegna.
" Sì…di 'ambià una 'orda rotta alla 'itarra. "
" E per cambiare una corda rotta alla chitarra fra poco
fa fuori due passanti e mi si getta addosso come un
rugbista ?… "
" È importante…dé, le giuro che è importante. La chitarra
stasera mi serve…mi serve per forza. "
" Davvero non potrebbe tornare domattina verso le
otto ? "
" Domattina verso le otto è troppo tardi. Bisogna
'ambiàlla ora, per favore. Per favore. "
" E va bene, va bene…mi dia il tempo di riaprire e di riaccendere
la luce…ma è sicuro che è solo la corda ? La sua
chitarra mi sembra…come dire…un po' malmessa."
" È un po' vecchia e ne ha passate… "
" Beh, le daremo un'occhiatina a fondo…tanto, in fondo,
non ho fretta, e se lei ha
rischiato d'ammazzare due
persone per cambiarle una
corda, si vede che dev'essere
importante sul serio. "
" La ringrazio davvero,
signor…."
" Maimone. Giorgio
Maimone. "
" Litaliano Piero ".
" Molto felice di conoscerla,
signor Litaliano. Venga, si
accomodi. Sì, 'sta chitarra ha
bisogno d'essere rimessa in
sesto ", disse sedendosi su
uno sgabello con le zampe di
metallo e la culiera in skai
rosso. Solo un paio di lampadine
accese; prese da un
tavolo, mezza impolverata, una vecchia cassetta stereo
e la infilò in un mangianastri. C'era qualcuno che
cantava in inglese, a volume bassissimo.
10.
Piero Ciampi si mise anche lui a sedere su una sedia
da giardino, senza neanche spolverarla.
" Stia attento, signor Litaliano, non so se la regge. "
" Va bene… "
" Di là c'è una sedia di legno. Quella dovrebbe andare. "
Presa da una specie di sgabuzzino la sedia, senza
neanche accendere l'interruttore perché non lo aveva
trovato al primo tastone sulla parete, Piero Ciampi si
mise a sedere accanto al Milanese che stava esaminando
la chitarra senza toccarla, dopo averla posata
sul banco da lavoro.
" E' in condizioni pietose, vero ? "
" Dev'essere stata a lungo all'aria aperta, mi sa. Ma è
sua ? "
" No. A dire il vero…l'ho trovata."
" Trovata ?..."
" Sì…ma dé, guardi…sarebbe un po' lungo spiegarglielo.
Solo che mi serve entro stasera. Mi bisogna, sul serio."
" Facciamo una cosa, signor Litaliano. Qui non c'è solo
da cambiare la corda, quello sarebbe il meno…se la
vuole davvero suonare e le serve, occorre che ci faccia
qualche lavoretto e che la provi. Mi ci vorranno almeno
un paio d'ore. Potrebbe tornare, facciamo, verso le nove di stasera?..."
" Ma…davvero resterebbe qui a farmela… ?"
" A questo punto…"
" Senta…io bisogna che le dica la verità. Se ci sono da
fare dei lavori grossi…non so nemmeno se ho i soldi
per pagarla."
" Quanto ha ?"
" Cinquanta…sessanta li…sessanta euro."
" Tranquillo, non gliene prendo più di trenta. Magari
anche meno."
" Non so… "
" Come ringraziarmi
? Vorrà dire che, una
sera, verrà qui a cantarmi
qualcosa. Sa,
anch'io ogni tanto
suono. E scrivo canzoni,
anche. "
" Le scrivo anch'io. E'
per questo…che ho
bisogno della chitarra
al più presto. "
" Ho capito. Lei
dev'essere qualcuno
del Premio Ciampi, mi
dica se sbaglio…"
" No, non si sbaglia… "
(" Ma forse non nel
modo che immagina
", si disse Piero sforzandosi di non fare nessuno sguardo
particolare e di non increspare le labbra, seppur in
modo inavvertibile.)
" E allora, stia tranquillo che gliela faccio alla svelta.
Quelli che vanno al Ciampi mi stanno simpatici, sa…. ",
disse il Milanese sollevando la testa e strizzando lievemente
gli occhi mentre i sorrisi gli si sbaffavano sulla
faccia.
" Senta, faccia una cosa, signor Litaliano ", disse
riprendendo improvvisamente un'espressione serissima.
"Io sono abituato a starmene da solo, quando
lavoro. Torni verso le nove, come le ho detto; sarà
tutto pronto. Mi scusi, non vorrei essere sgarbato, ma
se non sono solo non ce la faccio a lavorare. "
" Ma le pare. Torno alle nove in punto. "
" La aspetto."
" Però mi levi solo una curiosità."
" Mi dica. "
" Chi è ?... ", chiese Piero Ciampi indicando il mangianastri
dal quale qualcuno continuava a cantare in inglese.
" Un cantautore scozzese, si chiama Robin Laing. "
" Canta bene. Ha una bella voce. "
" E canta anche delle belle cose. La canzone che ho
messo me la sento sempre quando lavoro. Parla di un
orologiaio. In italiano si chiamerebbe La canzone segreta del tempo ".
" Grazie. Tanto 'un lo 'onosco…ma il titolo è…è bello.
Arrivederci a fra poco. "
" Arrivederci a lei, signor Litaliano. Certo, cristo… "
" Prego… ? "
" No, niente. Non è niente, stavo ragionando fra me e
me. Arrivederci ancora. "
Piero Ciampi uscì dal negozio che si dovevan già essere
fatte quasi le sette. Faceva freddo, e umido; s'abbottonò
la giacca alzando il bavero e stringendosela
addosso più che poteva, e sperando che non s'alzasse
per caso una di quelle ventate, di mare o di terra, che
a Livorno son pane di tutt'i giorni. "Se viene una tramontanata,
con questa roba 'ecciò addosso mi finisce
la vaànza in du' ore, gesummorto..." ; ma, per fortuna,
di vento non ce n'era. C'era solo un'umidità dove avrebbero
potuto sguazzare i pesci per l'aria.
Di tornare in via Garibaldi, non ne aveva voglia. Quella
casa, ripensandoci, gli aveva fatto un effetto strano. E la
vicina di casa, poi, la vecchia che ce l'aveva coi siciliani; "N'avrò visti di posti strani…boia se n'avrò visti…".
Ripetendosi e ridicendosi quest'ultimo pensiero come una specie di mantra, le gambe lo avevano portato di nuovo verso
piazza Cavour; stranamente non aveva né fame, né sete.
Le luci di via Cairoli, con qualche negozio che già aveva i
festoni natalizi; quella via piena di banche, e banche, e
ancora banche. Ché, a Livorno, di soldi ne girano tanti.
Città di soldi che passano di mano, città di noli, di equipaggi
o ciurme raccattati con la consegna del silenzio per
tacere tutte le loschezze che vi sono dietro. Città d'affari
fatti alla svelta. L'unica città italiana dove una strada si
chiama via della Banca . Non la prese, via Cairoli. Non
tirò diritto. Girò a sinistra per gli scali. Per il porto.
Era quello stesso porto che lo aveva respinto nel pomeriggio,
quando stava camminando per via Grande. Ora
ci arrivava dagli scali del fosso Reale, a sera, mentre
aspettava che gli fosse riparata una chitarra che aveva
trovato in un cespo d'ortica, su suggerimento d'un
francese che, di cognome, faceva " Linea spezzata" ;
proprio in quel momento, il cespo d'ortica aveva preso,
lassù lassù, la rotta della Capraia, a diecimila, a ventimila,
a nonsommila metri di quota.
Sì che ci doveva andare ; ora sì.
Terminati gli scali, Piero Ciampi voltò a sinistra per
pochi metri, costeggiando il bacino dei pescherecci sui
quali qualcuno ancora stava dentro a far chissà cosa;
e poi a destra, sul brevissimo ponte che menava a uno
dei tanti ingressi del porto, quello vero, quello che non
finisce mai. Quello dove aveva passato serate e notti, a
camminare e a bere, a guardare, a veder partire e arrivare
le navi chiedendosi da dove venissero e dove
andassero, a vedere i traghetti vomitare e inghiottire
automobili e camion, a guardare le navi militari lontane
alla fonda, a sentir parlare tutte le lingue del mondo. E
a scrivere canzoni, anche se magari con sé non aveva
neanche una matita e un foglio di carta. Se le scriveva
dentro, inframezzandole con strane parole inesistenti
che gli davano il ritmo del verso; a volte, gli capitava di
scordarne qualcuna. Sul ponte, il chiosco era aperto;
entrò dentro per riscaldarsi un attimo, e probabilmente
anche per investire un po' de' vaìni che gli restavano
in modo sicuro, come recitavano decine di tabelloni
pubblicitari sparsi per tutta la città. Si vede che tutti dovevano investire
in modo sicuro, in quel mondo là di venticinqu'anni
dopo; e fu così che chiese se avevano per caso un litro
di vino rosso, sempre da poco. Lui, d'investimenti sicuri, non ne voleva conoscere altri.
Il chiosco, che tutti così chiamavano anche se in effetti
era un piccolo bar in muratura, era stranamente affollato.
Di solito, si ricordava Piero, a quell'ora lì non c'era
mai nessuno, specialmente d'autunno e d'inverno; i
panini erano finiti, e anche se si potevano sempre far
fare, la mortadella e gli altri salumi in mostra nella
vetrinetta del bancone sembravano, dal loro aspetto,
essere stati ricavati da un velociraptor del giurassico
piuttosto che da un suino. Ma c'era una marea di
gente, di ragazzi. Tutti giovani, che se ne stavano lì a
bere e a parlare e che, soprattutto, avevano ammassato
addosso a una parete ogni sorta di strumenti
musicali. Chitarre, fisarmoniche, bassi, custodie con le
tastiere, flauti, ogni cosa. Piero Ciampi, dopo aver chiesto
la bottiglia, andò senza neanche pensarci verso la
parete, come a posare la sua chitarra assieme agli
strumenti dei ragazzi; fu solo dopo aver persino mormorato
uno " Scusate, ragazzi…posso… ? ", che si rese
conto di non avercela, la chitarra, e di averla lasciata a
riparare.
Gli rispose un giovane dalla capigliatura che definire
fluente sarebbe stato riduttivo. Non era una capigliatura: era una specie di foresta pluviale dove s'intrecciavano
liane, dove crescevano le rafflesiae arnoldii, dove
serpenti dai colori stranissimi strisciavano e s'avvolgevano
ai rami. Il suo accento non ne indicava chiaramente
la provenienza, anche se pareva genericamente settentrionale.
" Scusa…dicevi ? Puoi cosa… ? "
" No…scusa te, dé…è che anch'io ciò la 'itarra, ma l'ho portata
a raccomodà' e devo tornàlla a ripiglià' fra pòo…mi
sembrava ancora d'avèccela'on me… ", e nel dir questo
s'alzò diritto in tutta la sua statura, un metro e
novanta d'ossa secche, stampando un sorriso acuito
dal fatto che stava arrivando la bottiglia di vino.
" Ah, ho capito ", fece il ragazzo. " Allora suoni anche tu!
"
" Sì, mi piace suonare. "
" Io sono Andrea, piacere di conoscerti. "
" E io sono Piero, piacere mio, dé. "
" Oh, ti chiami anche tu Piero ! Ma vi chiamate tutti
Piero a Livorno ?… "
E giù una salva di risate nel chiosco, che coinvolsero
anche il barista.
" No, guarda, qui a Livorno s'ha anche
gente 'e si 'iama...fammi riordà... Carlazzèglio…! ", e giù ancora risate, e
si mise a ridere anche Piero Ciampi pensando a
quante volte gli era già capitato di ridere, in quel suo
primo giorno di Wiederbelebung. Di ridere, e ancora
non di piangere; nella sua prima vita non gli era capitato
spesso di viver delle giornate del genere.
" Scusa, non ti si voleva prendere in giro…è che siamo
qui tutti quanti a suonare e cantare per il premio
Ciampi. Ci vai anche tu, per caso ? "
Piero Ciampi ritenne urgentissimo bersi due bicchieri
di vino in fila, d'un fiato.
" Mòna dea Madòna, ti te ga' d'averghe se' ", fece un'altro
dei ragazzi, stavolta con un accento decisamente
veneto, guardandolo tracannare quei due bicchieri
come fossero d'acqua della cannella.
" Ostrega se ce l'ho ", rispose Piero. " Ce l'ho sempre.
Come Piero Ciampi." Era la prima volta che pronunciava il suo nome a voce alta.
Gli fece un effetto da non dirsi. Un effetto da bersi.
" Lo honosci te, Piero Ciampi ? ", gli chiese un altro ragazzo,
stavolta con accento fiorentino ; " O, gli è incredibile ",
disse un altro ragazzo ancora, con lo stesso accento, uno
con una faccia da fotomodello e du' bicipiti da spaccapietre in una cava. '' 'Sto Piero Ciampi 'e se lo rihordano
tutti pe i'vino, miha pe' le hanzoni ! "
" Scusa un attimo te…come ti 'iami, scusa ? "
" Luca. "
" Senti, Lùa…me la presti un seòndo una 'itarra… ? "
" Come no…subito ! "
Luca andò alla parete, frugando fra la congerie di strumenti
che vi erano accatastati : " Marco…Marco ! 'Ndo
hazzo tu l'ha messa l'ahustiha ? "
" O Luha, via…'un tu la vedi, l'è sotto quella di
Massimiliano… "
Gli aveva risposto un altro tipo, dall'aspetto serio e
completamente pelato, che se ne stava tranquillo al
bancone a bere una birra con la cannuccia; nel frattempo,
un altro ragazzo, l'ultimo di tutta la banda,
senza dir niente era andato anche lui alla parete e
aveva cavato fuori la fisarmonica dalla custodia.
Accarezzandola e basta.
A Piero, finalmente, arrivò in mano una chitarra; e
quella, sì che era una chitarra. La prese. La guardò.
In due secondi dovette ripassare trent'anni e rotti.
Dovette controllare se quella lunga pausa che gli era
toccato di passare non gli avesse cancellato tutto
quanto. Fece un accordo, poi un altro; provò a collegarne
un terzo, e un quarto. No, la muerte no acaba nada. Bevve un altro sorso di vino, e cominciò a cantare.
S'era aggiunta un'altra chitarra, suonata da Andrea
dalla foresta in testa.
" Visto che di Piero non si riòrda solo 'e beveva… ? "
" Cazzo se suoni e canti bene, tu. Sembri lui. "
" Non ti posso nimmanco dì' che me lo dicevano tutti."
Il fisarmonicista aveva continuato anche dopo la fine
della canzone, quasi in trance.
" Davide ! "
Aveva parlato quello con l'accento veneto.
" Davide, ma va' in mona ! Lè finìa !"
Davide continuò a suonare, piano. Le luci si erano già
accese, sul mare. Da un po'.
" E dai, Guido…lo sai home gli è i' Darmo… "
"Lo so… ", rispose Guido, sorridendo e ordinando una
birra. Il barista stava coi gomiti appoggiati al bancone,
e ascoltava.
" Senti…Piero, ti chiedo un favore ", disse ancora Guido
il veneto. " La conosci, di Ciampi, Cristo fra i chitarristi
? "
" Come no. ", rispose Piero tirando una fiatata che
cominciava a farsi sentire.
" E allora cantamela, per favore. E' per un mio compagno
che non ci può essere."
Piero credette di capire bene il motivo per cui quel suo
compagno non ci poteva essere, dallo sguardo che
Guido aveva fatto. Chiese soltanto :
" Come si chiama quel tuo amico ? "
" Elia. "
" Allora la canto per Elia. Vieni, te", disse al fisarmonicista; "Accompagnami
alla fisa. "
Fuori dal chiosco, s'era cominciato a fermare qualcuno.
"Non ho potuto fare granché, a parte inculcargli qualche sano principio sulla pratica assidua dell'anarchia"." Armand Vandoosler "il Vecchio", per tramite di Fred Vargas.
"Quant'è vero che una discesa vista dal basso somiglia tanto a una salita." Dai "Pensieri di Pippo" .
"L'ottimista è colui che vede nella grandine una buona partenza per un mojito." Da un messaggio SMS del Pratile dell'anno CCXXIII.
"L'unica cosa più triste di un luna park vuoto sotto la pioggia è un luna park sotto la pioggia pieno di sbirri." Sandrone Dazieri.
"La vera pornografia è l'esercizio del potere."
Rocco Siffredi.
"Si resta affezionati alle proprie fantasticherie; diventano una parte di noi, sono nella memoria lunga. Ci son delle volte in cui, senza un motivo ed in un luogo qualsiasi, tornano alla mente. Ed allora si torna per un attimo ad aprire quella porta del faro di Palmaiola, chiusa da anni; si spolverano i mobili e le suppellettili, si verifica se le apparecchiature sono tutte in ordine, si aggiusta quella zampa di tavolino che cigolava e s'innaffiano i vasi di fiori che, chissà come, non appassiscono mai. Si dà un'ultima controllatina, si richiude la porta a tripla mandata e si torna alla legge di gravità. Ma tutto dev'essere pronto all'uso, sempre, in qualsiasi momento."
Risyart Vendtūr, enie syestā dănē săn gozăm mihkar, in tabāi mihkar ya săn brāmonāi mihkar; ya syestā dănē yasyi enhŭltig. Tāmā gozmăn, tāmā tabāin ya tāmā brāmonāin takveis mad, madne ya madsye udnŏmsyi pŏll. Ik rizkăv nyertenien va nyertăton.
Anvīssraz viyustāi mān perfīl pŏlen, kliki ap to perfīl in tŭlyan; emmeret nălebiez rhudăn in to, syestā gegrāb ik.
The Asocial
Riccardo Venturi, one who feels good with few people, in few places and with few things; and one who feels very good even alone. Anyway, he loves, used to love and maybe will even love so much all of these people, things and places. Here you find someone or something of them.
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Ο Aκοινωνικός
Ρικάρδος Βεντούρης, ένας που κάνει καλά με λίγο κόσμο, σε λίγους τόπους και με λίγα πράγματα, και που κάνει πολύ καλά μοναδικός επίσης. Εκείνον τον κόσμο, εκείνους τους τόπους κι εκείνα τα πράγματα, πάντως, τα αγαπάει, αγαπούσε κι ίσως θα αγαπάει πολύ. Εκεί βρίσκετε κανέναν ή κάτι τι.
NO TAV
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Dedicado a los Nadies
Avviso ai Facebabbei
Se per caso sei uno di quei bischeri che arriva su questo blog da un link o qualcos'altro proveniente da una pagina "Facebook" a mio nome, devi sapere che si tratta di una falsa pagina e che il sottoscritto non ci ha nulla a che vedere. In questo blog, e più in generale nella mia vita, "Facebook" è assolutamente off-limits. Qui si usa esclusivamente il vecchio, caro contatto diretto: telefono e indirizzo del blogger sono sotto il titolo. Se vuoi, puoi anche utilizzare un'arcaica email: k.riccardo@gmail.com .
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Should you be one of those morons accessing this blog by a link -or sort of- from a “Facebook” page labeled to my name, please be informed that it is a fake page and that I have nothing to do with it. In this blog, and more generally in my life, “Facebook” is totally off-limits. Only the old & beloved direct contact is used here: the blogger's phone number and personal address are clearly stated under the title. If you want you can use an old-fashioned e-mail address: k.riccardo@gmail.com .
Idenān al to Fĕyskăbulākāi
Anberraz elhenē enie tăr nāmākăbulākāi alsyegīyă al te blog med lyŭm au nyertătollŏs ek eno silīd nă Fĕysbūk la mān imien, varhissūk maladdukar syesī eno silīd apannŭsig ya năsyehē to pādgegrāb nyerăn in kazyuna săm. In te blog, ya eitenemenniyos in mān gvī, “Fĕysbūk” sī sănŏlligē eksenya. Ik ovilur nomĕz to kondāg năgedismed syen ya gemad: to nomăr nă telefōn ya to diftinis părsonig nă to blogdār ŏmsulnă pād to tităl. Anvīssraz to, oviluhantăz diftinis syenmōdig nă iměyl: k.riccardo@gmail.com .
Questo blog aderisce alla Prima Internazionale contro i Fagiolini Lessi.
Ai sensi della legge n° sonasega del millenovecentosettanta e rotti del Principato d'Andorra, questo blog non è da considerarsi una testata, bensì una gomitata e talvolta anche una pedatanegli stinchi. Le leggi del principato d'Andorra sono così, e se non vi garbano pigliatevela col Presidente della Repubblica Francese e con il Vescovo della Séu d'Urgell. Casomai non riusciste a contattarli per esternare loro le vostre rimostranze, cazzi vostri. Qualsiasi accusa di giornalismo rivolta verso questo blog è quindi da ritenersi infondata. - Inno del Principato d'Andorra.
Questo blog sostiene e consuma lo Scorpione di Trinidad
Avete pagato caro, non avete pagato tutto. La rivista "Rosso" (1973-1979).
Boris Vian, Je voudrais pas crever
Boris Vian, L'arrache-cœur
Bruno Kress, Isländische Grammatik
Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore
Cesare Battisti, Ma cavale
Clifford D. Simak, Anni senza fine (City)
Collodi, Pinocchio
Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini.
Crisso/Odoteo, Barbari
Cyril Michael Kornbluth, Gli idioti in marcia
Dino Campana, Canti Orfici
Emmanuel Carrère, Philip Dick: una biografia
Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve
Erri De Luca, Aceto, arcobaleno
Erri De Luca, In alto a sinistra
Esiodo, Le opere e i giorni
Fabio Cuzzola, Cinque anarchici del sud. Una storia negata.
Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo
Federico Maria Sardelli, Il libro Cuore (forse)
Fernando Pessoa, Il Marinaio
Fernando Pessoa, Livro do desassossego
Fiabe Toscane, a cura di Carlo Lapucci
Frans G. Bengtsson, Röde Orm
Franz Kafka, Il processo
François Cavanna, Cœur d'artichaut
François Villon, Opere complete
Friedrich Dürrenmatt, Das Versprechen
Friedrich Dürrenmatt, Il Minotauro
George Orwell, Omaggio alla Catalogna
Georges Perec, La vie, mode d'emploi
Gerhard Frei, Erlebtes Elba
Ghiannis Ritsos, Tre poemetti. Crisotemi. Elena. Ismene.
Gianfranco Panvini, Zitto e nuota!
Giovanni Boccaccio, Il Decamerone
Guy Débord, La società dello spettacolo
Göran Tunström, Juloratoriet
Halldór Kiljan Laxness, La campana d'Islanda
Howard Phillips Lovecraft, Il caso di Charles Dexter Ward
Howard Phillips Lovecraft, Le montagne della paura
Isidore Ducasse, comte de Lautréamont, Les chants de Maldoror
James Morrow, L'ultimo viaggio di Dio
Jaroslav Hašek, Il buon soldato Sc'vèik
Jaufré Rudel de Blaia, Poesie
Jerome K. Jerome, Tre uomini in barca (per tacer del cane)
Joe Lansdale, Tramonto e polvere
Johann Most, La peste religiosa
John Osborne, Look Back In Anger
Joseph Sheridan Le Fanu, Carmilla
José Saramago, Cecità
José Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo
José Saramago, Saggio sulla lucidità
Juan Rodolfo Wilcock e Franco Fantasia, Frau Teleprocu
Juan Rodolfo Wilcock, Poesie
Klaus Schönberger (Hg.), Vabanque. Bankraub. Theorie. Praxis. Geschichte.
Kurt Vonnegut, Mattatoio n°5
La Bibbia dei Poveri, a cura di Carlo Lapucci
La cuoca di Buenaventura Durruti. La cucine spagnola al tempo della guerra civile. Ricette e ricordi.
Lola Lafon, Une fièvre impossible à négocier
Luciano Bianciardi, La vita agra
Marcel Pagnol, Jean de Florette
Marcel Pagnol, La femme du boulanger
Marcel Pagnol, Manon des Sources
Marco Cimarosti, Non legitur
Marco Nozza, Hotel Meina
Marco Philopat, La banda Bellini
Marco Rovelli, Lavorare uccide
Mario Tronti, Operai e capitale
Michel Quint, Effroyables jardins
Mikis Theodorakis, Diario del carcere
Nanni Balestrini, Primo Moroni, L'Orda d'oro
Nicola Catone, Grammatica neoellenica
Nikos Kazantzakis, Zorba il greco
Odysseas Elytis, Το 'Αξιον Εστί
Omero, Iliade
Omero, Odissea
Osvaldo Soriano, Triste, solitario y final
Paco Ignacio Taibo II, Arcangeli
Per Denez, Brezhoneg buan hag aes. Le cours de breton pour tous
Peter Mackridge, The Modern Greek Language
Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch
Philip K. Dick, Noi Marziani
Philip K. Dick, Scorrete lacrime, disse il poliziotto
Philip K. Dick, Ubik, mio signore
Piero Chiara, Il balordo
Prospero Gallinari, Un contadino nella metropoli
Rainer Maria Rilke, Le storie del buon Dio
Ramiro Ortiz, In ciuda submarinelor. Ziarul unui pribeag român de la Arhangelsk la Montrose.
Raoul Vaneigem, Ai Viventi, sulla Morte che li governa e sull'opportunità di disfarsene
Raoul Vaneigem, Traité de savoir vivre à l'usage des jeunes générations
Ratgeb (Raoul Vaneigem), Contributi alla lotta rivoluzionaria destinati a essere discussi, corretti e principalmente messi in pratica senza perdere tempo
Richard Adams, Watership Down
Robert Silverberg, L'uomo stocastico
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Roland Barthes, Lezione
Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del pleistocene
Stefano Benni, Baol
Stefano Tassinari, L'amore degli insorti
Thomas Stearns Eliot, Old Possum's Book of Practical Cats
Tudor Arghezi, Accordi di parole
Ugo Maria Tassinari, Fascisteria
Umberto Eco, Diario minimo
Valerio Lucarelli, Vorrei che il futuro fosse oggi. Ribellione, rivolta e lotta armata.
Valerio Marchi, Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio.
Virginia Woolf, A Room of One's Own
Vladimir Majakovskij, La nuvola in calzoni
Walt Whitman, Leaves of Grass
Wilhelm Mühs, Piccolo manuale di xenofobia
Juan Rodolfo Wilcock
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Niccolò Machiavelli, detto El Perrito
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Gli Anarchici Toscani davanti all'Agenzia delle Entrate.