giovedì 18 ottobre 2012

Resurrezione (9-10)


9.

La tirò a sé leggermente con le mani, non volendo credere ai suoi occhi ; oppure sì, ci voleva credere, come voleva credere fortemente che entro poco non sarebbe finito tutto quanto, e che si sarebbe ritrovato nel nulla, dentro una beffa che qualcuno aveva voluto rifilargli colà dove si puote. Si guardò attorno dieci volte in due secondi ; si toccò addosso, annusò l'aria, sputò per terra. Chiuse gli occhi strizzandoseli con le dita, e gli si formò nell'oscurità delle palpebre chiuse e compresse un bizzarro caleidoscopio dai colori sfavillanti ; poi li riaprì di colpo. Davanti a lui, c'era sempre quella corda rotta di chitarra. E lui era vivo. " Magari, anzi di siùro, è solo una 'orda… ", e nel pensar questo le mani obbedirono immediatamente e si misero a tirare quel filo metallico. Dopo pochi secondi, dal groviglio della pianta d'ortica, uscì fuori una chitarra. Una vecchia Yamaha abbandonata lì chissà da quando, tutta sporca e puzzolente di piscio di gatto e d'òmo, ma con tutte le altre corde sane, la cassa armonica a posto (sebbene dentro vi fosse un preservativo usato), i tiracorda intatti. Sul retro del manico erano appiccicati due piccoli adesivi : uno con la bandiera italiana, e l'altro con la testa del capo indiano Geronimo. Piero Ciampi la prese lentamente, guardandola e riguardandola, toccandola mille volte, provando a pizzicare qualche corda. 
 
Era completamente scordata, per forza di cose, ma le note risuonavano nella cassa. Sarebbe bastato darle una ripulita, sostituire la corda e accordarla in qualche modo. Sicuramente, a giro per la città un negozio di strumenti e accessori musicali era ancora aperto a quell'ora, e un ragazzo a giro per dargli il la lo avrebbe trovato facilmente. Forse in piazza Grande, oppure all'Attìas. E gli ritornavano a mente tutti quei nomi, e gli turbinavano nella testa, e bisognava che si sbrigasse perché non c'era tempo per farsi prendere dal pensare a tutto quel che stava succedendo. Sarebbe prima o poi dovuto anche andare a riposare un po', magari a dormire ; tornare in via Garibaldi, salire le scale della signora Emiliani, buttarsi su una brandina in quella stanza, e addormentarsi con la paura fottuta di ritornare nella morte. Ma fosse quel che fosse. Mal che andasse, ancora qualche ora di vivezza ce l'aveva, e di vivezza con una chitarra in mano. Di vivezza con un po' di musica. Con la chitarra sotto braccio, e attento a non farsela cascare per terra, Piero Ciampi uscì dal giardinetto prendendo immediatamente un passo di gran carriera, con quelle gambe lunghe che aveva; senza che potesse accorgersene, il cespo d'ortica fu mosso da un lievissimo alito di qualcosa, e scomparve. 


Piero Ciampi s'era ritrovato sulla strada che menava a Corso Amedeo e all'Attìas, invece d'andare a vedere nella vicinissima piazza Grande se per caso c'era il negozio che cercava; passata piazza Cavour, con la gente che guardava quello strano tipo con una chitarra sotto il braccio e l'aria lunga quanto i passi che faceva, schivando i passanti e rischiando d'esser messo sotto da un autobus che stava ripartendo dalla fermata, per poco lo strumento non gli era caduto per terra, dato che aveva deciso di ritoccarsi ancora, e ancora, e di palpare il portafoglio nella tasca interna della giacca, e di strusciare i piedi per terra per sentir se ancora ce l'avesse sotto di sé, e di far qualunque genere di movimento strano che gli provasse inequivocabilmente d'essere vivo, con una chitarra senza una corda e un premio musicale intitolatogli da morto, quando da vivo al massimo gli avevano intitolato qualche decina di chili di cambiali andate in protesto. A un certo punto s'accorse che una vecchia lo fissava con aria compassionevole, quasi a dire " poeròmo, dé, è anche bravo a volé sonà' la 'itarra 'osì tutto sciancato … " ; con un gesto che gli venne spontaneo, si ricompose mettendosi a camminare dritto come un fuso e facendo un gran sorriso all'anziana donna, che rimase interdetta a fissarlo sul marciapiede, sentendosi forse anche un po' presa per il culo. 

"O dove sarà…sì, verso l'angolo…in Cors'Amedeo, sì, ci doveva èsse' un negozio 'e vendeva 'itarre, strumenti e tutto ir resto… ", e via quasi di corsa, e avanti senza ripigliar fiato, non sentendo nemmeno gli accidenti, i vaffanculo e gli irbudelloooo...!!! che i passanti cominciavano a bazookargli dietro dopo averci avuto i coglioni, le anche e i plessi solari sfiorati dalla musica nel migliore dei casi, e presi a chitarrate nel peggiore. Nel frattempo, alcuni intercettori dell'aviazione militare in volo di pratica sopra qualche punto imprecisato del mare Tirreno, segnalarono d'essere stati incrociati da un misterioso oggetto somigliante ad un grosso cespo d'ortica; sarebbero stati maggiormente creduti se avessero detto d'aver visto un aereo passeggeri abbattuto da un missile o da una battaglia aerea nel cielo di Ustica. E andavano talmente veloce, Piero Ciampi e la sua chitarra, che quasi non s'accorsero, passata l'Attìas con le sue torme di tredicenni e svoltati a destra in Cors'Amedeo, d'aver superato un negozietto carico di vecchi strumenti, di chitarre spezzettate, di fisarmoniche smontate, di archetti piegat'in due, di violini ammalati, di moog sfiatati, di bassi scordati, di banjos raggelati, di balalàiche sbalalaicàte e d'altre confusioni musicali ammassate in una specie di cataclisma, mentre un tizio alto e robusto, dai capelli e dai baffi brizzolati, stava seduto dietro a un banco a provare un theremin appena riparato, muovendo le mani per l'aria mentre lo strumento emetteva la sua strana voce quasi extraterrestre. 


L'insegna, illuminata soltanto da due vecchi portalampade a piatto, diceva soltanto: "Dal Milanese - Riparazione Strumenti Musicali - Vendita Strumenti e Accessori Usati". Piero Ciampi e la sua chitarra avevano oltrepassato il negozio d'una cinquantina di metri, quand'alfine smusarono un paio di testimoni di Geova in giacca e cravatta di ritorno dal giro serale d'annunciazione della Bibbia; e fu quel loro provvidenziale "Ma stia un po' attento !", pronunziato con voce ferma e composta mentre uno si reggeva al muro col naso sanguinante e l'altro giaceva sul marciapiede tentando di raccattare un pacco ancora intonso di "Torri di Guardia" e di "Svegliatevi !" caduto per strada, prima che una Uno beige targata Pisa lo spiaccicasse senz'alcun rispetto per la parola d'Iddìo, che finalmente arrestò la vìndice corsa di Piero Ciampi e del suo strumento; e s'accorsero del disastro che avevano fatto, e soprattutto dell'insegna del Milanese. 

"Scusate…ommadònna…'un l'ho fatto apposta… " 
"Ci credo che non l'ha fatto apposta, vorrei vedere… ", disse il primo testimone di Geova appoggiandosi ancora al muro, e con la camicia oramai tutta macchiata del sangue che gli colava copiosamente dal naso forzatamente armonizzato. 
"Scusi…m'aiuterebbe a rialzàmmi… ?", disse invece il secondo ancora a terra, rimirando desolatamente il pacco di sante riviste sul quale erano passate altre otto macchine, un'Ape Car e un Gasolone a quattro ruote carico di calcinacci. Piero Ciampi lo tirò su quasi d'un colpo; nel frattempo un capannello di gente s'era venuto formando, come consuetamente accade, e via a discorrere, e com'è andata, e come state, avete mìa bisogno 'e si 'iami la Pùbbria, e no, no che 'unn'ho fatto apposta, mi 'iudeva ir negòzzio…dé ma se per caso 'ni partoriva la moglie 'osa faceva, tirava fòri ir mitra, e no, io la moglie tanto 'un ce l'ho…cel'avevo… inzomma mi dispiace, ditemi 'osa devo fà, ma lasciate perdere, non è nulla, piuttosto non è che vorrebbe che parlassimo un po' della Bibbia, che la fine der mondo è vicina… ?


Intanto, dal vicino negozio, il Milanese era sortito a chiudere il bandone, ché s'era fatto tardi ed era venuta l'ora di tornare a casa e di mettersi a vegliare ancor di musica, e di parole, e di pensieri che alla musica e alle parole partecipavano senza che nessuno o quasi lo sapesse. Piero Ciampi se n'accorse appena in tempo ; si divincolò dalla gente e fece per slanciarsi verso il negozio che stava chiudendo.
" Signore…Signore ! Aspetti… ! " 
" Dé, no, 'un posso aspettà, mi 'iude ir negòzzio….è importante !" 
" Ma signore….Dio…non ci pensa ?" 

Fu allora che, già allungata la falcata, si sentì per l'aria un urlo che tutti ridusse ad un inaspettato silenzio; la chitarra in alto; la corda rotta descrivente un'armonica spirale metallica quasi a volere dir la sua ultima prima d'essere sostituita; qualcuno o qualcosa che berciò un "Non Dio ! Decido io !" ; e il Milanese fu placcato un picosecondo prima d'infilare la chiave nel lucchetto. 
" Fermo, per favore !" 
" Mi scusi…ha bisogno di qualcosa ? ", fece l'uomo del negozio con un accento che giustificava pienamente il nome sull'insegna. 
" Sì…di 'ambià una 'orda rotta alla 'itarra. " 
" E per cambiare una corda rotta alla chitarra fra poco fa fuori due passanti e mi si getta addosso come un rugbista ?… " 
" È importante…dé, le giuro che è importante. La chitarra stasera mi serve…mi serve per forza. " 
" Davvero non potrebbe tornare domattina verso le otto ? " 
" Domattina verso le otto è troppo tardi. Bisogna 'ambiàlla ora, per favore. Per favore. " 
" E va bene, va bene…mi dia il tempo di riaprire e di riaccendere la luce…ma è sicuro che è solo la corda ? La sua chitarra mi sembra…come dire…un po' malmessa." 
" È un po' vecchia e ne ha passate… " 
" Beh, le daremo un'occhiatina a fondo…tanto, in fondo, non ho fretta, e se lei ha rischiato d'ammazzare due persone per cambiarle una corda, si vede che dev'essere importante sul serio. " 
" La ringrazio davvero, signor…." 
" Maimone. Giorgio Maimone. " 
" Litaliano Piero ". 
" Molto felice di conoscerla, signor Litaliano. Venga, si accomodi. Sì, 'sta chitarra ha bisogno d'essere rimessa in sesto ", disse sedendosi su uno sgabello con le zampe di metallo e la culiera in skai rosso. Solo un paio di lampadine accese; prese da un tavolo, mezza impolverata, una vecchia cassetta stereo e la infilò in un mangianastri. C'era qualcuno che cantava in inglese, a volume bassissimo. 

10.
 
Piero Ciampi si mise anche lui a sedere su una sedia da giardino, senza neanche spolverarla. 
" Stia attento, signor Litaliano, non so se la regge. " 
" Va bene… " 
" Di là c'è una sedia di legno. Quella dovrebbe andare. " Presa da una specie di sgabuzzino la sedia, senza neanche accendere l'interruttore perché non lo aveva trovato al primo tastone sulla parete, Piero Ciampi si mise a sedere accanto al Milanese che stava esaminando la chitarra senza toccarla, dopo averla posata sul banco da lavoro. 


" E' in condizioni pietose, vero ? " 
" Dev'essere stata a lungo all'aria aperta, mi sa. Ma è sua ? " 
" No. A dire il vero…l'ho trovata." 
" Trovata ?..." 
" Sì…ma dé, guardi…sarebbe un po' lungo spiegarglielo. Solo che mi serve entro stasera. Mi bisogna, sul serio." 
" Facciamo una cosa, signor Litaliano. Qui non c'è solo da cambiare la corda, quello sarebbe il meno…se la vuole davvero suonare e le serve, occorre che ci faccia qualche lavoretto e che la provi. Mi ci vorranno almeno un paio d'ore. Potrebbe tornare, facciamo, verso le nove di stasera?..." 
" Ma…davvero resterebbe qui a farmela… ?" 
" A questo punto…" 
" Senta…io bisogna che le dica la verità. Se ci sono da fare dei lavori grossi…non so nemmeno se ho i soldi per pagarla." 
" Quanto ha ?" 
" Cinquanta…sessanta li…sessanta euro." 
" Tranquillo, non gliene prendo più di trenta. Magari anche meno." 
" Non so… " 
" Come ringraziarmi ? Vorrà dire che, una sera, verrà qui a cantarmi qualcosa. Sa, anch'io ogni tanto suono. E scrivo canzoni, anche. " 
" Le scrivo anch'io. E' per questo…che ho bisogno della chitarra al più presto. " 
" Ho capito. Lei dev'essere qualcuno del Premio Ciampi, mi dica se sbaglio…" 
" No, non si sbaglia… " (" Ma forse non nel modo che immagina ", si disse Piero sforzandosi di non fare nessuno sguardo particolare e di non increspare le labbra, seppur in modo inavvertibile.) 
" E allora, stia tranquillo che gliela faccio alla svelta. Quelli che vanno al Ciampi mi stanno simpatici, sa…. ", disse il Milanese sollevando la testa e strizzando lievemente gli occhi mentre i sorrisi gli si sbaffavano sulla faccia. 
" Senta, faccia una cosa, signor Litaliano ", disse riprendendo improvvisamente un'espressione serissima.  "Io sono abituato a starmene da solo, quando lavoro. Torni verso le nove, come le ho detto; sarà tutto pronto. Mi scusi, non vorrei essere sgarbato, ma se non sono solo non ce la faccio a lavorare. " 
" Ma le pare. Torno alle nove in punto. " 
" La aspetto." 
" Però mi levi solo una curiosità." 
" Mi dica. " 
" Chi è ?... ", chiese Piero Ciampi indicando il mangianastri dal quale qualcuno continuava a cantare in inglese. 
" Un cantautore scozzese, si chiama Robin Laing. " 
" Canta bene. Ha una bella voce. " 
" E canta anche delle belle cose. La canzone che ho messo me la sento sempre quando lavoro. Parla di un orologiaio. In italiano si chiamerebbe La canzone segreta del tempo ". 
" Grazie. Tanto 'un lo 'onosco…ma il titolo è…è bello. Arrivederci a fra poco. " 
" Arrivederci a lei, signor Litaliano. Certo, cristo… " 
" Prego… ? " 
" No, niente. Non è niente, stavo ragionando fra me e me. Arrivederci ancora. " 


 Piero Ciampi uscì dal negozio che si dovevan già essere fatte quasi le sette. Faceva freddo, e umido; s'abbottonò la giacca alzando il bavero e stringendosela addosso più che poteva, e sperando che non s'alzasse per caso una di quelle ventate, di mare o di terra, che a Livorno son pane di tutt'i giorni. "Se viene una tramontanata, con questa roba 'ecciò addosso mi finisce la vaànza in du' ore, gesummorto..." ; ma, per fortuna, di vento non ce n'era. C'era solo un'umidità dove avrebbero potuto sguazzare i pesci per l'aria. Di tornare in via Garibaldi, non ne aveva voglia. Quella casa, ripensandoci, gli aveva fatto un effetto strano. E la vicina di casa, poi, la vecchia che ce l'aveva coi siciliani; "N'avrò visti di posti strani…boia se n'avrò visti…". Ripetendosi e ridicendosi quest'ultimo pensiero come una specie di mantra, le gambe lo avevano portato di nuovo verso piazza Cavour; stranamente non aveva né fame, né sete. 

Le luci di via Cairoli, con qualche negozio che già aveva i festoni natalizi; quella via piena di banche, e banche, e ancora banche. Ché, a Livorno, di soldi ne girano tanti. Città di soldi che passano di mano, città di noli, di equipaggi o ciurme raccattati con la consegna del silenzio per tacere tutte le loschezze che vi sono dietro. Città d'affari fatti alla svelta. L'unica città italiana dove una strada si chiama via della Banca . Non la prese, via Cairoli. Non tirò diritto. Girò a sinistra per gli scali. Per il porto. Era quello stesso porto che lo aveva respinto nel pomeriggio, quando stava camminando per via Grande. Ora ci arrivava dagli scali del fosso Reale, a sera, mentre aspettava che gli fosse riparata una chitarra che aveva trovato in un cespo d'ortica, su suggerimento d'un francese che, di cognome, faceva " Linea spezzata" ; proprio in quel momento, il cespo d'ortica aveva preso, lassù lassù, la rotta della Capraia, a diecimila, a ventimila, a nonsommila metri di quota. Sì che ci doveva andare ; ora sì.

Terminati gli scali, Piero Ciampi voltò a sinistra per pochi metri, costeggiando il bacino dei pescherecci sui quali qualcuno ancora stava dentro a far chissà cosa; e poi a destra, sul brevissimo ponte che menava a uno dei tanti ingressi del porto, quello vero, quello che non finisce mai. Quello dove aveva passato serate e notti, a camminare e a bere, a guardare, a veder partire e arrivare le navi chiedendosi da dove venissero e dove andassero, a vedere i traghetti vomitare e inghiottire automobili e camion, a guardare le navi militari lontane alla fonda, a sentir parlare tutte le lingue del mondo. E a scrivere canzoni, anche se magari con sé non aveva neanche una matita e un foglio di carta. Se le scriveva dentro, inframezzandole con strane parole inesistenti che gli davano il ritmo del verso; a volte, gli capitava di scordarne qualcuna. Sul ponte, il chiosco era aperto; entrò dentro per riscaldarsi un attimo, e probabilmente anche per investire un po' de' vaìni che gli restavano in modo sicuro, come recitavano decine di tabelloni pubblicitari sparsi per tutta la città. Si vede che tutti dovevano investire in modo sicuro, in quel mondo là di venticinqu'anni dopo; e fu così che chiese se avevano per caso un litro di vino rosso, sempre da poco. Lui, d'investimenti sicuri, non ne voleva conoscere altri.

Il chiosco, che tutti così chiamavano anche se in effetti era un piccolo bar in muratura, era stranamente affollato. Di solito, si ricordava Piero, a quell'ora lì non c'era mai nessuno, specialmente d'autunno e d'inverno; i panini erano finiti, e anche se si potevano sempre far fare, la mortadella e gli altri salumi in mostra nella vetrinetta del bancone sembravano, dal loro aspetto, essere stati ricavati da un velociraptor del giurassico piuttosto che da un suino. Ma c'era una marea di gente, di ragazzi. Tutti giovani, che se ne stavano lì a bere e a parlare e che, soprattutto, avevano ammassato addosso a una parete ogni sorta di strumenti musicali. Chitarre, fisarmoniche, bassi, custodie con le tastiere, flauti, ogni cosa. Piero Ciampi, dopo aver chiesto la bottiglia, andò senza neanche pensarci verso la parete, come a posare la sua chitarra assieme agli strumenti dei ragazzi; fu solo dopo aver persino mormorato uno " Scusate, ragazzi…posso… ? ", che si rese conto di non avercela, la chitarra, e di averla lasciata a riparare. 


Gli rispose un giovane dalla capigliatura che definire fluente sarebbe stato riduttivo. Non era una capigliatura: era una specie di foresta pluviale dove s'intrecciavano liane, dove crescevano le rafflesiae arnoldii, dove serpenti dai colori stranissimi strisciavano e s'avvolgevano ai rami. Il suo accento non ne indicava chiaramente la provenienza, anche se pareva genericamente settentrionale. 
" Scusa…dicevi ? Puoi cosa… ? " 
" No…scusa te, dé…è che anch'io ciò la 'itarra, ma l'ho portata a raccomodà' e devo tornàlla a ripiglià' fra pòo…mi sembrava ancora d'avèccela'on me… ", e nel dir questo s'alzò diritto in tutta la sua statura, un metro e novanta d'ossa secche, stampando un sorriso acuito dal fatto che stava arrivando la bottiglia di vino. 
" Ah, ho capito ", fece il ragazzo. " Allora suoni anche tu! " 
" Sì, mi piace suonare. " 
" Io sono Andrea, piacere di conoscerti. " 
" E io sono Piero, piacere mio, dé. " 
" Oh, ti chiami anche tu Piero ! Ma vi chiamate tutti Piero a Livorno ?… " E giù una salva di risate nel chiosco, che coinvolsero anche il barista. 
" No, guarda, qui a Livorno s'ha anche gente 'e si 'iama...fammi riordà... Carlazzèglio…! ", e giù ancora risate, e si mise a ridere anche Piero Ciampi pensando a quante volte gli era già capitato di ridere, in quel suo primo giorno di Wiederbelebung. Di ridere, e ancora non di piangere; nella sua prima vita non gli era capitato spesso di viver delle giornate del genere. 
" Scusa, non ti si voleva prendere in giro…è che siamo qui tutti quanti a suonare e cantare per il premio Ciampi. Ci vai anche tu, per caso ? " 

Piero Ciampi ritenne urgentissimo bersi due bicchieri di vino in fila, d'un fiato. " Mòna dea Madòna, ti te ga' d'averghe se' ", fece un'altro dei ragazzi, stavolta con un accento decisamente veneto, guardandolo tracannare quei due bicchieri come fossero d'acqua della cannella. " Ostrega se ce l'ho ", rispose Piero. " Ce l'ho sempre. Come Piero Ciampi." Era la prima volta che pronunciava il suo nome a voce alta. Gli fece un effetto da non dirsi. Un effetto da bersi. 
" Lo honosci te, Piero Ciampi ? ", gli chiese un altro ragazzo, stavolta con accento fiorentino ; " O, gli è incredibile ", disse un altro ragazzo ancora, con lo stesso accento, uno con una faccia da fotomodello e du' bicipiti da spaccapietre in una cava. '' 'Sto Piero Ciampi 'e se lo rihordano tutti pe i'vino, miha pe' le hanzoni ! " 
" Scusa un attimo te…come ti 'iami, scusa ? " 
" Luca. " 
" Senti, Lùa…me la presti un seòndo una 'itarra… ? " 
" Come no…subito ! " Luca andò alla parete, frugando fra la congerie di strumenti che vi erano accatastati : " Marco…Marco ! 'Ndo hazzo tu l'ha messa l'ahustiha ? " " O Luha, via…'un tu la vedi, l'è sotto quella di Massimiliano… " 


Gli aveva risposto un altro tipo, dall'aspetto serio e completamente pelato, che se ne stava tranquillo al bancone a bere una birra con la cannuccia; nel frattempo, un altro ragazzo, l'ultimo di tutta la banda, senza dir niente era andato anche lui alla parete e aveva cavato fuori la fisarmonica dalla custodia. Accarezzandola e basta. A Piero, finalmente, arrivò in mano una chitarra; e quella, sì che era una chitarra. La prese. La guardò. In due secondi dovette ripassare trent'anni e rotti. Dovette controllare se quella lunga pausa che gli era toccato di passare non gli avesse cancellato tutto quanto. Fece un accordo, poi un altro; provò a collegarne un terzo, e un quarto. No, la muerte no acaba nada. Bevve un altro sorso di vino, e cominciò a cantare.


S'era aggiunta un'altra chitarra, suonata da Andrea dalla foresta in testa.
" Visto che di Piero non si riòrda solo 'e beveva… ? "
" Cazzo se suoni e canti bene, tu. Sembri lui. "
" Non ti posso nimmanco dì' che me lo dicevano tutti."

Il fisarmonicista aveva continuato anche dopo la fine della canzone, quasi in trance. " Davide ! " Aveva parlato quello con l'accento veneto. " Davide, ma va' in mona ! Lè finìa !" Davide continuò a suonare, piano. Le luci si erano già accese, sul mare. Da un po'.
" E dai, Guido…lo sai home gli è i' Darmo… "
"Lo so… ", rispose Guido, sorridendo e ordinando una birra. Il barista stava coi gomiti appoggiati al bancone, e ascoltava.
" Senti…Piero, ti chiedo un favore ", disse ancora Guido il veneto. " La conosci, di Ciampi, Cristo fra i chitarristi ? "
" Come no. ", rispose Piero tirando una fiatata che cominciava a farsi sentire.
" E allora cantamela, per favore. E' per un mio compagno che non ci può essere."
Piero credette di capire bene il motivo per cui quel suo compagno non ci poteva essere, dallo sguardo che Guido aveva fatto. Chiese soltanto :
" Come si chiama quel tuo amico ? "
" Elia. "
" Allora la canto per Elia. Vieni, te", disse al fisarmonicista;  "Accompagnami alla fisa. "




Fuori dal chiosco, s'era cominciato a fermare qualcuno.