lunedì 20 maggio 2013
Cittadino di Niente
Questa cosa non ha nomi.
Parla di un Cittadino
Nordafricano, così almeno sembra. Di un senzanome. Di uno di quelli
per il quale è d'obbligo il modo condizionale: “si tratterebbe”.
Dicono un cittadino nordafricano, ma potrebbe essere di chissà dove;
potrebbe anche essere Cittadino di Niente. L'unica città che gli si
conosce è questa qua, quella dove ha terminato la sua vita nel buio
della notte.
Senza nome e senza età;
anzi, “circa”. “Circa quarant'anni”. C'è soltanto un numero
assolutamente certo: quello delle righe. Tredici in tutto, contate.
Allora si pensa a chi e a che cosa avrebbe potuto essere, sempre al
modo condizionale. Domani avrebbe potuto essere un lavoratore più o
meno precario o al nero, pronto a ricevere un salario o a volare di
sotto da un'impalcatura. Doman l'altro avremmo potuto vederlo in fila
davanti alla Questura per rinnovare il permesso di soggiorno. Fra tre
giorni gli sarebbe potuto pigliare il pazzo, e mettersi a ammazzare i
passanti a picconate. Oppure, domani sarebbe uscito di casa alle
Piagge, perché si chiamava Caputo Giuseppe e glielo dicevan tutti
fin da piccolo che sembrava un marocchino. Documenti? Sono di carta.
E la carta, in acqua, si scioglie. O te li porta via la corrente, i
documenti. Insieme alle chiavi del motorino, insieme alla fotografia
da piccolo, insieme al pacchetto di MS e all'accendino, insieme alla
tua vita.
In quelle tredici righe,
del resto, c'è tutto quel che si deve sapere su di te, Cittadino di
Niente.
Si deve sapere che, ieri
notte verso le una, qualcuno che passava t'ha visto annaspare nel
fiume e chiedere aiuto, perché il fiume, qui, a volte s'è divertito
a portar via la città intera e figurati se non porta via te. In quel
preciso momento, a me giravano i coglioni. Prima mi son visto rubare
la Champions' League, e poi è morto il Monni. Più o meno a
quell'ora, mentre te annaspavi in Arno e chiedevi aiuto, altri a cui
giravano i coglioni per la Champions' League scippata si riunivano a
una stazione ferroviaria per andare a infamare gli scippatori di
passaggio, tra i quali -in particolare- il cittadino italiano Mario
Balotelli. Tutto questo ha occupato oggi, sui giornali, migliaia e
migliaia di righe. Si è scomodato il borgomastro. Clima di dramma e
indignazione in città.
Intanto, Cittadino di
Niente, il fiume faceva il fiume e ti trascinava via. T'hanno sentito
al ponte alla Carraia. Hanno chiamato i carabinieri e i soccorsi, hai
visto bravi. Non mi riesce immaginare come dev'essere chiedere aiuto
sapendo, con tutta probabilità, che non t'ascolta nessuno e che sei
finito. Sei finito anche se t'ascolta qualcuno; che ti ci saresti
buttato tu, a parti invertite, in acqua alle una di notte? E l'Arno
non perdona nessuno. E' un troiaio di gorghi, correnti, fango e
buche. In questo maggio di merda che non fa che piovere, è pure
bello pieno. Così è andata a finire come doveva; verso le tre del
pomeriggio t'hanno ritrovato più in là, neanche tanto in fondo,
vicino al ponte Amerigo Vespucci. Morto in una buca, a quattro metri
di profondità.
Non si sa cosa avevi
fatto. Ti ci eri buttato, ripensandoci troppo tardi? Ci eri cascato
dentro, briaco? Ti ci hanno buttato? E perché? Son tutte domande che
si fanno relativamente a un essere umano. Uno è lì che cammina per
i fatti suoi, e sente un suo simile che grida aiuto mentre un coso
arrivato appositamente ad ammazzarti dal Monte Falterona ti sta
portando via senza speranza. E senza nome. “Cittadino
nordafricano”, vale a dire: esiste la Repubblica (o il Regno) del
Nordafrica di cui uno è cittadino. C'è il Sudafrica e ci può
essere anche il Nordafrica.
Comunque la si metta, hai
fatto davvero una fine di merda. Può darsi che di merda sia stata
anche tutta la tua vita, che tu sia del Nordafrica o di Quaracchi. Là
sotto, solo nella notte e nella morte mentre un fiume ti cancella
rombando d'acqua marmata e di fango puzzolente. Aiuto, aiuto! Ma chi
t'aiuta, Cittadino di Niente. L'unica funzione che ti è rimasta è
quella di fornire tredici righe di riempitivo, come quel tuo amico
che fregava il rame e c'è rimasto secco in una cabina elettrica,
come quella tua amica fatta a pezzi da qualcuno venti bocca cinquanta
fica.
Poi, magari, avevi visto
una lucciola.
Sarebbe stagione delle
lucciole. L'altra notte me n'è entrata una in casa.
A volte si segue la
minima luce.
E per seguirla, si casca
nel fiume oscuro.
Senza nome.
Senza carta.
Senza storia.