domenica 21 luglio 2013

Tempesta di cervelli


Confesso di seguire con scarsissima partecipazione le vicende legate alla ministra Cécile Kyenge. Non riesco proprio ad appassionarmi al "brand" delle donne del governo Letta, sia quelle di colore, sia quelle bionde teutoniche; altrimenti, che so io, dovrei appassionarmi anche alla Cancellieri e roba del genere, e al governo di cui tutte queste signore fanno parte a pieno titolo assieme a Angelino Alfano, a Saccomanni e compagnia brutta. Certo è che la signora Kyenge un merito, chiamiamolo così, lo ha senz'altro: negli ultimi tempi, la sua presenza è servita a scatenare una delle più possenti tempeste di cervelli che si siano viste in questo paese, che già di suo non se ne fa mancare mai una. Alla leghistaglia varia oggi si aggiunge anche il "consigliere comunale" di SEL (tale Angelo Romano Garbin, nella foto) di Cavarzere, ovviamente in Veneto, che vorrebbe lasciare la sua collega padovana (la leghista Valandro, quella che voleva far stuprare la ministra) "nelle mani di una ventina di negri". Più che una tempesta di cervelli, qui si rischia l'uragano Katrina; da far impallidire persino il Luca Dordolo, che credevo inarrivabile.

Dove avviene, naturalmente, tutta questa popo' di burrasca di poderose intelligenze? Ma su Facebook, va da sé. Da quando imperversano i social networks, è tutto un susseguirsi di eventi che sembrano seguire una scaletta fissa: le affermazioni sul proprio profilo, l'indignazziò-indignazziò, la notizia che passa subito su Repubblica, lo scàndalo, la precipitosa cancellazione delle affermazioni dal Libro de' Ceffi, le scuse e il passaggio immediato alle altre schermaglie su Twitter. Fino alla volta dopo. In effetti, così si dimostra perfettamente il famoso enunciato del "politico vicino alla gente": dai leaders fino agli ultimi eletti locali, i social networks collegano in maniera inappuntabile l'idiozia della "gente" a quella dei suoi "rappresentanti", fornendo così un quadro esatto della "democrazia": chiacchiere e stronzate da bar. Cosa che, del resto, è sempre stata: ma i social networks, e deve esserne dato loro atto, la mettono davanti agli occhi nella sua nudità e crudezza, nonché nella loro quotidianità. Il tutto, va da sé, condito con le immancabili facce: da quella di Calderoli a quella del "sellino" di Cavarzere, il quale esibisce persino il Che Guevara tatuato sull'avambraccio. Non mi sono mai interessato granché di fisiognomica, però mi viene da pensare che -perlomeno in questo paese- essa abbia un certo qual fondamento.

A quando la prossima puntata? Ci sarà mai una variazione? Che so io, il leghista che vuol far stuprare Patroni Griffi e il sellino che gli risponde minacciandolo di lasciarlo nelle mani di Quagliariello (così vediamo un po' se si fanno le "riforme costituzionali"...?) L'ardua sentenza alle prossime facebuccate e/o twittate.