lunedì 29 luglio 2013

Piole e guardrail



Me le ricordo, sì, le "piole".

Erano, boh, dei raduni, chiamiamoli così. Ai tempi di una Rete che non c'è più, quella quando a un certo punto ci si vedeva, per forza. Ci si vedeva e si credeva, persino, di essere "amici", di "condividere" e tante altre belle cose del genere. Ci avevamo persino l' "inno", la canzone degli "amici veri purtroppo o per fortuna", quella di Guccini per intendersi. Ne abbiamo fatte parecchie, in varie località italiane, di codeste "piole", negli anni fra il '99 e il 2005; la prima a Bologna e l'ultima a Firenze. Prima di accorgerci che s'era amici sì, amici no, amici un cazzo. Prima di tirar fuori tutta la carogneria e la meschinità che ci avevamo dentro, altro che "condivisione". Prima di spedirci a vicenda nel dimenticatoio quando è andata bene, e nell'odio quando è andata benissimo. 

Restano, come sempre, i ricordi di un'illusione. Va bene così, sicuramente. Furono chiamati "piole", questi raduni con l'inno, quando ce lo disse uno di quei famosi "amici veri" (di cui attualmente ignoro se sia vivo o se sia morto), di provenienza piemontese. Ci spiegò che cos'era, in Piemonte, una "piola": vale a dire, se ben mi ricordo, un'osteria dove veniva servito il vino e dove ci si poteva portare il mangiare e le posate da casa. Piacque la cosa, e da allora i raduni si chiamarono "piole"; ognuna aveva una sua specie di "tema" e di nome. Poi c'era anche "Borgorosso", vabbè, e quante schitarrate, quanti alcool, quanti casini di ogni genere; mentre eravamo così "amici", imparavamo pian piano a non sopportarci. Vabbè, lezione imparata. Basta così.

Così, quando lo scorso anno, il venticinque di febbraio in Val di Susa prima di una manifestazione, ebbi modo di passare davanti, a Bussoleno, all' "Osteria Piola la Credenza", gioco forza mi vennero a mente queste cose. Eccomi là davanti, finalmente, a una piola vera e propria, con tanto di insegna. Sapevo che era un ritrovo dei No Tav della valle, ma non ci entrai; mi limitai a una specie di sorrisetto interno, un po' amaro e un po' non so, mi ripassò in testa l'immagine del filosofo culturista che sollevava di peso un "piolante" alto due metri e pesante centoventi chili, e via. 

Leggo oggi che la Piola di Bussoleno è stata visitata dall'autorità giudiziaria, per ordine dei "piemme" (tali Padalino e Rinaudo) che si occupano diligentemente della repressione totale e indiscriminata del movimento No Tav. Oramai siamo al delirio totale di questi "fedeli servitori"  che resteranno celebri per essere stati i primi "piemme preventivi", una task force che ha accompagnato i poliziotti già pronta a firmare in loco i provvedimenti di fermo. Questi qua che ordinano perquisizioni nelle osterie e che appioppano "finalità di eversione e terrorismo". Come scrive Baruda, giustamente, nell'articolo linkato: "Evidentemnte, non gli basta la figura di merda fatta con gli arresti della scorsa settimana (già tradotti ai domiciliari) e continuano a puntare in alto, verso la madre di tutte le imputazioni che Magistrati di questo calibro sognano proprinare alle lotte sociali e ai movimenti, specie quando questi non abbassano la testa!" Ma non credo che, a questi, interessi molto delle figure di merda che fanno assieme al loro capo supremo, l'eròo antimafio Caselli. Interessa loro mettere paura. Interessa loro far vedere le catene dello Stato e del Capitale, di cui sono al servizio per uno stipendio mensile. Questi sono gli "idoli" del Partito Nazionaldemocratico. Questi i loro fini terroristici, perché il terrore vogliono crearlo loro, in chiunque si opponga all'ordine delle loro "istituzioni democratiche". 

Così, tocca anche alla Piola di Bussoleno. Quella dei No Tav, e anche quella del Guccini "stile Cavezzali" che si vede nel manifesto, della musica magari finto-irlandese o finto-occitana, ma chissenefrega. Nel frattempo, mentre si ammazza una valle intera e si creano i "terroristi eversori" per far piacere al mercato, al senatore E., alla "Cooperativa Muratori e Cementisti", all' "Europa" e quant'altro, le "grandi opere" si fanno notare, qualche chilometro più in giù, per certi loro guardrail un po' bassi per trattenere un pullman pieno di famiglie che avrebbero fatto meglio a andarsene a fare un giro altrove, senza prendere quella maledetta autostrada che rappresenta bene il "progresso" di questo paese. 

Mi viene da pensare che, se per caso gli irpini e i matesani si fossero a suo tempo opposti alla costruzione di quell'autostrada di merda (la avete mai fatta?), non soltanto i gitanti di Pozzuoli sarebbero ancora tutti vivi. Ci sarebbero stati anche dei solerti magistrati pronti a distribuire eversioni e terrorismi a chiunque si fosse opposto. Ci sarebbero state galere e arresti domiciliari farciti di accuse ridicole. Ci sarebbe stato, in parole povere, lo Stato italiano nella sua essenza più profonda. Nato fascista, morirà fascista. Forse anche lui precipitato da un viadotto, durante una gita di "piemme" che vanno in Val Susa a firmar provvedimenti cautelari. Patapùnfete!