domenica 8 dicembre 2013

Di che morte si muore



Ho compiuto da poco cinquant'anni.

Nella mia vita ho fatto già in tempo diverse volte a non voler morire in qualche modo.

Poiché sono stato un ragazzino discretamente precoce, l'undici gennaio del 1975 già mi dicevo che non volevo morire democristiano.

Qualche anno dopo, lo confesso, qualche volta mi sono detto che non volevo morire berlusconiano.

In Italia, del resto, è prassi comune non voler morire; forse perché, in generale, siamo già morti da un bel pezzo.

Arrivato a una certa età, mi sono detto: "Caro Riccardo, ora è tempo che tu ti decida a morire in qualche maniera".

L'alternativa era tra rimorire berlusconiano, morire grillino e morire renziano.

Stasera credo che tale dubbio mi sia stato finalmente sciolto, perché con uno nato l'undici di gennaio del 1975, altro che "ventennio"!

Insomma, finalmente so di che morte si muore: si muore renziani. Cioè democristiani, il che mi fa perlomeno ritornare ai miei verdissimi anni. Cazzo, quando nasceva Matteo Renzi ero in prima media, ora che ci penso. Avevo a che fare con la Bensi di matematica, con la Bruscaglioni d'italiano, con la Rossi Ferrini di storia e geografia e con il Fagotti di applicazioni tecniche; ci fece pure comprare il seghetto per fare il traforo nel legno compensato. O quello di musica che ci fece comprare il piffero da suonare in classe?

Poi va da sé che morirò Riccardo Venturi, in culo a Renzi, a su' pa'e alla su' nonna.

Però una certa buffa saggezza che mi sto ritrovando addosso mi ha insegnato che non esistono né oasi, né tantomeno campane di vetro.

Può darsi quindi che morirò si Riccardo Venturi, ma con uno che mi privatizzerà persino l'agonia. E con uno che ha già cominciato con le metafore palloniere, di modo che morirò anche un po' berlusconiano.

Il problema è che morirò pure italiano.

Morirò senza i famosi "ventànni" rivoluzionari, coi fascisti del terzo millennio e col PD. Ganzo!

Buona morte a tutti.