venerdì 6 agosto 2010

Περὶ ἵππων, ἀνθρώπων καὶ ὑπουργῶν


Debbo (cazzo, quando attacco con un "debbo" invece che con un "devo", vuol dire che sto assumendo un tono particolarmente solenne e consono all'argomento trattato), insomma debbo proprio fare una necessaria premessa a ciò che mi accingo a scrivere.

Personalmente, detesto il Palio di Siena, tutti i Palii consimilari che si tengono da Aosta a Capo Passero, i Saracini, le giostre, i calcincostume, le rievocazioni storiche, le balestre, i girifalchi, le quintane e quant'altro. Non sopporto le finte contrapposizioni di contrada, rione, quartiere, isolato e quant'altro; anni fa mi capitò di passare per Ponteginori, paesello della provincia di Pisa che -secondo Wikipedia- conta circa 700 abitanti, e notai con elevato stupore che tale villaggio era diviso in rioni (con tanto di stemmi, bandiere e orifiammi) che si sfidavano in un non meglio precisato "palio" trasmesso in diretta da Radio Montecatini Valdicecina. Scesi dall'autovettura e volli informarmi; riuscii così a sapere da un gentilissimo e entusiasta pizzicagnolo che il palio di Ponteginori "si svolgeva fin dal medioevo". Caspiterina. Non chiesi altro, salutai urbanamente e, una volta rimessomi alla guida, pensai che dovevo rispettare maggiormente le tradizioni locali. Poi venni casualmente a sapere che Ponteginori era stato fondato nel 1831, e che nel medioevo, probabilmente, in quella zona a ridosso della Maremma i cavalli dovevano correre bradi, liberi, felici e tutt'altro che propensi a farsi giri del campo sportivo comunale con sopra dei tipi vestiti a bischero. Ma tant'è.

In questo mio detestare palii eccetera vi sono molteplici ragioni. Un po' perché, almeno di remotissima formazione, sono un medievalista e su tali tradizioni inventate avrei qualcosina da dire; un po' perché rifuggo dagli eventi acchiappaturisti come dalla peste bubbonica; e un po', certamente, perché sono fiorentino (seppure abbastanza "sui generis") e un fiorentino non può che detestare qualsiasi cosa provenga da Siena. Lo ammetto onestamente, senza remore e basta. Ho del resto rischiato più volte la vita dicendo in faccia a dei senesi cosa ne pensavo della loro corsettina dei tre o quattro castroni; loro mi dicevano che non potevo capire (è sempre così: un non-senese non capisce niente del Palio, un non-siciliano non capisce niente della mafia, e così via), e io rispondevo che avrei fatto a meno più che volentieri di tale comprensione.

Si noti bene che, dalla cosa, ho lasciato volutamente fuori il discorso animalista. Eppure mi dispiace per quei poveri cavalli costretti a fare tre giri di piazza del Campo montati a pelle e frustati come ciuchi (quando non se ne azzoppa qualcuno, con conseguente abbattimento: o come mai non abbattono il fantino, se si fa male pure lui...?). Però 'sta storia dell'animal friendly mi fa abbastanza cacare. Non vedo come mai si dovrebbe essere friendly con un cavallo, e abbattere senza pietà milioni di mucche, polli, maiali e altre bestie per farne cibo. Tanto più che pure la carne di cavallo è consumata in quantità non trascurabili, e a Piacenza se ne fa persino un ottimo ragù (detto pìcula de caval) che mi ha a suo tempo lasciato del tutto entusiasta. Certo, per farne carne abbattono i poveri cavallacci da niente, le bestie da macello; guai a toccare un purosangue. Espressione già di per sé razzista al massimo grado. E se io volessi mangiarmi una bistecca di Ribot o un ragù di Varennes...?

Detto questo, vorrei però fare una dichiarazione semi-ufficiale. Nonostante la premessa, sono prontissimo a comprendere la risoluzione unanime presa dai cavalli del Palio di Siena, nella riunione urgente convocata al Pala Freno di San Rocco a Pilli il giorno 5 agosto u.s., durante la quale è stato deciso di richiedere l'abolizione del ministro Brambilla. Intervistato al riguardo, il portavoce dell'assemblea, un tre anni chiamato Equitalia, ha dichiarato: "Tale nostra risoluzione intende ricalcare l'esempio fornito dalla Generalitat dels Braus Catalans (parlamento dei tori catalani, ndr), che ha deciso l'abolizione immediata di otto ministri del governo regionale. Il loro slogan, "Més braus, menys ministres!" (più tori, meno ministri!, ndr) non può che essere fatto nostro. I cavalli del Palio, pur auspicando radicali riforme tra le quali l'obbligo di correre la Carriera dell'Assunta coi cavalli che montano i fantini (il portavoce non ha qui specificato quale senso preciso dare al verbo "montare", ndr), si dissociano dalle elucubrazioni di una simile minus habens, ed anzi si augurano anche l'abolizione del ministro Bondi -di lei gelosissimo- e di Brunetta."

Come non sposare in pieno la dichiarazione dei cavalli del Palio senese?