martedì 3 agosto 2010

La contesa


Scusami, ragazzina, se continuo a tirarti in ballo; ma, d'altronde, che ci vuoi fare.

Perché, ragazzina, da queste parti vai a finire sempre sul giornale. Tutti i giorni. E sempre in forme spiacevoli. Un giorno ci sei in forma di cadavere in bicicletta; un altro in forma di oggetto di attenzioni da parte di tuo padre, di tuo zio, di tuo fratello; un altro ancora in forma di ammasso di carne sparato in cameretta dal babbo depresso (e nella camera accanto, in forma analoga, c'è la mamma); e un altro ancora ancora in chissà quante altre forme non contemplate da Top Girl. Ci sono dei giorni in cui, addirittura, ci vai in tutte queste forme assieme, e in altre ulteriormente differenti.

Per esempio, ieri ci eri, ragazzina, in forma di contesa. Stavolta hai tredici anni, e ti spiego un po' questo paese. In questa città, che è molto lontana da dove abiti, iermattina sono entrato in un bar per prendere un caffè, e c'era un giornale sul tavolo che riportava la notizia del tuo essere contesa. C'erano due anziani signori che pure bevevano il caffè, e commentavano. Certo che lo capisco che va a finire così, a tredici anni sono già delle rizzacazzi!, diceva uno dei due signori; l'altro, invece, mosso a pietà, diceva: io penso ai genitori di quei poveri ragazzi. Ho deciso che il caffè non mi andava più.

È successo questo: ti contendevano due ragazzi, uno di tredici anni come te, e l'altro di sedici. Anche io, a quell'età, contendevo un sacco di ragazze; ma avevo il buon gusto, che allora era del tutto naturale, di contendermele nella mia testa, ed erano ragazze di fantasia. Anche qualcuna vera, ma sempre nella mia testa. Per farla breve, mi disfacevo dalle seghe. Invece, questi altri virili adolescenti di questo maschio paese, attualmente, hanno deciso di passare all'azione. Non più pippe e fantasie. Bisogna contendere. E si sono affrontati per te, ragazzina; come si suol dire, sei stata l'oggetto del contendere. Un oggetto, appunto. Il sedicenne ha tirato fuori un coltello e ha sbudellato il tredicenne.

Sul giornalone hanno intervistato tutti. Padri, madri, amici, il parroco, 'u sìnnacu persino. Di te, ragazzina, invece si fa menzione solo in quanto contesa. E, naturalmente, tutte le ipotesi sono aperte. Persino quella che, al tuo paese così come in una grande città lontana, ti considerino d'ora in poi una rizzacazzi e che ti diano la colpa di tutto quel che è successo. Non so, ma qualcosa mi dice che sia quantomeno una probabilità, viste le premesse. Andrà magari a finire che il povero tredicenne è morto e sepolto, il suo assassino sedicenne avrà tutta la comprensione del mondo, e quella che sconterai tutto quanto sarai tu, ragazzina.

Pensi forse di essere la prima? Così impari a farti contendere. Ah, dimenticavo: magari non lo sapevi neppure che quei due ti contendevano. Magari non sai nemmeno cosa vuol dire, contendere. Contendere, del resto, è roba da maschi. Le femmine possono essere soltanto contese, persino a loro perfetta insaputa. Ma non importa. In qualche casa, in qualche bar, a qualche tavola, ti stanno già puntando il dito addosso. Magari, proprio adesso, qualcuno della tua famiglia ti sta dicendo: ma cosa hai combinato?

Ma sono ipotesi, certo. Soltanto ipotesi. E magari ti sta già contendendo qualche altro.